'Ndrangheta nella ricostruzione: dieci abruzzesi prestavano il fianco alle cosche

04 Gennaio 2012   09:54  

Una decina di persone, tutte abruzzesi, sono finite al centro dell'attenzione della magistratura aquilana che indaga sulle infiltrazioni delle cosche calabresi negli appalti per la ricostruzione. Nell'ambito della stessa inchiesta che ha portato agli arresti dell'imprenditore aquilano Stefano Biasini e i calabresi Antonino Vincenzo Valenti, Massimo Maria Valenti e Francesco Ielo,  c'è una informativa che gli investigatori hanno fornito ai magistrati che contiene una decina di nomi - soggetti per lo più aquilani, e comunque tutti abruzzesi - che avrebbero prestato il fianco ai malavitosi interessati a mettere le mani sulla ricostruzione.

Secondo quanto rivela Il Centro si tratta di persone che non hanno avvisi di garanzia ma che comunque adesso sono sotto la lente di ingrandimento di squadra mobile e guardia di finanza e i loro nomi sono presenti nelle voluminose carte dell’indagine: non meno di quattro faldoni con dentro un mare di intercettazioni.

Si tratta di persone che avrebbero avuto dei rapporti con gli indagati calabresi e individuati da loro come punti di riferimento in un territorio da conquistare. Gente che si sarebbe messa a disposizione per far proliferare delle iniziative imprenditoriali a tutto campo. Ma anche per dare loro una mano a sistemarsi logisticamente nell’Aquilano o in altre zone della regione visto che i sospettati non sono solo del capoluogo d’Abruzzo.

Oltre alla ricostruzione tra gli obiettivi c’erano anche la gestione di discoteche e altre attività imprenditoriali.

Un aquilano, inconsapevole dei soggetti con i quali stava intessendo rapporti, nella deposizione racconta di cene in un ristorante fatte nel Teramano: "Ricordo che in più occasioni all’interno del ristorante ho notato tavolate di persone alcune delle quali di accento calabrese e in particolare la presenza del Caridi e di Pasquale della Lypas costruzioni. Ricordo che quando andavo a cena con Massimo Maria Valenti era quasi sempre lui a pagare il conto o meglio era lui che si alzava dal tavolo e si allontanava in direzione della cassa. Delle volte ho notato che tra le persone dall’accento calabrese presenti nel ristorante ci fossero dei cenni di saluto come tra persone conoscenti".

Il 9 gennaio, intanto, il tribunale del riesame decide sulla scarcerazione di Biasini e Valenti.


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