Omicidio Rea: gli esami sul cellulare di Melania smentiscono Parolisi

15 Dicembre 2011   09:35  

"In cuor mio, per il bene di mia nipote ha solo due anni, spero ancora che non sia stato Salvatore ad uccidere mia figlia". Così Gennaro Rea, il padre della 29enne uccisa il 18 aprile scorso nell'Ascolano, ieri pomeriggio a La Vita in diretta su Rai Uno.

Ma c'è un indizio in più contro Salvatore Parolisi, il caporalmaggiore in carcere con l'accusa di aver ucciso la moglie Melania Rea.

Una perizia, fatta fare dal procuratore di Teramo Gabriele Ferretti e dai sostituti Davide Rosati e Greta Aloisi che indagano sul caso, conferma che il telefonino di Melania, ra le 14.30 e le 15 del 18 aprile, giorno dell'omicidio, non avrebbe agganciato la cella di Colle San Marco ma solo quella di Ripe di Civitella.

La perizia cartacea non è ancora stata consegnata, ma nell’incontro che ieri mattina i magistrati hanno avuto con i due periti, Oreste Andrisani e Marco Peroni, sono arrivate le conferme a quanto già accertato dai carbinieri dei Ros.

Si parla di un indizio in più per l'accusa perchè questo accertamento smentisce Parolisi che racconta che lui e la moglie sono stati a Colle San Marco e che la donna è sparita dal pianoro ascolano.

Tuttavia, i periti dei pm ribadiscono che in quella zona esiste un fenomeno di sovraccarico che non consente di avere una certezza matematica sulle celle agganciate. Tra Ripe di Civitella e Colle San Marco, infatti, succede che quando c’è un fenomeno di sovraccarico i telefonini possono agganciare contemporaneamente sia l’una che l’altra cella.

I consulenti sostengono sia tecnicamente impossibile stabilire dove si trovasse Parolisi quando alle 15.26 del 18 aprile ha chiamato dal suo cellulare quello della moglie.

Domani, intanto, i magistrati saranno a Roma per incontrare gli esperti del Ris e sapere a chi appartengano i cinque capelli trovati sul corpo della vittima.


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