Legnini: è il governo frenare la ricostruzione, non la legalità

Il senatore del Pd replica al collega del Pdl

07 Settembre 2010   09:56  

«Il centrodestra non cerchi scuse: a frenare la ricostruzione non sono certo le inchieste della magistratura, ma l’inaccettabile incertezza che denunciamo da tempo sulle risorse, l’organizzazione e gli strumenti messi a disposizione dal governo Berlusconi, e sulla conseguente inefficace gestione post-emergenziale del commissario Chiodi». Lo afferma il senatore abruzzese del Partito democratico Giovanni Legnini, in riferimento all’interrogazione presentata dal senatore Andrea Pastore sull’inchiesta che ha coinvolto la famiglia Stati.

«La ricostruzione sta attraendo interessi che denunciamo da tempo» dice Legnini, «come dimostrano l’opaca gestione di alcuni interventi legati al G8, come la vicenda già dimenticata degli arresti per la ricostruzione dell’ospedale dell’Aquila, come le infiltrazioni  della criminalità organizzata di recente emerse. E il controllo della legalità è uno strumento a tutela degli aquilani. E’ assurdo che proprio mentre si tenta di far luce su episodi che meriterebbero l’attenzione anche della politica» sottolinea Legnini «un componente dell’Antimafia attacchi la magistratura solo perché ha messo sotto inchiesta esponenti del suo partito. Ma questo atteggiamento non stupisce: il centrodestra abruzzese, e il senatore Pastore in particolare, si sono dimostrati garantisti sempre e solo con i propri amici di partito, al contrario del giustizialismo violento e vendicativo altrove dimostrato. Ma l’interrogazione di Pastore è solo un tentativo di confondere le idee» conclude Legnini «per nascondere le pesanti responsabilità del governo nazionale e di quello regionale. Il Pd esprime apprezzamento per l’attività della magistratura aquilana e continuerà a battersi per ottenere una nuova legge per la ricostruzione che dia certezza ai tempi ed alle risorse necessarie, e garantisca il massimo della trasparenza».


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