La guerra di Antonio, terremotato di serie B

Occupa la sua casa pericolante

28 Gennaio 2010   14:09  

Se ne è tornato a casa il signor Antonio, aquilano, uno dei 2800 nuclei familiari composti da una o due persone, a cui ancora, dopo dieci mesi non è stato dato un tetto in città. E' tornato per protesta nella sua casa pericolante di via Fonte Preturo, ha srotolato una bandiera dell'Italia, si è appellato a Ennio Morricone, che in una recente visita in città si era fermato proprio davanti a quella palazzina commentando, ''Sembra sia stata bombardata...'' e che poi ad un addetto stampa della Protezione civile disse: '' Se ho capito bene, con i criteri di assegnazione non si danno le case ai singoli e alle coppie senza figli...''

''Lavoro in ospedale - spiega Antonio al nostro microfono - devo garantire la reperibilità entro 20 minuti, e non ce la faccio più a vivere, come migliaia di altri miei concittadini, in un albergo lontano, da cui ci metto quasi un ora per arrivare nel posto di lavoro, e che non è neanche sicuro dal punto di vista sismico, spesso devo dormire in macchina, mi sento abbandonato, un terremotato di serie ''.

''Con questi criteri di assegnazione delle CASE – incalza Antonio – si sta premiando la borghesia più becera della città, che innanzi tutto dovrebbe vergognarsi con i capitali che ha a disposizione di arraffare le CASE cioè le casette costruite in emergenza e possiedono abitazioni agibili, addirittura ville''. Molti di questi borghesi vivono nelle loro vile – si sfoga Antonio – e passano i weeeknd nelle CASE, costruite per l'emergenza e di cui non ne hanno bisogno. Poi ci siamo noi, che abbiamo necessità e paura, da dieci mesi non abbiamo una dimora dignitosa, dormiamo in alberghi non sicuri dal punto di vista sismico, o distanti oltre cento chilometri dalla città. Oppure dentro le macchine come nei primi giorni del terremoto, non abbiamo raccomandazioni né santi in paradiso, e la Chiesa non interviene, pensa solo alle sue parrocchie senza parrocchiani''

Il signor Antonio ha poi deciso, nella serata di ieri di porre termine ala protesta, convinto da parenti e dai vigli del fuoco. Ma è solo una tregua, io non mi arrendo e voglio tornare nella mia città.

''Caro Ennio Morricone – scrive Antonio nel suo disperato appello – aiutaci tu, se gli abitanti del centro storico sono alla diaspora aiutaci a far uscire la notizia, tutto ciò avviene sotto una cappa mediatica costruita dal governo, anche perchè il diritto d'informazione già in origine viene negato per i piccoli vantaggi che quei direttori di fogli locali hanno con il loro atteggiamento omertoso.

''Berlusconi – conclude il signor Antonio -aveva detto che nessuno sarebbe stato lasciato solo, e io invece mi sento solo anche se siamo 2800 nuclei familiari senza casa, 1.200 nelle caserme, 24mila in autonoma sistemazione.''

 


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