Malati oncologici: problemi economici e lavorativi

La tutela che non c'è

09 Novembre 2010   20:00  

Pubblichiamo integralmente una lettera pervenuta alla nostra redazione che solleva le problematiche economiche, lavorative e psicologiche dei malati oncologici. A garanzia di una migliore tutela dei lavoratori afflitti da patologie oncologiche l’ordinamento giuridico ha recentemente introdotto importanti istituti che, tuttavia, risultano ancora poco conosciuti e poco utilizzati, anche per la mancanza di un quadro di riferimento unitario, e, comunque, forse ancora del tutto insufficienti.

Nella maggioranza dei casi si parla infatti di un adeguamento del periodo di comporto, ovvero del periodo predeterminato durante il quale e’ giustificata la sospensione dell’obbligo di prestazione lavorativa in capo al lavoratore e nel corso del quale il datore di lavoro non puo’ licenziare il malato. Come apprendiamo dal caso del nostro amico XXXX che ci racconta la sua esperienza personale, attualmente è più tutelata ''economicamente'' la persona che assiste il malato che non il malato stesso e per questo vorremmo sollecitare l'intervento delle autorità competenti a rivedere tale disciplina.

 

''Vengo a Voi,con questa mia, nel tentativo di sensibilizzare le Vs coscienze su alcuni aspetti e meccanismi che investono i pazienti affetti da’’ CANCRO’’ .

Mi chiamo XXXX, nato a XXXX e ivi residente.

Dal 1985 lavoro presso la XXXXX, Sede XXXXXXX.

A Febbraio 2010, e per precisione il 20 febbraio 2010, ho scoperto,di avere un tumore al Pancreas,in seguito confermato da Tac e biopsia effettuata presso la clinica Pederzoli di Peschiera,con diagnosi di Adenocarcinoma al Quarto stadio,non operabile.

Ho iniziato ad Aprile un trattamento di chemioterapia presso l’unita’ Oncologica di Carrara, diretta dal Prof. XXXXXX XXXXXXX.

La terapia loco-regionale e sistemica e’ durata sei mesi ed ora dovro’ proseguire per ulteriori sei mesi con un progetto che prevede l’utilizzo di un farmaco in via sperimentale.

Per sei mesi, ogni mese, mi sono dovuto recare a Carrara ed ora, almeno per altri sei mesi, dovro’ recarmi a Carrara ogni mese. E certo a Carrara non ci andavo e non ci andro’ gratis.

Ovviamente, da Febbraio 2010 risulto essere in malattia, alla luce delle mie condizioni.

La commissione Usl che mi ha visitato mi ha riconosciuto una invalidita’ del 100% con diritto di accompagnamento di 24 ore su 24.

In questi mesi ho conosciuto molte persone affette dalla stessa patologia. Persone di diverso stato socio-culturale, ma tutte persone ferite sotto il profilo fisico e soprattutto morale.

Il cancro al Pancreas rientra in quel gruppo di tumori denominato Big-Killer, alla luce della elevatissima mortalita’ legata a questo tipo di tumore (95% di decessi entro i primi 5 anni).

Dopo 208 giorni di malattia consecutiva la mia azienda, come prevede la legge attuale, ha provveduto a tagliarmi lo stipendio del 50%.

Ora avro’ diritto altri otto mesi pagati al 50 % e poi non percepiro’ piu’ stipendio fino alle soglie dei 24 mesi globali, trascorsi i quali l’Azienda potrebbe procede al mio licenziamento.

La commissione Usl che mi ha visitato mi ha concesso l’invalidita’ al 100% fino al 18 maggio 2011 ovviamente da riconfermare con ulteriore visita dopo quella data.

Fatta questa debita premessa e sottolineando che la mia missiva vuole investire un problema che riguarda non solo una sfera personale, ma investe migliaia di persone affette da tumore, volevo sottoporVi alcuni quesiti, evidenziando le incongruenze di una legge che presenta ancora molte lacune e penalizza i malati oncologici.

Dopo 208 giorni di assenza per malattia dovuta ad un cancro e non certamente ad un raffreddore e, quindi, dopo circa soli 7 mesi la legge prevede il taglio dello stipendio del 50%: ma veramente qualcuno di Voi pensa che un tumore come quello pancreatico si risolva in sette mesi? E Vi sembra giusto che se invece di un cancro io mi fossi rotto una gamba avrei potuto godere senza distinguo dei 7 mesi di malattia consecutivi pagati al 100%? Vi sembra normale che una normale patologia possa essere equiparata ad un cancro?

Senza contare l’aspetto psicologico che una patologia del genere comporta. Portarsi dentro una sorta di serial-killer biologico, che puo’ ucciderti in qualche mese, non e’ una bella sensazione e certo dopo solo 7 mesi ritengo che sia abbastanza difficile riprendere una normale attivita’ lavorativa senza che nulla fosse accaduto, per evitare il taglio dello stipendio del 50%.

E vi siete mai chiesti in che condizioni psicologiche si possa ritrovare una persona dopo 7 mesi che si trova con un cancro al pancreas, ancora sotto terapia e dello stipendio decurtato del 50% ? Il che, se ti va bene, equivale a dire che vai a guadagnare dalle 700 alle 1000 euro al mese a fronte di uno stipendio di 2000 euro mensili. Se sei fortunato !!!

Ogni mese che sono dovuto andare a Carrara non ho speso meno di 300 euro a viaggio (fra spese di soggiorno, autostrada, carburante e via dicendo).

Inoltre l’art.42 del Decreto lgs.151/2001  riconosce al lavoratore-genitore  e-o coniuge di un portatore di '‘handicap in situazione di gravita’’, il diritto a un periodo di congedo straordinario retribuito,continuativo o frazionato, per un massimo di 2 anni.

Mentre analogo trattamento non viene riconosciuto a chi sta veramente male.

Infatti l.53/2000 riconosce al lavoratore dipendente (pubblico o privato) il diritto ad un periodo di congedo non retribuito, continuativo o frazionato, fino al massimo di 2 anni.

Insomma…se hai il cancro dopo 7 mesi ti tagliano lo stipendio del 50% e dopo altri sette mesi non percepisci piu’ lo stipendio, se invece assisti un malato hai diritto ad un congedo retribuito fino a due anni ed il tuo stipendio non viene toccato.

Ma non Vi sembra una assurdita’?

Non dovrebbero essere quantomeno equiparati i due trattamenti?

Insomma…io che mi becco un cancro e dopo 7 mesi sono ‘’costretto’’ a rientrare al lavoro e-o a vivere in condizioni economiche disagiate (per il taglio dello stipendio) mentre chi mi assiste potrebbe in teoria assentarsi per 24 mesi senza perdere un euro?

E, soprattutto in caso di tumori gravi come quello pancreatico, non Vi sembra che il limite di due anni sia il minimo che andrebbe concesso di congedo retribuito? Sempre ammesso che uno riesca a sopravvivere  24 mesi.

Inoltre…se una commissione sanitaria ti riconosce una invalidita’ al 100% per almeno un anno rivedibile, come e’ possibile che solo dopo 7 mesi ti venga decurato lo stipendio del 50%?

Per la commissione sanitaria sono un invalido al 100% fino almeno al 18 maggio 2011 , mentre per la XXXXXXX  dopo 7 mesi o reintro al lavoro oppure mi tagliano lo stipendio del 50%.

Non Vi appare una grande ed assurda incongruenza? Se sono invalido al 100% fino al 18 maggio 2011, almeno, come faccio a tornare al lavoro? O meglio…se la commissione sanitaria ti giudica invalido al 100% fino al 18 maggio 2011 vuole dire che ritiene anche improbabile e difficile un tuo rientro in servizio solamente dopo sette mesi.

Ma per le Aziende no! Dopo sette mesi, in piena terapia oncologica che deve proseguire, o torni al lavoro oppure scatta la decurtazione dello stipendio prima del 50% e poi totale.

Come una mannaia.

In piena malattia, invalidante sia fisicamente che psicologicamente.

Cosi’…tanto per darti un aiuto materiale e psicologico, la legge permette che ti si tagli lo stipendio dopo solo sette mesi.

Avete mai provato a vivere con meta’ stipendio, con un cancro addosso non risolto, con sei mesi di dura terapia oncologica sulle spalle e con almeno altri sei mesi di dura terapia oncologica da fare, nella speranza di sopravvivere al grande Bik-Killer?

Io lo sto provando in questi giorni.

Ed e’ veramente ‘’umiliante’’. Umiliante sotto tutti gli aspetti. Umiliante e vergognoso. Non solo per me, ma per tutti quei malati di cancro che si vedono costretti ad arrabattarsi economicamente, come se non bastassero i danni fisici-morali e psicologici di questa tremenda malattia.

Spero in un Vostro cortese riscontro e spero che ci sia da parte Vostra un impegno a cambiare una legge inumana''.

(Lettera firmata)


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