'Ndrangheta, un indagato risulta invalido al 100%

22 Dicembre 2011   20:55  

Sono comparsi stamane davanti al gip del Tribunale dell'Aquila, Marco Billi e al pm Fabio Picuti i due arrestati Stefano Biasini e Massimo Maria Valenti coinvolti nell'indagine della Procura, condotta da poliziotti e finanzieri, riguardante le infiltrazioni delle cosche dell'ndrangheta calabrese nella ricostruzione dell'Aquila che li vede indagati per il reato di associazione mafiosa esterna. A causa delle condizioni di salute di Valenti (con una invalidita' del 100%) sono stati disposti gli arresti domiciliari contro la custodia cautelare in carcere come disposto inizialmente. L'indagato infatti e' stato accompagnato in Tribunale con un'ambulanza scortata da una macchina della polizia penitenziaria. Biasini invece per tre ore si e' sottoposto ad interrogatorio nel corso del quale, secondo gli avvocati di fiducia, Attilio Cecchini e Vincenzo Salvi, l'indagato ha riposto alle domande formulare dai due magistrati. In merito ai lavori di ristrutturazione degli immobili danneggiati dal sisma, finiti sotto la lente di ingrandimento della magistratura aquilana, Biasini ha risposto che gli stessi sono stati eseguiti esclusivamente dalla sua societa'. Ai presunti soci in affari affiliati alla 'Ndrangheta, l'indagato avrebbe riservato l'ultimazione di un marciapiede della propria abitazione privata. Sempre secondo i due legali, l'indagato avrebbe dimostrato come gli stessi rapporti di conoscenza con i presunti affiliati alla cosca mafiosa dei Caridi e Zindato, fosse interrotta da oltre un anno, come testimonierebbero le innumerevoli intercettazioni telefoniche in mano agli investigatori del Gico delle Fiamme gialle e dello Sco della Questura dell'Aquila, inserite nella voluminosa ordinanza di custodia cautelare. Il pm titolare dell'inchiesta, Fabio Picuti, ha insistito nella misura cautelare in carcere per Biasini anche per verificare la corrispondenza con quanto dichiarato oggi in aula dallo stesso indagato. Il Gip del Tribunale si e' riservato di decidere entro pochi giorni. Gli avvocati hanno presentato istanza di revoca della misura con la richiesta in subordine degli arresti domiciliari. Gli altri indagati nell'ambito della stessa operazione antimafia sono: Antonino Vincenzo Valenti di 45 anni, reggino e Francesco Ielo di 58 anni, anche lui di Reggio Calabria ma residente ad Albenga (Savona).
Le indagini, coordinate dal procuratore Alfredo Rossini e dal pm Fabio Picuti, sono durate circa due anni e hanno evidenziato il forte interessamento degli esponenti della cosca reggina ai lavori di ricostruzione degli immobili da parte dei privati, nel cui ambito non e' prevista alcuna procedura a evidenza pubblica ne' alcuna certificazione antimafia per l'impresa individuata per l'esecuzione dei lavori. Gli appalti ai quali le societa' in odore di 'ndrangheta avevano partecipato sono due, con un fatturato complessivo di circa 200 mila euro perche' relativi a case con danni lievi. Erano in trattative, secondo quanto si e' appreso, per un'altra quindicina di commesse sempre nella ricostruzione privata nell'ambito della quale non serve la gara pubblica, ma c'e' l'affidamento diretto. Le indagini della finanza e della Mobile si sono avvalse di intercettazione di numerosissime utenze cellulari nonche' dell'ascolto di ore e ore di conversazioni ambientali e riservati servizi di osservazione che hanno documentato fotograficamente le fasi preliminari di un incontro avvenuto nel maggio 2010 in un albergo dell'Aquila tra gli arrestati e componenti della cosca reggina. In particolare e' emerso che Santo Giovanni Caridi, referente della cosca 'ndranghetista reggina, arrestato nell'ambito di un'altra indagine chiamata Alta tensione, si e' inserito nei lavori di ricostruzione degli immobili privati per il tramite dell'imprenditore aquilano Biasini gia' presente nell'ambito del post-terremoto, e grazie alla mediazione degli altri tre arrestati. Secondo l'accusa, i quattro arrestati, all'epoca attivi sul territorio aquilano, hanno sostanzialmente fornito concreto supporto logistico alla penetrazione economica della cosca, intermediando per l'acquisto di quota parte del capitale sociale di una societa' interessata ai lavori, utilizzando le maestranze indicate dagli affiliati del sodalizio calabrese, usufruendo di imprese riconducibili alla cosca reggina. Insieme agli arresti, sono scattati i sequestri per la consistenza patrimoniale costituita da quote sociali di 4 societa', 8 automezzi, 5 immobili, 25 rapporti bancari, riconducibili agli indagati e delle attivita' commerciali a loro facenti capo, per un valore complessivo di oltre un milione di euro.


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