Omicidio Fadani: oggi l'Appello decide sui tre rom

29 Febbraio 2012   12:51  

Queste immagini si riferiscono all'8 marzo 2010, quando al tribunale dei Minori dell'Aquila si apriva il processo a due dei tre minorenni accusati dell'omicidio di Antonio De Meo, ucciso a pugnalate la notte fra il 9 e il 10 agosto 2009 davanti un chiosco a Villa Rosa di Martinsicuro. 

Una vicenda triste come quella di Emanuele Fadani, ammazzato l'11 novembre di quello stesso anno a pochi chilometri di distanza, ad Alba Adriatica.

Entrambi uccisi da un pugno. La mano nuda è un'arma, al pari di un coltello o di una pistola. Per questo le madri delle due vittime chiedono una modifica legislativa, ed hanno avviato una raccolta firme a sostegno della modifica del Codice Penale, nell'articolo in cui riconduce i delitti compiuti a mani nude all'omicidio preterintenzionale. Per Anita Fadani e Lucia De Meo l'omicidio a mani nude va considerata sia come autonoma fattispecie di reato che come circostanza aggravante.

E proprio per oggi, intanto, è atteso il pronunciamento della Corte d'Appello dell'Aquila sul caso Emanuele Fadani. Dopo il ricorso presentato dalla procura teramana e dalle parti civili contro la decisione dell giudice Giovanni De Rensis che ad aprile aveva condannato a dieci anni il solo Elvis Levakovic, il rom che sferrò il pugno mortale al 38enne commerciante albense, assolvendo Danilo Levakovic e Sante Spinelli, gli altri due nomadi che la sera dell'omicidio erano con lui.

Il procuratore generale Romolo Como ha chiesto 30 anni di carcere per omicidio volontario aggravato dai futili motivi nei confronti di tutti e tre i rom albensi.


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