#Migranti, Morte ed Espianto Organi Per Chi Non Pagava. Orrori Ed Affari Raccontati Dall'Ex Scafista

L'operazione "Glauco 3" ha fatto luce sul traffico di migranti

05 Luglio 2016   12:25  

Palermo - Si sono avvalse delle dichiarazioni di un pentito le indagini della polizia di Stato di Palermo culminate nei 38 fermi dell'operazione "Glauco 3" che ha fatto luce su una holding del crimine organizzato, specializzata nel traffico di migranti e in grado gestire grandi volumi finanziari e di droga, una rete composta da 25 eritrei, 12 etiopi e un italiano.

Dichiarazioni che hanno disvelato orrori e affari, rese dal collaboratore di giustizia eritreo arrestato nel 2014, Nuredin Wehabrebi Atta, il primo straniero ammesso a un programma di protezione per i pentiti, ritenuto particolarmente attendibile e a febbraio condannato a 5 anni.

L'ex scafista ha deciso di dire tutto "perche' ci sono stati troppi morti in mare", in particolare dopo la strage al largo di Lampedusa del 3 ottobre 2013, quando le vittime furono 366 e con la quale afferma di non avere nulla a che fare.

Per la prima volta in Italia, spiegano gli investigatori, ha fornito una completa ricostruzione delle attivita' criminali riconducibili ad una delle piu' agguerrite bande transnazionali dedite al traffico di migranti, operante, oltre che in Nord Africa, sul territorio nazionale, con cellule attive ad Agrigento, Palermo e Roma, nonche' in diversi Paesi europei.

Il pentito ha contribuito a documentare la dinamicita' del business dei trafficanti attivi su piu' versanti. Ma anche il tragico catalogo degli orrori dell'organizzazione.

"I morti di cui si viene a conoscenza sono una minima parte", ha spiegato, "tant'e' che solo in Eritrea otto famiglie su dieci hanno avuto vittime".

E chi dopo essersi impegnato non aveva i soldi per pagare il viaggio, "veniva venduto anche per 15.000 euro a gruppi, soprattutto di egiziani, che si occupavano di espiantare e vendere organi".

Il network dei trafficanti in Libia, inoltre, "ha a disposizione armi in quantita', tra cui Kalashinikov, pistole Makarov ed altro tipo di armi".

E, poi, il giro di certificati: "Per ogni certificato falso di stato di famiglia e di residenza di altri stranieri il guadagno era tra i 500 e i 600 euro".

Questi certificati falsi "consentivano ai titolari di avanzare, anche alla prefettura di Agrigento, domanda per il ricongiungimento familiare di altre persone che in questo modo potevano arrivare in Italia".

Alcuni degli indagati, cosi', oltre ad avere avviato una fiorente attivita' di spaccio di 'Chata', importata dall'Etiopia, ha organizzato numerosi matrimoni "di comodo", per regolarizzare la posizione di migranti irregolari giunti via mare, dimostrando una multisettorialita' nelle attivita' illegali, mai registrata prima in analoghi ambiti criminali. I fermi sono stati eseguiti dalla polizia di Stato nelle province di Palermo, Roma, Viterbo, Agrigento, Catania, Trapani, Milano, Lecco, Macerata e Genova.

Le indagini degli uomini della Squadra mobile di Agrigento e Palermo e del Servizio centrale operativo hanno consentito di ricostruire la struttura organizzativa e le dinamiche criminali di un pericoloso network transnazionale che ha favorito, traendone ingenti profitti economici, l'immigrazione illegale di migliaia di migranti. Contestati i reati di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, all'esercizio abusivo dell'attivita' di intermediazione finanziaria, nonche' di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, tutti aggravati dal carattere transnazionale del gruppo criminale.

Nel corso dell'inchiesta, tra l'altro, sono stati, almeno in parte, ricostruiti i flussi di denaro provenienti dal traffico di migranti, individuando, a Roma, una profumeria, all'interno della quale, nel corso di uno specifico servizio svoltosi lo scorso 13 giugno, sono stati sequestrati 526.000 euro e 25.000 dollari in contanti, nonche' una sorta di libro mastro, riportante nominativi di cittadini stranieri ed utenze di riferimento.

Eseguito il sequestro preventivo di alcune quote societarie e di tre esercizi commerciali, tra cui la profumeria che, certamente, costituiva uno dei principali snodi del flusso finanziario legato al traffico di migranti.


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