Manifestarono a Roma il 7 luglio 2010, domani il Gup decide sui 3 attivisti aquilani

06 Giugno 2012   11:19  

Si terrà domattina l’udienza in cui il Giudice per l'udienza preliminare di Roma deciderà se rinviare a processo 3 persone, per la manifestazione del 7 luglio 2010 a Roma. L’accusa è pesantissima: resistenza a pubblico ufficiale, pluriaggravata (perchè avvenuta in concorso con altri manifestanti). La pena prevista per i reati contestati va da 3 a 15 anni.

Si sostiene che gli accusati (ed altri) avrebbero spintonato gli agenti ed esercitato violenza "mediante il lancio di corpi contundenti ed altri oggetti atti ad offendere", tipo "asta di bandiera" (si, proprio le asticelle in plastica delle bandiere neroverdi!); tutto ciò per "dirigersi indebitamente verso le sede della Camera dei Deputati e la Presidenza del Consiglio dei Ministri".

"L’assurdità di queste accuse - dicono gli attivisti di Casematte - si evidenzia sotto diversi punti di vista: quel giorno a Roma non c’è stato nessuno 'scontro' o 'violenza' da parte dei manifestanti, anzi, ci sono state delle persone che sono state manganellate (più volte) dalla polizia, nonostante fossero a mani alzate; in prima fila c’erano i sindaci del cratere ed altre figure politiche e istituzionali, insieme a tanti cittadini e cittadine aquilani; per quale motivo siamo stati manganellati? Perché volevamo manifestare sotto le sedi istituzionali la nostra rabbia per un trattamento iniquo e per il rispetto dei nostri diritti? Questo lo rivendichiamo pienamente tutti quanti, ed infatti con tenacia e determinazione lo abbiamo fatto. Mai, neanche dopo che la polizia ha aperto la testa a due ragazzi a colpi di manganello, c’è stata alcuna forma di reazione violenta da parte dei manifestanti. Sostenere che le asticelle in plastica delle bandiere siano 'oggetti atti ad offendere' è semplicemente ridicolo.

Queste non sono considerazioni o opinioni ma fatti oggettivi, basta guardare uno dei tanti filmati della giornata per constatarlo. Sembra quasi di risentire la tesi di TG4, TG5, Libero (e altri) il giorno dopo la manifestazione, costruite ad arte per nascondere il fatto che la polizia aveva manganellato dei terremotati, secondo la quale i 'centri sociali romani e aquilani' avrebbero strumentalizzato la manifestazione e fatto scoppiare gli scontri con la polizia.

La realtà che tutti conosciamo - aggiungono - è quella di una comunità scesa in piazza con rabbia e dignità per chiedere solo il rispetto dei propri diritti. E’ assurdo che per questo 3 giovani rischino oggi pene molto pesanti, mentre chi ha manganellato senza motivo e più volte, non è neanche indagato.

Il messaggio intimidatorio è chiaro e non è nuovo in un territorio che per le manifestazioni post-terremoto ha addirittura più di 60 denunce: non protestare e non portare la tua solidarietà a chi lo fa.

Fa rabbia anche constatare come tante figure politiche cittadine, dopo aver rivendicato e utilizzato più volte, soprattutto durante la campagna elettorale, la loro presenza alla manifestazione del 7 luglio, rispetto a queste accuse assurde non abbiano nulla da dire.

In ogni caso la nostra battaglia per una ricostruzione giusta non si ferma, ed in caso di processo, siamo pronti a tornare a Roma, per portare solidarietà a chi viene accusato ingiustamente".


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