L'addio di Totti alla Roma

18 Giugno 2019   12:11  

Il dolore per un addio che non avrebbe mai immaginato di pronunciare. Poi le parole al veleno, tante, con il mirino puntato verso chi ha deciso di 'de-romanizzare' la Romaliberandosi per ultimo anche di lui, "un peso troppo ingombrante". E' un altro 17 giugno che l'ambiente giallorosso ricorderà a lungo. Ma stavolta per Francesco Totti non c'è uno scudetto da festeggiare come 18 anni fa, solo l'amarezza di un dirigente che non si è mai veramente calato nel nuovo ruolo. "Pugnalato", dice, da alcuni dirigenti di quella società cui ha sempre dato tutto, fino al triste finale. 

L'ex capitano giallorosso ora è a tutti gli effetti anche un ex romanista. Il divorzio si è consumato questa mattina in modo fragoroso, prima con la comunicazione ufficiale alla società poi nell'incontro con la stampa in un Salone d'Onore del Coni completamente sold out. Il tempo di un dribbling a giornalisti e fotografi assiepati all'ingresso, un saluto all'amico Giovanni Malagò e poi l'annuncio in diretta tv, quasi a reti unificate: "Alle 12.41 ho mandato una mail al Ceo della Roma, Guido Fienga, con parole per me impensabili: ho dato le mie dimissioni", dice l'ex numero 10, che poi aggiunge: "Era meglio morire che staccarmi dalla Roma".
E' solo l'inizio di un lungo e durissimo sfogo, al quale assistono anche tanti amici di una Roma 'sparita': dall'ex presidente Rosella Sensi ad Alberto Aquilani, da Sebino Nela fino a Vincent Candela.

Al netto delle battute strappa applausi e dei sorrisi di rito l'idolo dei tifosi romanisti si toglie tanti macigni dalle scarpe. "Non è stata colpa mia, perché non ho avuto mai la possibilità di esprimermi e non mi hanno mai coinvolto in un progetto tecnico. Mi tenevano fuori da tutto -spiega Totti-. Sono stato un peso per questa società, sia da giocatore che da dirigente. Mi hanno fatto male entrambe le cose, la seconda di più. Quando ti stacchi dalla mamma è dura". 

L'ex numero 10 dipinge un quadro a tinte fosche dell'ambiente giallorosso, con dirigenti "felici delle sconfitte" all'interno di Trigoria che non lo hanno mai coinvolto nelle scelte. In sintesi: "Persone che fanno il male della Roma". Tutto, secondo lui, all'insaputa del presidente James Pallotta: "Il problema è che Pallotta tante cose non le sa e si contorna di persone sbagliate. E delle cose che riportano, a Boston ne arriverà un decimo". Il pensiero corre a Franco Baldini, da tempo ai ferri corti con Totti: "Il rapporto con Baldini non c'è mai stato e mai ci sarà -riconosce-. Uno di noi doveva scegliere e mi sono fatto da parte io, troppi galli a cantare non servono".

Anche la scelta dell'allenatore, Paulo Fonseca, alla fine è passata sopra la sua testa, dopo il tentativo sfumato con Conte: "L'unico allenatore che ho chiamato è stato Conte, ne parlammo con Fienga, il resto è fantascienza. Conte ci aveva dato l'ok, poi ci sono stati dei problemi e purtroppo ha cambiato idea. Mi fanno passare per quello che ha chiamato tutti e tutti gli hanno detto di no, ma io per stupido non ci passo". Anche nel caso di De Rossi, auspicava un epilogo diverso: ''Dicevo da settembre: se pensate che sia il suo ultimo anno, diteglielo subito. Non fate come avete fatto con me, è il capitano e merita rispetto. Il problema è che a Trigoria si fa passare troppo tempo. Deve esserci una persona a decidere, non dieci''. Ora in ogni caso è un'altra Roma: "Volevano togliere i romani dalla Roma -dice a chiare lettere-. Da 8 anni a questa parte, da quando sono arrivati gli americani, hanno cercato in tutti i modi di metterci da parte: ci sono riusciti". 

Per lui ora si aprono nuovi orizzonti: da un possibile ruolo in Figc vicino alla Nazionale di Mancini a un ruolo in un altro club ("Ci sono state offerte da squadre italiane, una stamattina"). Ma con la Roma, assicura, è solo un "arrivederci". "Sicuramente serve un'altra proprietà. Se Malagò un giorno dovesse diventare presidente? Mi chiamerebbe e avrei tutte le porte aperte, un po' più di fiducia e di potere". Quello che chiedeva alla Roma 'made in Usa' e che non ha ottenuto.

 

 

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