Mascia e Forilli sul progetto Pescara Porto: ''Il ricorso al Tar era un atto dovuto''

13 Gennaio 2013   13:54  

“La costituzione in giudizio dinanzi al Tar dell’amministrazione comunale in difesa del Comune stesso, citato dal consigliere Acerbo nel proprio ricorso contro il rilascio del permesso a costruire alla società ‘PescaraPorto’, era un atto giurisprudenzialmente dovuto.  Ovvero, non c’era discrezionalità di scelta perché il nostro dovere è quello di difendere comunque le ragioni del Comune a fronte di un atto tecnico, e non politico, di cui il Dirigente ha difeso la legittimità in un’ampia, lunga e dettagliata relazione.

Non c’è alcuna presa di posizione politica in quello che è stato un atto dirigenziale, che non è stato certo frutto della scelta di una maggioranza la quale, nello specifico, non aveva e non ha alcuna competenza nel rilascio di quel permesso a costruire e piuttosto, ancora oggi, continua a difendere la bontà delle scelte urbanistiche previste nel Piano Particolareggiato 2. Piuttosto però trovo singolare che un consigliere comunale intenti causa dinanzi al Tar contro l’amministrazione comunale di cui egli stesso fa parte, contravvenendo, forse, a una delle norme che disciplina l’eleggibilità stessa dei consiglieri comunali”. Lo hanno chiarito il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia e l’assessore al Contenzioso Berardino Fiorilli in merito alle accuse giunte ieri dal consigliere comunale di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo in merito alla vicenda del ricorso contro il progetto ‘PescaraPorto’.

“Non c’è alcuna contraddizione né presa di posizione politica dietro la vicenda di ‘PescaraPorto’ – hanno chiarito il sindaco Albore Mascia e l’assessore Fiorilli -. Il rilascio di quel permesso a costruire sulla riviera sud è stato un atto dirigenziale, non certo politico, avvenuto, secondo il dirigente, nel rispetto di quanto previsto dalla normativa. In altre parole, qualunque fosse l’opinione della politica, della giunta comunale, del sindaco e della maggioranza di governo, il Dirigente sostiene, come ha sempre fatto, che non avrebbe  in alcun modo potuto evitare il rilascio dei permessi.

Senza entrare nel merito, riteniamo tuttavia che la posizione della maggioranza di governo fosse ed è più che chiara, essendo stati noi gli autori e promotori del Piano Particolareggiato 2 con il quale intendevamo ridisegnare il volto dell’intera riviera sud, regolamentando in modo chiaro cubature, volumetrie, fissando quote esatte per la cessione di servizi, spazi e opere pubbliche a servizio della città, lungo tutta la fascia che dalle golene nord e sud arriva sino al Parco Fluviale e all’asse via Andrea Doria-lungomare Cristoforo Colombo, lasciando decidere alla città e in favore della tutela del territorio cosa e quanto edificare in quelli che oggi sono ‘vuoti urbani’, attraverso un disegno armonioso e rispettando la storia e la vocazione della parte sud della città. Un Piano particolareggiato che mai prima d’ora qualcuno aveva avuto il coraggio, la forza e la convinzione di varare.

E in quel Piano era racchiusa la nostra ‘idea di città’ che dunque era chiara, palese e inequivocabile. Oggi quell’atto dirigenziale e il rilascio di quei permessi a costruire dati al privato, ossia alla società PescaraPorto, sono stati impugnati dinanzi al Tar dal consigliere Acerbo e da un privato che, inevitabilmente, hanno citato in giudizio anche il Comune, ossia l’Ente che materialmente ha rilasciato i permessi. A fronte di tale atto, il Dirigente del Settore Gestione del Territorio ha rimesso all’amministrazione e ha trasmesso all’Ufficio legale del Comune una dettagliata e lunga relazione nella quale ha difeso il proprio operato, ovvero il rilascio dei permessi, avvenuto sulla base della normativa vigente. E, a fronte di quanto riferito dal Dirigente, la giunta comunale aveva il dovere irrinunciabile di difendere l’operato dell’Ente Comune nel giudizio intentato dal consigliere Acerbo e dal secondo privato, in altre parole la nostra costituzione in giudizio a difesa non certo della società privata PescaraPorto, ma in difesa del Comune, era obbligatoria.

In caso contrario, ossia se l’amministrazione avesse rinunciato alla propria difesa, avrebbe poi dovuto giustificare la propria decisione dinanzi alla Corte dei Conti nel caso in cui il Tar dovesse accogliere i ricorsi fissando anche un risarcimento danni a carico del Comune, ovvero a carico dei cittadini. Dunque la nostra costituzione in giudizio è un fatto puramente tecnico che risponde a una procedura giurisprudenziale consolidata, e che non cela alcuna motivazione o scelta politica a favore dell’imprenditore privato interessato. Piuttosto – ha aggiunto il sindaco Albore Mascia – con il proprio ricorso, fatto a nome personale, il consigliere Acerbo ha aperto un contenzioso con l’amministrazione comunale di cui fa parte, e mi pongo il dubbio circa la legittimità di tale atto visto che, già al momento dell’elezione, ciascun eletto deve rinunciare a qualunque contenzioso eventualmente aperto con l’amministrazione in cui si appresta a entrare, pena la decadenza dalla carica. Ma sono certo che il consigliere Acerbo avrà già verificato la propria posizione in tal senso e il rispetto della normativa”.

 


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