La città dell'immota manet nell'analisi di Repubblica

Visti da lontano

10 Aprile 2008   12:20  

Visti dagli altri: oggi il quotidiano Repubblica dedica un ampio reportage alla città dell'Aquila, a firma dello storico e giornalista Franco Marcoaldi. Merita di essere letto, perchè coglie aspetti del genius loci cittadino, che possono sfuggire agli osservatori che per anagrafe e domicilio non hanno la stessa distanza critica. Si racconta nell'articolo di una città dove nulla apparentemente si muove, immota manet, appunto, come è scritto a chiare lettere sullo stendardo municipale, di una città che non si vuole troppo bene, ma che ha grandi potenzialità, che la rendono vivida e bella, come la luce di montagna che la avvolge nelle giornate di sole.

Interlocutore dell'inviato anche l'ex-sindaco Biagio Tempesta, che offre un quadro assai pessimista della sua città, in ossequio forse alla tradizione di Sant'Agnese della maldicenza, che è però, si badi bene, critica costruttiva. Ma anche lo storico Raffaele Colapietra non è ottimista: l'Aquila rivela al suo ospite, è una città molto conservatrice e spaventata dalle novità, rimasta contadina nonostante il boom industriale degli anni ottanta che oggi lascia dietro di sé macerie sociali . Il sindaco Massimo Cialente, invece è al contrario pronto a scommettere sulla rinascita della città come polo dell'alta formazione e dello sviluppo eco-compatibile. Immota manet, dicevamo, agli aquilani il motto fa venire in mente la metropolitana ferma su un binario morto, il giornalista di Repubblica invece vi legge anche la tenacia nel resistere alle avversità. E poi non è vero che nulla si muove: si pensi all'Università, all'industria farmaceutica, al Laboratorio di fisica nucleare del Gran sasso. E Franco Marcoaldi rimane affascinato soprattutto dal neutrino, captato e studiato nel silenzio cosmico che regna sotto la vetta egli appennini.

FT


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