Riprende oggi in Corte d'Assise, il processo a carico di Romano Bisceglia, 55 anni, l’ex convivente di Adele Mazza, accusato dell’omicidio della donna e attualmente detenuto nel carcere di Chieti.
La donna, 45enne teramana, è stata strangolata e fatta a pezzi nell’aprile dell’anno scorso.
Ad accusare Bisceglia sono principalmente le macchie di sangue trovate nella vasca da bagno della sua casa e una su una sua scarpa il cui Dna è compatibile con quello di Adele Mazza.
Altre macchie di sangue - risultato compatibile con il Dna dell’imputato - sono state trovate sul nastro adesivo usato per chiudere una delle buste con i resti della donna.
Secondo il procuratore Gabriele Ferretti e il sostituto Roberta D’Avolio Bisceglia avrebbe strangolato la sua ex perché lei, tossicodipendente, voleva cambiare vita, smettendo di prostituirsi sotto la "protezione" di Bisceglia, che le prendeva parte degli incassi e in cambio le procurava la droga.
Secondo l'accusa ogni mese un cliente della Mazza consegnava circa 300 euro a Bisceglia per le varie prestazioni.
Lo strangolamento sarebbe avvenuto nell’alloggio popolare di via Tordino nel quale viveva l’imputato. Secondo la procura, Bisceglia avrebbe fatto a pezzi il cadavere e questi pezzi, chiusi in tre buste, li avrebbe trasportati con un carrellino nella vicina scarpata di via Franchi dove poi sono stati scoperti da un passante.