Coinvolge anche il territorio aquilano l'operazione Tempesta, condotta dalla Squadra Mobile di Napoli e di Avellino, contro il clan camorristico dei Cava, e che nella mattina ha portato all'arresto di 47 persone e al sequestro di 160 milioni di euro di beni immobili e societari. Gli investigatori spiegano che le accuse riguardano, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere di stampo camorristico, di omicidio, estorsione, rapina, incendio, porto e detenzione di armi, detenzione, acquisto e cessione di sostanze stupefacenti.
L'operazione coinvolge le province di Napoli, Avellino, Frosinone, Latina,, Piacenza e Parma e appunto l'Aquila. La squadra mobile del capoluogo abruzzese è in azione dalle prime ore dell'alba, diretta dal sostituto commissario Sabatino Romano. L'indagine è in pieno corso, e dunque massimo è il riserbo degli inquirenti. Non si registrano finora arresti nel territorio aquilano, ma solo sequestri di quote di società con sede legale nell 'aquilano, detenute da affiliati al clan camorristico. Iniziata nel 2003, l'attività di indagine ha comportato l'esecuzione di oltre trecento operazioni di intercettazione telefoniche ed ambientali, attraverso la quale gli investigatori ritengono di aver individuato beni riconducibili alle illecite attività del sodalizio.
L'operazione Tempesta ha assestato un duro colpo al clan Cava, azzerato nei vertici e nei gregari. Indagati anche i capi storici del clan, Biagio ed Antonio Cava che riuscivano a gestire l'organizzazione nonostante fossero da tempo detenuti. Importante sarà capire, dagli sviluppi dell'indagine in corso, quale è il grado di infiltrazione che il clan è riuscito a realizzare in Abruzzo
Suonano intanto profetiche le parole proferite solo ieri dal generale dei carabinieri Luigi Longobardi: "L'Abruzzo ha spiegato - non è più un isola felice, la malavita organizzata delle regioni limitrofe, camorra in primis, si sta infiltrando attraverso il mercato della droga, della prostituzione, dell'usura e del riciclaggio di denaro sporco.
FT
