L´alpinista vastese Di Giambattista: "Che faticaccia..."

Bandiera dell´Abruzzo in cima all´Acocangua

01 Febbraio 2008   16:07  
Dal 19 gennaio 2008, le bandiere della Regione Abruzzo e della Fiaa (Federazione italiana associazioni abruzzesi) sventolano sulla vetta dell’Aconcagua (Argentina), la più alta cima d´America, a quota 6.962 metri. Ne avevamo dato notizia nei giorni scorso sia prima che dopo l´impresa con la promessa che avremmo fatto raccontare dirattamente a Carlo Di Giambattista (nella foto, in vetta, pianta la bandiera Fiaa), protagonista della scalata e presidente dell´Associazione "Famiglia abruzzese molisana del Piemonte e Valle d´Aosta", membro della Fiaa e, ovviamente alpinista di primissimo livello, soprattutto dopo questa impresa. Partito dall’Italia il 5 gennaio scorso, Di Giambattista è stato accolto, con grande spirito di ospitalità e con grande festosità, dalle comunità abruzzesi di Buenos Aires e di altre località argentine ed è rientrato a Torino domenica 27 gennaio. "Ho avuto subito il piacere di incontrare (prima e dopo la spedizione) i rappresentanti della Associazioni degli abruzzesi di Argentina che, riuniti sotto la Fedamo, apportano il loro fondamentale contributo allo sviluppo socio economico della terra che li ospita senza mai dimenticare la Terra di origine - racconta Di Giambattista, originario di Vasto (Chieti) - Gli anziani che sognano la loro terra, le sue canzoni, i suoi costumi e i giovani che cercano i legami, le opportunità per creare reti di relazione, di studio e di lavoro. Sono gli abruzzesi di Argentina, parte di quell’Abruzzo trasversale che dall’Italia si diffonde senza confini, attraverso la sua gente, su tutta la terra. Giovanni Scenna, presidente della Fedamo e componente il Cram come Fabio Marraffini (delegato dei Giovani abruzzesi, ndr), Enzo Iannucci, presidente della Associazione abruzzese Ensenada-Berisso-La Plata, Antonio d’Alessandro Presidente dell’Associazione italiana radici abruzzesi (nella la cui bella sede mi è stata offerta una ottima cena), Emidio Ciacia e Anna Maria Martella del ´Circolo cultural y ricreativo abruzzese molisano´ di Campana-Escobar-Zarate, e, infine Rosina Cicchetti da Pollutri, Carina, Silvana, Viviana e Patrizia, del Centro abruzzese di Mendoza “Adua Persia”, Mariano Stante giornalista originario di Casacanditella che conduce il programma radiofonico “L’altra Italia”, il campione di nuoto non vedenti Emilio Andres Di Stefano che sogna di venire in Italia per gareggiare sotto la nostra bandiera. Ringrazio Rosina per il libro che mi ha regalato e che porta le memorie dei nostri avi e che racconta le storie dell’emigrazione, la storia dei nostri paesi. Spero che la Regione Abruzzo voglia tradurre in Italiano e distribuire nelle scuole questo libro, per insegnare ai nostri giovani cosa è stato il fenomeno dell’emigrazione raccontato da chi l’ha vissuto. L’Abruzzo dell’emigrazione è stata la nostra diaspora volontaria e necessaria. è la memoria che non deve mai essere cancellata, ma sempre ricordata e rinnovata nei nostri cuori, insegnamento perenne per le nostre genti. A Rosina ho consegnato la nostra Bandiera d’Abruzzo quella bandiera che ha visto dall’alto il continente americano e che è giusto che ora sia custodita nelle tue mani sicure ai piedi del Sacro monte. "Un ringraziamento particolare - prosegue l´alpinista abruzzese - a Maraffini che mi ha accompagnato alla scoperta di Buenos Aires, e ai suoi genitori Domenico e Filomena che tra loro parlano ancora il dialetto di Carpineto Sinello con parole che oggi non usano più nemmeno nel loro paesello". Fatti i doverosi, emozionati, ringraziamenti ai corregionali in Argentina, Di Giambattista passa al racconto sportivo: "La salita al Cerro Aconcagua tecnicamente non è difficile, ma lo diventa molto per la quota e per il clima. La percentuale di ossigeno sull’Aconcagua (6.962 metri) è del 37%. Sull’Everest (8.800) è del 30 e sul Monte Bianco (4.800) è del 57. Le condizioni climatiche imprevedibili e sempre in agguato è il ´Viento blanco´ che strenua qualunque tentativo di salita (a meno di rischiare la vita). Infatti, l’Aconcagua ha la più alta mortalità di alpinisti tra coloro che tentano l’ascesa. "Momenti di difficoltà - prosegue - durante la spedizione ci sono stati: una gastroenterite che mi ha fortemente debilitato all’inizio. La crisi di male di montagna mi hanno fatto pensare più di una volta che non ce l’avrei fatta e, infine, la grande fatica nel salire. L’aria che si fa sempre più rarefatta, i muscoli che rispondono sempre meno, il respiro che si fa superficiale e veloce, il cuore in gola e i passi sempre più lenti per risparmiare le ultime energie nascoste chissà dove. La salita diventa un filmato e noi attori sembriamo personaggi lunari: il capo chino, la bocca aperta e una surreale marcia al rallentatore nel silenzio di tanti penitenti... Un passo breve poi un altro ogni quattro-cinque secondi e poi la sosta e poi riprendi di nuovo. Alla fine del Traverso e poi sulla Canaleta lo sforzo era enorme, mai provato prima. D’altronde, non ero mai andato oltre le vette delle Alpi, Monte Rosa, Cervino, Gran Paradiso etc. e, comunque, non oltre i 4.500 metri. Qui era diverso: ero oltre i seimila metri e a contatto con un ambiente estremo a me completamente sconosciuto. Sicuramente il pensiero di quello che stavo facendo mi ha dato la spinta per arrivare in vetta, il pensiero dei tanti abruzzesi emigrati nel mondo, il pensiero dei tanti sforzi compiuti dai nostri corregionali per un futuro migliore, il pensiero della Bandiera d’Abruzzo che avevo nello zaino. Ecco, tutti questi pensieri sono stati la grande spinta la grande energia che mi ha portato in cima. Grazie a tutti gli abruzzesi del mondo e grazie al buon Dio che ha voluto benedire questa spedizione dandoci un tempo clemente". La spedizione è partita il giorno 10 gennaio da Mendoza dove il gruppo aveva pernottato per raggiungere in macchina la località di Penitentes a 2.800 metri nei pressi del Parco dell´Horcones ai confini con il Cile. Giorno 11 - Arrivo al Parco di Horcones disbrigo delle formalità di ingresso e prima tappa a piedi in località Confluencia a 3.200 metri. Tempo di percorrenza circa tre ore; temperatura circa 25 °C. Giorno 12 - Partenza per il Campo Base di Plaza de Mulas a 4.300 metri dove arriviamo dopo 12 ore necessarie a percorrere circa 20 chilometri, allestimento delle tende e primo pernottamento. Giorno 13 - Stazionamento al Campo Base per acclimatazione, temperatura notturna in tenda –2 T°C; temperatura in tenda diurna 41 T°C. Giorno 14 - Salita al Campo Canada a 5.050 metri, preparazione del campo e deposito dei viveri e dell’equipaggiamento individuale per i giorni successivi. Ridiscesa a Plaza de Mulas, tempo di ascesa tre ore; tempo di discesa un´ora. Giorno 15 - Riposo per acclimatazione a Plaza de Mulas; temperatura in tenda 43°. Giorno 16 - Salita al Campo Canada stazionamento a questa quota e pernottamento. Giorno 17 - Si smonta il Campo Canada e si sale ai 5.500 metri al Campo Nido dei Condores, allestimento del campo e pernottamento. Notte molto ventosa con temperatura a –15 C° circa le tende a volte danno l’impressione di non reggere all’impeto del vento. Giorno 18 - Giornata di riposo per acclimatazione. Giorno 19 - Ore 4,45, partenza da Nido dei Condores per la vetta, passaggio al Campo Berlin a 5.900 metri, prosecuzione poi per località Indipendienza, lungo Traverso e, infine, la Canaleta attraverso la quale, alle 15,45, si è giunti in vetta. Rientro al Campo Nido dei Condores, pernottamento. Giorno 20 - Smonta dell’accampamento di Nido dei Condores e discesa a Plaza de Mulas. Tempo di percorrenza: due ore e 40 minuti. Giorno 21 - Abbandono di Plaza de Mulas e discesa fino all’ingresso del Parco di Horcones. Tempo di percorrenza: otto ore. La spedizione, rientrata in Italia il 27 gennaio, era composta di nove persone (quattro donne e cinque uomini) più due guide. Sono arrivati in cima in cinque (tre e due uomini, fra cui Di Giambattista) più le guide.

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