Dal 13 al 20 giugno, a Castiglione a Casauria, provincia di Pescara, sarà possibile vistare la mostra "Le Città Invisibili, tra sogno e realtà " a cura del Centro per le arti contemporanee Dedalo, con incisioni, acquerelli, oli, acrilici, disegni, sculture, installazioni e fotografia degli artisti Colleen Corradi Brannigan, Raffaele Gigante, Paolo Cospito, ispirate a "Le città invisibili" di Italo Calvino, un libro straordinario che viene letto e riletto in questi giorni da molti sfollati ospiti nelle tendopoli dell'aquilano, in particolare da quelli che invece di guardare in sala mensa con occhi spenti le trasmissioni per ipopensanti che vomitano le televisioni nazionali in prima serata, cercano di acquisire strumenti culturali utili a ricostruire la loro città partendo da un sogno condiviso, e non dagli interessi di faccendieri, speculatori, rubagalline locali, e politici che non hanno la competenza e la preparazione necessaria per vincere una sfida così nuova ed immane.
TAMARA
"L'uomo cammina per giornate tra gli alberi e le pietre. Raramente l'occhio si ferma su una cosa, ed è quando l'ha riconosciuta per il segno d'un'altra cosa: un'impronta sulla sabbia indica il passaggio della tigre, un pantano annuncia una vena d'acqua, il fiore dell'ibisco la fine dell'inverno. Tutto il resto è muto e intercambiabile; alberi e pietre sono soltanto ciò che sono. Finalmente il viaggio conduce alla città di Tamara . Ci si addentra per vie fitte d'insegne che sporgono dai muri. L'occhio non vede cose ma figure di cose che significano altre cose: la tenaglia indica la casa dei cavadenti, il boccale la taverna, le alabarde il corpo di guardia, la stadera l'erbivendola. Statue e scudi rappresentano leoni delfini torri stelle:segno che qualcosa - chissà cosa - ha per segno un leone o delfino o torre o stella. Altri segnali avvertono di ciò che in un luogo è proibito - entrare nel vicolo con carretti, orinare dietro l'edicola, pescare con la canna dal ponte - e di ciò che è lecito - abbeverare le zebre, giocare a bocce, bruciare i cadaveri dei parenti. Dalla porta dei templi si vedono le statue degli dei, raffiguranti ognuno coi suoi attributi: la cornucopia, la clessidra, la medusa, per cui il fedele può riconoscerli e rivolgere loro preghiere giuste. Se un edificio non porta nessuna insegna o figura, la sua stessa forma e il posto che occupa nell'ordine della città bastano a indicarne la funzione: la reggia, la prigione, la zecca, la scuola, pitagorica, il bordello. Anche le mercanzie che i venditori mettono in mostra sui banchi valgono non per se stesse ma come segni d'altre cose: la benda ricamata per la fronte vuol dire eleganza, la portantina dorata potere, i volumi di Averroè sapienza, il monile per la caviglia voluttà. Lo sguardo percorre le vie come pagine scritte: la città dice tutto quelli che devi pensare, ti fa ripetere il suo discorso, e mentre credi di visitare Tamara non fai che registrare i nomi con cui essa definisce se stessa e tutte le sue parti. Come veramente sia la città sotto questo fitto involucro di segni, cosa contenga o nasconda, l'uomo esce da Tamara senza averlo saputo. Fuori s'estende la terra vuota fino all'orizzonte, s'apre il cielo dove corrono le nuvole. Nella forma che il caso e il vento danno alle nuvole l'uomo è già intento a riconoscere figure: un veliero, una mano, un elefante". (da Le Città Invisibili di Italo Calvino)
INFO SULLA MOSTRA: www.centrodedalo.it
L'opera nell'immagine è dell'artista Colleen Corradi Brannigan