La congiuntura economica in Abruzzo: l'analisi del Cresa

18 Febbraio 2011   08:24  

La crescita del Pil mondiale è tornata ai ritmi precedenti la crisi: fortemente positiva nei paesi emergenti, molto moderata nei paesi avanzati. Anche il commercio mondiale nel corso del 2010 è tornato al livello del 2008. Per l'Unione Europea, in specie l'Italia, la ripresa tedesca infonde fiducia, anche se il rallentamento della sua dinamica previsto per il 2011 avrà riflessi sull'intera area dell'euro.

L'economia italiana sta uscendo dalla recessione a bassissima velocità (+1% rispetto al 2009), non lontana da quella del decennio appena trascorso. Quest'anno, inoltre, il rallentamento della domanda estera si ripercuoterà negativamente sulla nostra economia riportandola sotto l'1%.

La conferma di una tale debole dinamica anche per il 2012 non consentirà all'Italia di ritornare ai livelli di attività del 2007 prima del 2013 

Un discorso identico, ma con accenti più gravi, può essere fatto per l'Abruzzo. Per il 2010 è attesa una ripresa del Pil dello 0,5% (tre volte meno rispetto alle regioni settentrionali). Anche per il 2011 si stima un leggero ulteriore rimbalzo ma restano confermate notevoli difficoltà di recupero.

Il rilancio del commercio internazionale favorirà le aree maggiormente proiettate verso l'estero. Lo si può intuire anche nelle informazioni disponibili con maggiore dettaglio territoriale. Chieti, la provincia abruzzese con il più elevato grado di apertura internazionale, registrerà già nel 2010 un tasso di crescita in linea con le aree più dinamiche del paese, confermato anche per il 2011. Molto più lente appaiono Teramo e Pescara (+0,5% in entrambi i casi) mentre l'Aquila resterà sostanzialmente ferma.


Sotto il profilo settoriale va sottolineata, da un lato, la generalizzata significativa dinamica dell'agricoltura e, dall'altro, la sostanziale stagnazione in tutto il comparto dei servizi. Manifatturiero e costruzioni presentano invece andamenti piuttosto differenziati: da segnalare il discreto recupero dell'edilizia pescarese a fronte delle persistenti difficoltà nelle altre province.
Il mercato del lavoro reagirà con ritardo alla ripresa dell'attività produttiva.

In generale, le regioni meridionali continueranno a scontare i maggiori effetti in termini di perdita di posti di lavoro anche per il 2010. L'Abruzzo registrerà complessivamente un calo dell'1,9% rispetto al 2009 in termini di unità di lavoro. Tale flessione è distribuita in maniera piuttosto omogenea tra le varie province. A livello settoriale, oltre alle persistenti perdite nell'agricoltura e nell'industria, vanno colti i positivi segnali provenienti dal settore delle costruzioni, con l'eccezione di Teramo.

Se tali tendenze verranno confermate, come sembrerebbero suggerire le previsioni più recenti, sarà assai arduo ripristinare in tempi brevi i livelli di attività economica pre crisi. Le difficoltà dell'economia abruzzese di crescere, creare reddito e nuova occupazione devono servire a mantenere alto il livello di guardia ma anche a ragionare di più e più a fondo sulle scelte strategiche collettive, per meglio adattarle all'evoluzione delle tecnologie, dei mercati globali, del costume.

Ciò aumenterà, di fatto, gli spazi di analisi e di azione da parte di chi abbia responsabilità di politica economica e sociale.


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