La Procura di Lanciano ha chiesto il rinvio a giudizio per 5 persone tra dirigenti e dipendenti dello stabilimento Sevel con ipotesi di reato che vanno dai maltrattamenti alle lesioni personali gravi ai danni di una lavoratrice.
Il pm Ruggiero Dicuonzo ha chiesto il giudizio per i legali rappresentanti della partecipata Fiat, Sevel spa, il gestore operativo, il responsabile del personale e il capo dell'unita' del reparto lastratura dove lavorava la donna che avrebbe subito il mobbing dal 4 dicembre 2008 al 12 dicembre 2010. Secondo l'accusa, la dipendente sarebbe stata sottoposta a "una serie abituale e volontaria di atti di vessazione fisica e morale attraverso comportamenti umilianti e lesivi della sua dignita' personale", si legge in una nota dell'avvocato Pietro Cotellessa, legale della lavoratrice e della Cisl di Lanciano. "In particolare alla donna non sarebbero state consegnate specifiche scarpe antifortunistiche a suola morbida, necessarie per la sua patologia, costringendola cosi' a non potere accedere alle normali attivita' produttive e facendola rimanere in un box di pochi metri quadrati, all'interno dello stesso stabilimento, per diversi mesi, senza poter lavorare o comunque assegnandole mansioni penalizzanti - scrive l'avvocato Cotellessa nella nota riportando una parte del testo dell'imputazione della Procura - l'isolamento, il demansionamento, le sofferenze fisiche e morali subite dalla donna durante questo lungo periodo le avrebbero provocato lesioni gravi consistite in uno stato ansioso-depressivo cronico dovuto a disadattamento ambientale di tipo lavorativo, patologia da cui non si e' piu' ripresa ed a causa della quale e' ancora in cura psicofarmacologica".
L'udienza davanti il gup di Lanciano e' stata fissata per il 4 marzo 2013: compariranno nell'aula Falcone e Borsellino del tribunale di Lanciano gli allora rappresentanti legali della Sevel spa, Alfredo Leggero e Carlo Materazzo, il gestore operativo Emilio Ciummelli, il capo della Ute, Alessandro Pellicciotta e il responsabile del personale del reparto di lastratura, Raffaele Supino.
L'inchiesta e' partita circa due anni fa da una denuncia presentata dall'avvocato della Cisl, sindacato cui la donna si e' rivolta dopo aver subito il presunto mobbing che le avrebbe causato uno stato ansioso depressivo nell'aprile del 2010 per cui e' tutt'oggi in cura.
"In un primo momento il pm aveva chiesto l'archiviazione del procedimento, respinta dal gip a seguito della nostra opposizione - spiega l'avvocato Cotellessa - le ulteriori indagini sollecitate hanno portato alla richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura, sulla quale dovra' ora pronunciarsi il gup.
A seguito delle insistenti richieste, all'operaia sono state poi fornite le nuove scarpe e la stessa e' stata assegnata ad una postazione di lavoro che tutt'oggi occupa regolarmente", sottolinea Cotellessa.
L'operaia ha presentato, oltre alla denuncia penale, anche un ricorso per risarcimento danni al Giudice del Lavoro del Tribunale di Lanciano "corredato da certificazioni mediche e perizie psichiatriche effettuate da esperti del settore, chiamando a deporre numerosi testimoni".
Il processo del lavoro e' gia' iniziato ed in quella sede ha chiesto un risarcimento alla Sevel per i danni subiti per complessivi 150.000 euro.