Omicidio Fadani, procura e parti civili a ricorso al Tribunale dell'Aquila

Per il giudice non fu omicidio volontario

22 Febbraio 2012   09:50  

Un violentissimo pugno portò alla morte di Emanuele Fadani, era il novembre del 2009. Fadani era un giovane imprenditore albanese di 38 anni e venne colpito a morte davanti ad un bar di Alba Adriatica.

Ad ucciderlo un solo pugno, quello di Elvis Levakovic uno dei tre rom con cui il Fadani aveva litigato quella sera.

Oggi a L'Aquila presso la Corte d'Appello si discute il ricorso di procura e parti civili che hanno impugnato il provvedimento del giudice Giovanni de Rensis. Il gup, al termine di un rito abbreviato (che prevede la riduzione fino ad un terzo della pena) nell'aprile del 2011 ha condannato Elvis Levakovic, il rom che sferrò il pugno mortale al giovane imprenditore albanese, a dieci anni ad un risarcimento economico nei confronti dei familiari di Fadani, ha assolto invece Danilo Levakovic e Sante Spinelli, gli altri due nomadi che la sera dell'omicidio erano con lui.

Il procuratore Gabriele Ferretti e il sostituto Roberta D'Avolio avevano inizialmente contestato a tutti e tre l'omicidio volontario aggravato. Secondo la pubblica accusa, infatti non fu un'azione individuale ma collettiva. 

Per il giudice invece, quello di Fadani, dunque, non è stato un delitto collettivo né volontario.

“A distanza di poco più di due anni dall’evento due rom dei tre presenti al pestaggio – afferma Nita D’Orazio, madre di Emanuele – sono in totale libertà per le vie di Alba Adriatica esibendo atteggiamenti di irriverente presunzione al cospetto di una giustizia lacunosa e generica.” L'omicidio di Emaneule Fadani all'epoca dei fatti scatenò una vera e propria sommossa popolare contro la comunità rom. Per due giorni ci furono cortei e manifestazioni di protesta davanti alle abitazioni dei nomadi, nel cuore di Alba.” Confidiamo nella Magistratura – ha spiegato la madre di Emanuele- affinché anche simili condotte di compartecipazione ad atti violenti e lesivi vengano sostanzialmente punite e responsabilizzate alla stregua di un reato violento conclamato, confesso o comprovato”. 

di Barbara Bologna

montaggio di Marialaura Carducci


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