È stata affidata al tribunale di Taranto l’inchiesta “Mare Chiaro” sul traffico di rifiuti tossici che nel marzo 2006 avevo portato all’arresto di 16 persone di cui 5 abruzzesi. Nella retata rimasero coinvolti gli allora dirigenti della Ciaf Ambiente di Atessa, Luigi Antonio Bontempi (ex direttore commerciale) e Pierangelo Dacome (ex direttore tecnico). Furono prosciolti durante l’istruttoria, Calogero e Angelo Marrollo, titolari dell’azienda, considerati estranei alle pratiche illegali praticate. Ma i reati più gravi sarebbero stati commessi sul territorio pugliese. A deciderlo è stato ieri mattina il Gup di Lanciano Massimo Canossa, che ha accolto, così, la richiesta di incompatibilità territoriale avanzata dai legali di alcuni indagati ancora liberi, che dovranno rispondere delle accuse di associazione a delinquere finalizzate al traffico illecito, distruzione d’ambiente e falso. L’inchiesta, coordinata dal pm Maria Rosaria Vecchi nel 2006, portò alla luce un giro illegale di smaltimento di rifiuti altamente tossici, cui partecipavano numerose aziende chimiche e società di trasporto di diverse località italiane che facevano confluire i materiali di scarto alla Ciaf Ambiente, cui era affidato il trattamento di tali rifiuti (provenienti dalla raffineria di Priolo (Catania), dalla Lombardia ,dal Veneto , Marche e Molise) prima di essere spediti ad altre società per lo smaltimento o il riciclo. Nulla di tutto ciò è realmente avvenuto. Troppo lungo e dispendioso. I rifiuti venivano falsamente trattati dall’azienda di Atessa e mandati, tramite bolle false, alla Hidrochemical di Taranto, che li gettava direttamente nello Ionio. Il tutto per un giro d’affari pari a 15milioni di euro, grazie allo smaltimento di 90mila tonnellate di rifiuti. In seguito a questi fatti, iniziò la feroce battaglia degli ambientalisti abruzzesi che chiesero la chiusura dello stabilimento; alla Ciaf furono messi i sigilli, ma poco dopo furono tolti. Contemporaneamente, in merito al procedimento penale, Legambiente Abruzzo, Federconsumatori di Taranto e il Ministero per l’ambiente si costituirono parti civili. Sconvolgenti sono i particolari emersi dai fascicoli consegnati alla magistratura, in cui addirittura si parla anche di un sub dei vigili del fuoco, colpito da malore a causa di un’ intossicazione, mentre, nel corso dell’inchiesta, filmava i fondali marini in cui venivano scaricati i rifiuti.
(IP)