Omicidio Rea: i tre macedoni solo testimoni

04 Aprile 2012   10:34  

“I macedoni sono solo testimoni” L’avvocato dei tre stranieri: “Lasciate stare i miei assistiti. Sono estranei al delitto Rea” Ascoli “I miei assistiti chiedono solo di essere lasciati in pace, non hanno chiesto e non vogliono una pubblicità della quale certamente non hanno necessità. Sono persone semplici, lavoratori. Piuttosto, mi preme rimarcare con forza che si tratta solo di testimoni nell’omicidio di Melania Rea, e come tali verranno sentiti il 30 maggio dal gup di Teramo Marina Tommolini”.

L’avvocato Angelo Cardamone spiega a quale sia la posizione dei tre macedoni, un uomo di 50 anni e i suoi due figli di 29 e 27 anni, per i quali il magistrato che sta giudicando Salvatore Parolisi per la morte della moglie Melania ha disposto il prelievo del Dna. “Il padre e uno dei due figli si sono presentati ai carabinieri di Ascoli, l’altro figlio in una caserma a Roma, città dove si trova per lavoro. Non hanno nulla da nascondere” assicura il legale. “Erano già stati indagati a suo tempo dalla procura della Repubblica di Ascoli e poi prosciolti, poichè è stato accertato con chiarezza che sono tutti e tre estranei all’omicidio della povera Melania”.

“Il 18 aprile del 2010, giorno in cui la donna è sparita, si trovavano a Colle San Marco per un lavoro di tinteggiatura in un immobile. Uno dei tre è andato al bar Il Cacciatore per prendere tre caffè, anche per gli altri due, poi è tornato al cantiere. Tutto qui. Non hanno visto nulla, e questo ripeteranno il 30 maggio al giudice”. L’avvocato Cardamone ipotizza che con la sua iniziativa, il gup “abbia voluto sgombrare il campo da qualsiasi ipotesi alternativa” a quella che Parolisi sia l’assassino della moglie. Attualmente i tre macedoni risiedono nell’Ascolano; all’epoca dell’omicidio di Melania Rea abitavano invece a Porto Sant'Elpidio. Uno dei due fratelli, intervistato ieri durante la trasmissione Rai 'La Vita in diretta ha detto: “Siamo tranquillissimi, non abbiamo motivo di essere preoccupati, tranne per i giornalisti che non ci lasciano in pace”.

La Procura indagò sui tre macedoni perchè quando Melania scomparve si ipotizzò che fosse stata rapita. Inoltre uno dei cani molecolari che vennero utilizzati per le ricerche a Colle S. Marco fiutò la presenza della donna e si avvicinò ala roulotte utilizzata dagli opera per riposarsi durante le pause di lavoro. In seguito i carabinieri, su ordine della Procura di Fermo perquisirono sia l’abitazione che l’auto dei tre stranieri. Vennero utilizzati anche i cani specializzati nel fiutare il sangue, ma l’operazione non ebbe alcun esito.

L’iscrizione sul registro degli indagati s rese necessaria proprio per poter effettuare questo genere di accertamenti altrimenti impossibili. La difesa di Parolisi a caccia di piste alternative, aveva sollevato molti dubbi su una traccia molto piccola di Dna trovata su giubbotto che Melania Rea indossava il giorno in cui è stata massacrata a coltellate nel Bosco delle Casermette. Ora i macedoni s sono sottoposti volontariamente alle prove scientifiche che servono a rilevare il profilo genetico spiegando che non hanno nulla da temere.


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