L'Aquila Rugby risponde alle accuse riguardo Lorenzo Sebastiani

04 Novembre 2010   13:33  

Pregiatissimo Dottor Di Giovanni,

non avrei mai voluto scrivere questa lettera ma il messaggio che ci ha inviato è quanto di più distante dai canoni che animano una squadra di rugby e delle persone che la compongono.La discrezione e la delicatezza che la nostra società ha avuto nell’affrontare la prematura e tragica scomparsa del suo amato nipote è stata drammaticamente male interpretata da Lei. Rifiuto in maniera categorica e sdegnata quanto insinuato nella sua lettera. L’Aquila Rugby non si è mai nascosta dietro la tragica scomparsa di Lorenzo per perseguire i propri scopi e obiettivi. Tutti i passaggi televisivi e non, sono stati concordati con la Famiglia di Lorenzo ed in particolare con il fratello Americo proprio per cercare di non far diventare spettacolo un lutto che ha duramente colpito voi e anche la nostra società. Per noi Lorenzo non era soltanto un giocatore era un ragazzo che con la sua giovialità riempiva le nostre giornate dandoci motivi sempre nuovi per andare avanti. Ci rimprovera di non aver fatto nulla per intitolare lo stadio dell’Acquasanta a suo nipote. Non possiamo sostituirci all’assessorato allo sport nell’eventuale attribuzione del nome ad uno stadio che, oltretutto, verrà destinato ad un altro sport. Sembrerebbe davvero grottesco intitolare uno stadio di calcio ad un ragazzo del rugby.Ma non ci siamo tirati indietro quando c’è stato da percorrere anche 500 o 1000 km per andare ad inaugurare un campetto di periferia alla memoria del caro Lorenzo. Il tutto all’oscuro dei riflettori. Forse Le sarà sfuggito che a suo nipote è intestata una palestra a Rocca Di Mezzo, una strada a San Donà del Piave ed un campetto nella città di Arezzo. Eventuali negligenze circa l’intitolazione di un impianto non possono essere rivolte a noi. Lo faremmo volentieri se avessimo un campo nostro e Le ribadisco fin da ora il mio impegno affinché, nel momento in cui avremo una struttura, questa sarà intitolata a Lorenzo. Il bene più prezioso che abbiamo è la nostra maglia: dalla sua lettera non credo che Lei conosca il significato che essa ha per un rugbista. La nostra società ha deciso di ritirare per sempre, mai accaduto prima, il numero 1 dalla schiena delle sue divise e di portarlo per sempre davanti, sul cuore, con scritto il nome di Ciccio. Per un rugbista questo è il massimo riconoscimento. Stride ancor di più sentir dire da Lei che nell’occasione della presentazione ufficiale della nuova squadra e delle nuove divise il nostro silenzio nei confronti della sua famiglia sia stato assordante. La presentazione si è chiusa con lo speaker che ha chiamato tutti gli intervenuti ad alzarsi in piedi per tributare il giusto riconoscimento a suo nipote e per ricordare che Lorenzo sarà sempre presente sulla nostra maglia secondo le modalità che le ho indicato. L’evento a cui si riferisce, cioè l’intitolazione della statua del rugby non è in nessun modo stato curato dalla nostra società. Ricordo inoltre che i nostri giocatori sono potuti essere presenti solo parzialmente perché impegnati nelle gare dei rispettivi campionati. Possiamo essere d’accordo con Lei che qualcosa poteva essere fatto per suo nipote in questa circostanza ma le ribadisco che non è a noi che deve rivolgersi. In tutti questi mesi ci siamo fatti da parte e adottato un profilo basso perché c’è stato richiesto da suo nipote Americo. Siamo pronti e disponibili a fare qualsiasi cosa Lei e la sua famiglia riterrete opportuno per onorare il ricordo di Lorenzo ma in ogni caso le affermo con assoluta certezza che Lorenzo non era uno di noi perché Lorenzo era ed è dentro di noi. E questa polemica ritengo che faccia male a tutti. Ci scusiamo con Americo e la Famiglia Sebastiani per questa lettera che non avremmo mai voluto scrivere né tantomeno vedere pubblicata su testate. Ci auguriamo che questo inutile e pubblico attacco termini qui perché ribadiamo che non sia assolutamente questo il modo più adatto a ricordare Lorenzo.

 “La lettera che non avremmo mai voluto scrivere”. Questo è il titolo della sofferta risposta del presidente Marinelli ad una strana polemica. Strana come tutto è stato strano da quel 6 Aprile. Una sofferta risposta ad un’altrettanto sofferta accusa, mossa in precedenza da chi, quella tragica notte, perse un nipote. Quel nipote che era un astro nascente del Rugby Aquilano, Lorenzo Sebastiani.

Il signor Di Giovanni ha inviato una lettera alla società nero verde, accusandola di non aver adeguatamente rispettato la morte del nipote, anzi di averla addirittura sfruttata per scopi personali.

Questa accusa sembra essere, però, ben lontana dall’inquadrare la realtà dei fatti. La genuinità e franchezza con cui la società aquilana ha da subito deciso di onorare la scomparsa di “Ciccio”, non può essere negata.

Signor Di Giovanni le posso garantire che le commemorazioni di suo nipote rientrano in quelle poche cose limpide e reali che hanno interessato la nostra città negli ultimi 17 mesi. Suo nipote, come tutte le altre vittime del sisma, appartengono solo a chi li amava e a chi teneva loro. Gli “sceriffi” che sono venuti da fuori città, hanno provato a toglierci tutto, ma non potranno mai toglierci il ricordo.

Le dico questo perché le posso garantire con assoluta sicurezza che nessun aquilano avrebbe mai potuto lontanamente pensare di sfruttare la morte di uno dei “Nostri”. A maggior ragione se si parla di una società come quella dell’Aquila Rugby, fin da subito impegnata ad aiutare chi ne aveva bisogno.

Le posso anche garantire che se qualcuno si fosse accorto di un’ipotetica falsità nelle parole e nei gesti di chi voleva commemorare la memoria di “Ciccio”, saremmo stati i primi a venirle accanto nella sua polemica. Ma le posso dare di nuovo per certo che chiunque viva in questa città non farebbe mai una cosa del genere.

La sua lettera non dovrebbe essere rivolta a L’Aquila Rugby, ma a chi ha realmente sfruttato tutti i morti di questa città, compreso suo nipote, per gonfiare le proprie tasche e migliorare il proprio umore. Ma queste persone raramente le può trovare a L’Aquila. Generalmente vivono i grandi palazzi o sontuose ville lontano dal cratere. Qui in città può trovare solo persone che realmente amavano suo nipote.

Con questo non voglio offenderla e né obbligarla a pensare in un certo modo. Se lei aveva questo dubbio ha fatto bene a chiedere spiegazioni, spero però che in questo momento si sia ricreduto. Venga a vedere una partita dell’Aquila Rugby. Non potrà vedere nessuna maglia nero verde con dietro il numero 1. Questo perché l’ultimo numero 1 di questa squadra resterà per sempre Ciccio Sebastiani.

Matteo De Santis


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