Narducci su Dl Bersani per il riconoscimento in Italia dei titoli di

29 Giugno 2007   12:58  
L’onorevole Franco Narducci, deputato dell’Ulivo eletto in Europa, ha relazionato sulle norme di competenza della Commissione Affari Esteri contenute nel "Disegno di legge Bersani", recante disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione. Nel disegno di legge C. 2272-ter in questione, il dettato dell’articolo 8 regola il riconoscimento di titoli di studio in possesso di cittadini stranieri non appartenenti a Paesi dell’Ue, ovvero dei cittadini provenienti dai cosiddetti stati terzi. Il riconoscimento riguarda i titoli di studio dei cittadini stranieri regolarmente soggiornanti in Italia da almeno due anni, e rilasciati in conformità all´ordinamento scolastico del Paese di provenienza dell´interessato o di altro Paese straniero. Interessa anche i giovani cittadini italiani (o figli) residenti all´estero, dove si sono formati come studi e, poi, magari decidono di trasferirsi in Italia. Nell’illustrare l’articolato, Narducci (nella foto) non ha tralasciato di "richiamare l’attenzione della Commissione sull’altrettanto importante aspetto del riconoscimento delle qualifiche professionali e delle esigenze determinate dall’internazionalizzazione del mercato del lavoro e dalle liberalizzazioni dei mercati" e ha ricordato a tal proposito le politiche messe in atto dal Governo federale tedesco, che, con il sistema delle "Green card", ha reso possibile il reclutamento di migliaia di ingegneri indiani. "Infatti - aggiunge Narducci - il mercato del lavoro europeo è caratterizzato da una estesa mobilità professionale e geografica, e da un crescente ricorso alla forza lavoro proveniente dai nuovi Paesi membri e da quelli extra-europei. Purtroppo, l’intensità di questi fenomeni non è stata accompagnata da altrettanto vigorose politiche di riconoscimento ed equiparazione dei titoli. "Occorre operare un raffronto a livello internazionale – prosegue Narducci - tra sistemi di formazione professionale come premessa fondamentale per l’equipollenza di titoli di studio e qualifiche e quindi per eliminare gli ostacoli che frenano la mobilità e la libera circolazione delle persone e in termini generali per migliorare le condizioni di sicurezza sul lavoro". "Le politiche di riconoscimento, comunque - precisa Narducci - devono attuarsi nel rispetto dei vincoli comunitari e degli accordi internazionali sia bilaterali che multilaterali che il nostro Paese ha ratificato, come la Convenzione di Lisbona stipulata nel quadro del Consiglio d’Europa e quella stipulata all´Unesco. Inoltre, nel procedere al riconoscimento dei titoli di studi, soprattutto in sede applicativa, si dovrebbe individuare nel principio di proporzionalità che impone di graduare le misure adottate rispetto allo scopo concretamente perseguito, e in quello di leale cooperazione le guidelines di condotta, come già ha sottolineato la giurisprudenza comunitaria nell’applicazione delle direttive Cee 1989/48 e 1992/51". Narducci, infine, mette in evidenza che "l´equipollenza del titolo di studio straniero è dichiarata dal Ministero della Pubblica istruzione, con il corrispondente titolo di studio italiano", e che "sono previste specifiche modalità e procedure volte ad accertare, attraverso la documentazione fornita dall´interessato e lo svolgimento delle prove integrative obbligatorie, l´effettivo livello di conoscenze e competenze acquisite all´estero, ai fini della dichiarazione di equipollenza". Nel rilevare che "relativamente ai titoli di studio esteri corrispondenti ai titoli di studio italiani del primo ciclo dell´istruzione, è prevista una prova integrativa obbligatoria di lingua italiana e cultura generale italiana", Narducci ha sottolineato che le nazioni europee, che hanno riconosciuto da tempo di essere "paesi d’immigrazione", attribuiscono un interesse fondamentale all’apprendimento della lingua, veicolo di comunicazione e di integrazione, non solo professionale, ma anche socio-culturale, e di uguaglianza di fronte alla legge del Paese di accoglimento. "La conoscenza dell’altro - conclude il parlamentare - resa possibile dalla conoscenza della lingua, è infatti il presupposto per un dialogo autentico e quindi per un cittadino extracomunitario che voglia lavorare in Italia è necessaria la certificazione linguistica. Bisogna, inoltre, salvaguardare e migliorare l’assetto consolidato delle competenze in materia di scuole e corsi di lingua italiana all’estero", attualmente attribuite al Ministero degli Affari Esteri, procedendo rapidamente alle riforme di legge che necessitano".

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