Mascia sul dragaggio: "Il Comune subisce solo violenza. Chiedete a Chiodi, chiedete a Gabrielli"

Intanto l'opposizione in Comune punta il dito su Mascia

18 Aprile 2011   11:30  

E' stanco il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia, stanco di rilasciare dichiarazioni, stufo di fare da parafulmine per situazione drammatiche che lui stesso definisce "paradossale", ovvero lo stallo, ormai inaccettabile del dragaggio del porto di Pescara.

Ieri il sindaco aveva detto "mi incateno" a fronte delle dichiarazioni dei marinai, di abbandonare il porto di Pescara, dove non si può più lavorare.

Il sindaco ribadisce con forza "il comune di Pescara, è solo una vittima". Fa diversi nomi, ai quali chiedere spiegazioni. "Chiami Chiodi, chiami l'assessore alle attività produttive, chiami, Febbo, chiami Gabrielli." Non vuole quasi rispondere più, conscio di essere comunque bersaglio.

Ribadisce quanto sostenuto già ieri  "il Comune non è stazione appaltante per il dragaggio" dice "e il sindaco sta dalla parte dei pescatori. Ho scritto a tutti, ho provato in ogni modo a sbloccare questa situazione. Il dragaggio spetta al provveditorato alle opere pubbliche".

Aveva minacciato di incatenarsi Mascia e c'è da scommettere che potrebbe davvero farlo, esasperato di una situazione di cui nessuno sembra farsi carico e che come risultato, a breve tempo, potrebbe essere un disastro sociale ed economico per una città che per buona parte vive della pesca.

Ieri a Mascia aveva risposto Mauro Febbo assessore regionale alla Pesca: "Il sindaco di Pescara si incatena al porto? Bene quando lo fa lui lo faccio anch’io per solidarietà."

Febbo, però, è accusato di non aver neanche mai messo piede al porto di Pescara,"le marinerie sanno dove trovarmi" ha tenuto a ribadire Febbo, "proprio giovedì scorso abbiamo fatto una conferenza di servizi su questo problema con tutte le associazioni. Il problema è noto, purtroppo, ma non dipende da noi. Io sono in contatto continuo con il presidente Chiodi, con l’assessore ai Trasporti Giandonato Morra, con il commissario Adriano Goio, con il presidente della Camera di commercio Daniele Becci. Abbiamo fatto tutto quello che era in potere della Regione, cioè approvare la legge per stanziare i fondi", questa la difesa di Febbo.

Solo, però, resta il comune con il suo problema che ovviamente  ricade sui cittadini.

La mancata soluzione del problema dragaggio, è quasi all'orlo del ridicolo. Mascia non vuole più parlare "altri" dice "devono farlo."

Intanto  una clamorosa protesta è stata inscentata in consiglio comunale, a Pescara. I consiglieri comunali di centrosinistra, che siedono  all'opposizione, hanno occupato la sala consiliare, e in particolare lo scranno della presidenza del consiglio, prima che cominciassero i lavori per l'esame del piano triennale delle opere pubbliche. Sono stati anche esposti dei cartelli in segno di contestazione contro la politica per la stasi che si registra per il dragaggio del porto canale.

"Chiediamo risposte - dice Enzo Del Vecchio (Pd) - alla morte del porto di Pescara, che rappresenta un fallimento della politica non tollerabile. Non puo' essere consentito che mentre gli operatori muoiono qualche rappresentante della politica dica, oggi, di volersi incatenare".

Dall'opposizione il riferimento e' al sindaco Luigi Albore Mascia. "Ci dicessero cosa hanno fatto in due anni e cosa hanno concordato -aggiunge Del Vecchio. Sono state buttate a mare ingenti risorse economiche senza che si sia prodotto un grammo di beneficio per gli operartori. Se non si hanno idee e progetti ce lo dicano". I consiglieri di opposizione hanno chiesto un incontro al presidente della Regione, Gianni Chiodi, per discutere del dragaggio. I lavori del consiglio sono stati sospesi.

Barbara Bologna


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