Sale la tensione nel Movimento 5 Stelle per il nuovo regolamento sul trattamento economico degli eletti in Parlamento. Al punto che, secondo le ultime indiscrezioni, alcuni tra deputati e senatori, in disaccordo con il nuovo sistema per le rendicontazioni delle spese e delle indennità parlamentari da restituire, avrebbero minacciato di lasciare il gruppo o di sabotare l'azione del governo. Un malcontento esploso la settimana scorsa con la pubblicazione delle nuove regole e che si fa giorno dopo giorno sempre più palpabile all'interno della compagine pentastellata.
A quanto apprende l'Adnkronos, molti parlamentari M5S avrebbero messo al lavoro i propri commercialisti, chiedendo di quantificare l'entità dell'eventuale 'danno' arrecato dalle ultime norme sulle restituzioni in modo da avere un quadro completo della situazione e valutare il da farsi.
E' tra questi il senatore Franco Ortolani, professore di geologia in pensione e membro della commissione Ambiente di Palazzo Madama: "Sto facendo fare le opportune valutazioni a un paio di miei amici commercialisti. Voglio capire cosa mi succederà con la prossima dichiarazione dei redditi", spiega all'Adnkronos l'ex docente della Federico II di Napoli. "Come me - prosegue Ortolani - altri colleghi stanno provando a capire quello che succederà, ci sono varie situazioni da valutare. A me interessa una sola cosa: il contributo che sono stato chiamato a dare, voglio poterlo fornire in tutta trasparenza senza avere ripercussioni negative dal punto di vista economico".
"Io spero di poter continuare a lavorare serenamente e in santa pace per poter dare il massimo contributo, senza rimetterci", rimarca il senatore M5S. Una situazione, sottolinea, che riguarderebbe altri professionisti eletti tra le file del Movimento 5 Stelle nei collegi uninominali: "Anche chi è pensionato come me avrà un nuovo reddito che si sommerà all'altro. Qualsiasi commercialista dice che la tassazione aumenterà significativamente", avverte Ortolani.
Stando alle ultime norme pubblicate sul Blog delle Stelle lo scorso 28 giugno, i parlamentari "dovranno restituire almeno 2.000 euro al mese e potranno trattenere un importo forfettario di 3.000 euro mensili, che diventano 2.000 per chi risiede in Provincia di Roma", soldi che serviranno a "far fronte alle spese di soggiorno, vitto, trasporti e telefoniche". All'importo da restituire ogni mese si sommano i 300 euro da versare nelle casse dell'Associazione Rousseau "per il mantenimento delle piattaforme tecnologiche" e altri 1.000 euro mensili per l'organizzazione e la partecipazione ad eventi ufficiali del M5S.
Chi non li spenderà tutti dovrà comunque versare l'eccedenza, rendicontando il tutto. E così, nell'estate calda della lotta ai vitalizi degli ex parlamentari (cavallo di battaglia pentastellato) e "ai privilegi della politica", il Movimento rischia di 'scivolare' sulla buccia di banana del taglio delle indennità dei propri eletti.