MIGRANTES: L´ITALIA RESTA PAESE EMIGRAZIONE,3,5 MLN ALL´ESTE

04 Ottobre 2007   15:40  
"Il fatto di essere diventati un grande Paese di immigrazione non ci deve far dimenticare che siamo stati e restiamo un grande Paese di emigrazione". Lo afferma il "Rapporto italiani nel mondo 2007" della Fondazione Migrantes promossa dalla Cei. Presentato oggi a Roma, il Rapporto afferma che i cittadini italiani residenti all´estero ad aprile 2007 sono 3 milioni 568 mila 532: quasi mezzo milione in piu´ rispetto ai dati dell´anno scorso. Questo forte incremento pero´ "e´ dovuto quasi per intero a un perfezionamento dell´Anagrafe degli italiani residenti all´estero (Aire), che ha inserito, in collaborazione con i Consolati, molte posizioni di connazionali prima sotto verifica". Degli oltre 3,5 milioni di italiani all´estero il 18 per cento e´ costituito da minori e un altro 18 per cento da ultrasessantacinquenni. L´emigrazione italiana e´ in prevalenza euro-americana: piu´ della meta´ in Europa (2 milioni 43 mila 998 cittadini italiani, ovvero il 57,3 per cento del totale) e piu´ di un terzo in America (un milione 330 mila 148, ovvero il 34,3 per cento), seguono l´Oceania (119 mila 483), rimasta a lungo un importante sbocco dei nostri flussi, ma anche l´Asia (26 mila 670) e l´Africa (48 mila 223). In Francia i cittadini italiani sono 350 mila. "In questo Paese - si legge nel Rapporto - le presenze diventano molto piu´ numerose se si tiene conto anche dei naturalizzati (nonche´ degli oriundi), riflessione che vale anche per diversi altri contesti, dall´America all´Australia". Per quanto riguarda la provenienza dei nostri emigrati all´estero piu´ della meta´ e´ di origine meridionale, ma anche le Regioni del Nord (29,8 per cento) e del Centro (14,5 per cento) non possono non considerarsi coinvolte nel fenomeno. Basta pensare che tra il 1876 e il 1915 partirono dal Veneto e dal Friuli 3 milioni 230 mila persone, il 23 per cento degli emigranti italiani dell´epoca. Attualmente, la Regione con piu´ presenze e´ la Sicilia con 600 mila corregionali seguita dalla Campania con quasi 400 mila. Calabria, Puglia e Lazio sono a quota 300mila; Lombardia e Veneto a 250 mila. In alcuni Comuni la popolazione emigrata supera quella rimasta nel Comune d´origine. Ne sono esempio in Sicilia il Comune di Villarosa, nel Molise Filignano e in Abruzzo Roccamonica: quest´ultimo con 1.574 residenti all´estero e solo 1.012 residenti nel Comune di Roccamonica. Secondo il Rapporto, occorre "superare l´atteggiamento di superficialita´ che considera l´emigrazione una realta´ del passato con scarsa possibilita´ di incidere sulla vita italiana di oggi". "Nell´attuale contesto di globalizzazione, la disponibilita´ di una rete a dimensione mondiale come quella dell´emigrazione, dischiude all´Italia prospettive tutt´altro che trascurabili", spiega mons. Piergiorgio Saviola, direttore generale della Fondazione Cei Migrantes, presentando il "Rapporto italiani nel mondo 2007", curato dalla stessa Fondazione. "La mobilita´ umana - aggiunge don Domenico Locatelli, direttore dell´Ufficio Migrantes per la pastorale degli italiani nel mondo - e´ intrisa delle fatiche di tanti uomini e donne, che hanno avuto la forza di partire, lasciare e provare ad inserirsi in un contesto nuovo e spesso antistraniero, e ora sono interessati a mantenere i collegamenti con il loro Paese di origine. Per la nostra sensibilita´ cristiana, ci piace sottolineare il peso della famiglia come nucleo operativo che sa filtrare, sostenere, difendere e concretizzare quel processo complesso e faticoso che e´ l´integrazione". "Stiamo lavorando da almeno 150 anni sull´integrazione e constatiamo - sottolinea il sacerdote - che questo processo non e´ mai finito, perche´ si e´ sempre un po´ stranieri dappertutto, portiamo in ognuno di noi quella diversita´ che necessita di mediazione e di aggiustamento. Sappiamo che la mobilita´ umana e´ quella risorsa che impedisce di essere chiusi e arroganti". Per Franco Pittau e Delfina Licata, redattori del Rapporto, la rete degli emigrati "puo´ essere una grande opportunita´ ma va inquadrata e valorizzata come tale". Per questo, occorrono "nuove sintesi e nuove energie". (AGI)

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