Ocse, Italia diventata più favorevole a imprese ma pesa fisco

09 Settembre 2014   15:29  

L'Italia e' diventata un ambiente "piuttosto favorevole" alla nascita di nuove imprese grazie ai "miglioramenti degli ultimi anni" ma persistono "significative barriere normative" all'espansione delle aziende a causa di "un sistema fiscale complesso che impone elevati costi non legati alle retribuzione alle Pmi" e alle "deboli" garanzie per il rispetto dei contratti.

E' quanto sottolinea l'Ocse in un rapporto dedicato alla piccola e media impresa italiana. 

Tra i progressi compiuti dall'Italia, l'organizzazione di Parigi cita in particolare lo Statuto delle Imprese del 2011, la norma che consente di aprire un'impresa in un solo giorno se si e' gli unici proprietari e le iniziative per accelerare il pagamento dei crediti vantati dalle aziende nei confronti della Pubblica Amministrazione.

"Recenti riforme amministrative affrontano, in qualche modo, questi problemi, contemplando nuove forme di risoluzione delle dispute contrattuali, un regime di tutela della proprieta' intellettuale piu' semplice per le Pmi e trattamenti fiscali piu' favorevoli per certe categorie di imprese", osserva l'Ocse, aggiungendo che "tali miglioramenti potrebbero essere rafforzati" da una "migliore protezione" delle forme di proprieta' intellettuale non connesse all'innovazione tecnologica (e per le quali non e' quindi valido il modello del brevetto), da una "riduzione del carico fiscale" per le aziende che pagano costi elevati non legati alle retribuzioni e da "misure per aumentare la concorrenza nei servizi di rete".

L'organizzazione di Parigi suggerisce inoltre incentivi fiscali mirati, un sistema normativo che stimoli gli investimenti in azioni e un rafforzamento della cooperazione tra universita' e Pmi, in particolare nel settore dell'innovazione tecnologica.

L'Italia, prosegue l'Ocse, deve inoltre intervenire sulla formazione, dal momento che "solo il 40% dei giovani afferma che la loro educazione scolastica li ha aiutati a costruire una mentalita' imprenditoriale, contro una media Ue del 53%".

A tale proposito, l'organizzazione di Parigi suggerisce l'adozione di una "strategia nazionale per la formazione imprenditoriale", l'introduzione di standard nazionali per l'apprendistato e il rafforzamento della cooperazione tra universita' e imprese.


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