La signora delle tartarughe: Teresita Olivares Medina

Per l'8 marzo vogliamo ricordare una grande donna

08 Marzo 2011   10:09  

E' un libro dedicato a Teresita Olivares Medina, per gli amici ''la signora delle tartarughe'' così chiamata per la sua collezione che conta quasi mille pezzi tra manufatti, opere d'arte e oggetti preziosi.

Tornata dal viaggio di nozze mentre scartava i regali trovò le prime due tartarughe, una in ceramica e l'altra in argento, ed in esse vide se stessa:
''volevo esserti compagna fedele, condividere il tuo lavoro, le tue fatiche ed i tuoi successi. Non potevo offrirti un nido, non avevo uova con me ma almeno un guscio, solido, ospitale, dove tu potessi essere totalmente te stesso.
Con la promessa davanti a Dio ti ho offerto la mia vita ed il mio mondo.... perchè sapevo che avresti fatto grandi cose....diventando signore delle arti''.

Quello che si percepisce dalle prime pagine è l'amore e la dedizione per il marito e il focolare domestico, la sua timida figura sempre presente, nella vita e nelle mostre del gallerista Alfredo Paglione.

Il volume presenta una sezione che illustra i pezzi più significativi della collezione, e quelli particolarmente cari a Teresita, nel ricordo del terzo anniversario della sua scomparsa al 26 gennaio. Tante le immagini di importanti momenti della vita, insieme al suo compagno, alla sua famiglia, al suo violoncello.

Tante poesie dedicate alla ''signora'' e alle sue tartarughe. Tra queste ci piace riportarne due, la prima di Giulio Madurini e la seconda, forse più conosciuta, di Trilussa.

 

Alla tartaruga di Teresita - Giulio Madurini

 Ha il moto eterno dell'eterno,

stabile nelle vicissitudini di chi si agita invano,

ha casa forte in declivio, di dolce tetto amico,

è tenera d'afetto,

ritrosa al tocco,

pronta a ritirarsi a chi attenta all'intimo suo,

e mi sta in casa sempre,

attenta e timida teste fedele del legame che mi tiene al mio focolare.

 

 

La tartaruga Trilussa

Mentre, una notte, se n'annava a spasso,

la vecchia tartaruga fece er passo

più lungo della gamba e cascò giù

co' la casa vortata sottinsù.

Un rospo je strillò: - scema che sei!

Queste so scappatelle

che costano la pelle...

Lo so – rispose lei -

Ma prima de morì, vedo le stelle.

 

emanuela bruschi


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