In nome della madre, nel cuore della montagna

Il Natale nelle grotte di Stiffe

23 Dicembre 2008   11:46  

Una lettura scenica unica quella di In nome della madre, capolavoro di Erri De Luca da parte di Eva Martelli e Daniele Fracassi del teatro Piccolo resto. Questo perchè essa si è svolta nel cuore di una montagna, dentro le splendide grotte di Stiffe, come iniziativa collaterale al presepe in grotta, visitato in questi giorni da migliaia di turisti.

Racconto corale e profondamente poetico “ In nome della madre” è la narrazione dal punto di vista di Miriàm/Maria, della sua gravidanza, dall’annuncio dell’avvento all’offerta finale di suo figlio a Dio attraverso la preghiera di non portaglielo via prima dei 30 anni.

Il vento di Marzo l’avvolse e lasciò in lei un seme, in pochi minuti Miriàm da ragazzina diventa donna senza conoscere uomo.Erri De Luca, che ha lungo e da autodidatta  studiato l’yddish e l’ebraico per tradurre la Bibbia, in questo libro è riuscito, da uomo non credente e soprattutto da uomo, a rendere la storia di Giuseppe e Maria con parole estremamente delicate e reali.

Miriàm non è la donna sacra ma la consacrata, una ragazza che d’improvviso si trova a dover affrontare le severe leggi ebraiche circa l’avere nel grembo un bambino al di fuori del matrimonio.Per la legge ebraica i fidanzati erano già sposi con la promessa pur non vivendo ancora sotto lo stesso tetto, quindi la sua gravidanza era illegale, era adulterio punibile con la morte per lapidazione. Giuseppe “bello da baciarsi le dita” racconta Maria, cerca un motivo qualsiasi pur di evitare la lapidazione che l’avrebbe costretto a tirare lui la prima pietra contro la donna che ama e in cui crede, ma motivo non c’è e Maria nell’accettazione tace.Tutta la comunità è contro di lui ma Giuseppe sfida tutte le leggi per l’amore viscerale che sente verso la sua donna. Durante il viaggio verso sud per il censimento, Miriàm capirà che quel viaggio lungo e lontano da Nazareth sarebbe avvenuto lo comunque, per far nascere quella creatura lontano da sguardi cattivi e sputi dietro i suoi passi.

Miriàm dopo il parto, sola in una capanna con l’asina e il bue, racconta al suo bimbo che il bue li ha ospitati. Miriàm partorisce sola, senza sapere come e perché le sue mani sanno, con il coltello di Giuseppe taglia il cordone ombelicale, lava il bimbo e lo allatta. Miriàm anche durante il viaggio , come ogni madre, parla al suo bambino ancora in grembo, gli spiega l’alto e il basso, la luce e la notte, cosa sono le stelle, cosa vedrà alla sua nascita. Dopo il parto, stringendo il bambino al petto sazio di latte ha delle immagini, come preveggenza, di ciò che sarà il futuro di suo figlio, ma non ne vede la morte.

Figlio nato a Bet Lèhem:casa di pane. Miriàm prega Dio impaurita

“ Sia nessuno questo tuo Ieshu, sia per te un progetto accantonato, uno dei tuoi pensieri usciti di memoria. Ti pregano già tanto di ricordare questo e quello. Scordati di Ieshu”. Da madre teme che il figlio subisca il male, parla col bambino che conosce i suoi pensieri “Aspetto il tuo primo sorriso per coprirlo, che non abbagli il mondo e ti denunci”.

Toccando il corpo della creatura Miriàm ha una visione, una festa di nozze  ma non è Ieshu lo sposo, loro sono invitati. Lei, nella visione, gli chiede qualcosa e il figlio la guarda arrossendo, confuso, non vuole ma ubbidisce.Miriàm non sa cosa gli chiederà né cosa lui farà ma sa che sarà in quel momento che lo consegnerà a Dio.”Non dico così sia, dico:non sia prima di così” invoca pregando.

“ in nome della madre” è un racconto di una bellezza e di un amore immenso, viscerale, di Giuseppe verso Miriàm e un legame unico e assoluto tra madre e figlio fino al distacco dal corpo, attraverso la nascita.

Erri De Luca riesce in poche pagine a descrivere la forza, il silenzio e la difficile accettazione di Miriàm di un destino che da madre sente implacabile, destinato, al quale non può opporsi ma solo chiedere che avvenga il più tardi possibile.

Una storia vera perché narrata in prima persona dalla donna, dal suo punto di vista e non da quello degli uomini.

Erri De Luca la rende vera, carne e sangue, donna impaurita ma forte, forte da sfidare leggi e villaggio senza mai abbassare la testa. Una donna che difende suo figlio, solo suo, da tutti e che per quel figlio non teme nemmeno la morte per lapidazione, come la legge comandava.

Il prodigio della notte di Natale, è per Erri De Luca, il parto della vergine è la festa della madre. E’ un racconto tradotto, il più fedelmente possibile, dalle scritture.

 


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