L'Aquila ricorda Luca Polsinelli, l'alpino ucciso in Afghanistan

5 maggio 2006-5 maggio 2010

05 Maggio 2010   11:09  

Il maresciallo Luca Polsinelli, in servizio al 9° reggimento alpini dell'Aquila, era partito quattro anni fa da L’Aquila per Kabul per prendere parte, come tanti altri, alla missione della Nato in Afghanistan e lì, vittima di un vile attentato terroristico, ha perso la vita.
Sono trascorsi quattro anni dalla scomparsa di Luca, un ragazzo come tanti che, per seguire le proprie passioni e assecondare una scelta forte e concreta, ha sacrificato la propria vita nel compimento di un dovere che per lui era, prima di tutto, un intenso modo di vivere.
Tutti i colleghi del 9° reggimento Alpini, suo ultimo reparto di servizio, lo ricordano con profondo raccoglimento in Afghanistan, dove sono giunti da circa un mese per contribuire allo sviluppo della pace e della sicurezza di quel Paese, in quella stessa terra dove Luca era giunto per dare il suo contributo alla ricostruzione.
Lo si commemora pure a L’Aquila da parte di chi, questa volta, non è partito, ma è rimasto in Patria solo per una semplice dinamica di rotazione tra le unità militari.  Tutti, però, sono uniti da un immaginario ponte lungo più di cinquemila chilometri che parte dall’Italia e arriva in Afghanistan.
Siamo vicini alla mamma Teresa e al papà Emilio, perché quella degli Alpini è una famiglia vera che sa ritrovarsi sempre, non solo in situazioni che come questa impongono una sentita vicinanza e un triste dolore.
Questo è lo spirito di corpo degli Alpini, in altre parole la volontà di essere uniti in tutto e per tutto da un sentimento che non è solo la sintesi delle tradizioni fondanti la propria specialità, ma è la capacità, quindi la forza, di sapere ritrovarsi nei momenti difficili per reagire al meglio delle proprie ed altrui possibilità.
Per certe ragioni, Luca Polsinelli è espressione e fa parte della storia recente dell’impegno che l’Italia profonde nelle missioni all’estero, in quegli angoli della Terra ove il significato di pace, stabilità e prosperità non si sa cosa sia.
In Afghanistan, egli ha portato il proprio sorriso, lo stesso che regalava ad amici e colleghi, lo stesso che questi ultimi ricorderanno sempre, perchè carico dell’affetto che donava ai bambini presi in braccio nei villaggi afghani.
Il sorriso era un suo tratto, faceva parte del suo modo sereno di affrontare il proprio servizio, soprattutto perché trasmetteva questa tranquillità agli alpini e alle alpine della propria unità di cui era il leader, il comandante di un plotone ben affiatato ed addestrato.
Spesso nei ricordi si cade nella banalità del qualunquismo e nella retorica delle cose scontate ed ovvie, nei luoghi comuni, nelle frasi fatte e nelle edulcorate parole frutto di uno vuoto protocollo.
I ricordi sono quelli delle sensazioni vive e pulsanti, come vivo e pulsante è l’ardore del maresciallo Polsinelli; come gli alpini del 9° reggimento sono soliti ricordarlo in certi momenti di raccoglimento.
Preparazione, professionalità, attaccamento al corpo e a tutti i valori fondativi della nostra istituzione militare; sono gli insegnamenti che sono impartiti negli istituti di formazione alle giovani leve di soldati che abbracciano la scelta della carriera militare.
Luca Polsinelli, invece, è esempio di tutto ciò non perché ne è la sintesi estrema, quanto piuttosto perchè può essere paragonato al simbolo di quei valori, presente nonostante l’assenza.

Ten. Giuseppe Genovesi
9° Reggimento Alpini
Ufficiale Addetto alle Relazioni Esterne


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