La smart city dell'Aica, e le case per studenti ancora virtuali

30 Settembre 2010   14:09  

Smart city: ecco un modello di ricostruzione economica ma anche sociale per far rinascere L'Aquila e il cratere, dalle sue macerie, e da un declino economico ben anteriore al sisma.
Se ne discute in queste ore , in questi giorni, nella quarantottesima edizione del congresso annuale dell'Aica, il più ricco e autorevole spazio di confronto in Italia sui temi dell'Ict e information sociaty, organizzato che ci si celebra quest'anno in collaborazione con Università dell'Aquila e il ministero dei beni e attività culturali.

Smart city dicevamo: una ricostruzione ad alta tecnologia può essere il volano per creare sul territorio una nuova vocazione economica, nuove iperprotettive per l'università, tanti posti di lavoro altamente qualificati.

Si pensi alle tecnologie da mettere in campo nel monitoraggio dei fabbricati, progettazione e gestione delle reti distributive, l'estensione del infrastrutture immateriali approfittando della necessità del rifacimento di tutta la rete dei sotto-servizi danneggiati dal sisma.

L'Università di scienze, spiega poi la preside Paola Inverardi ha mantenuto la sua eccellenza e competitività nonostante il terremoto, ma intorno ha bisogno di un città minimamente vivibile, e di case per i suoi studenti, e da questo punto di vista la ricostruzione e ancora molto poco smart...

Nel servizio intevista al professor Bruno Lamborghini, vice-presidente AICA e a Paola Inverardi, preside Facoltà di Scienze Università dell'Aquila.

Filippo Tronca

 


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