Pablo Picasso: benefattore o tirchione?

Querelle sulla figura del pittore

22 Marzo 2011   08:48  

Vatti a fidare dei parenti starà pensando il povero Pablo Picasso, descritto dai suoi familiari come un tirchione arido e calcolatore. Per fortuna, a risollevarne la reputazione, intervengono gli estranei, pronti a definirlo come un uomo generoso e pieno di attenzioni verso tutti. Chi ha ragione? Difficile dirlo, ma andiamo con ordine.

Il 9 settembre scorso il 71enne Pierre le Guennec, elettricista di fiducia del grande pittore, e la moglie Danielle bussano alla porta di Claude Picasso, in quel di Parigi, per mostrargli dei quadri inediti del padre con l'intenzione di farli autenticare.

La coppia di anziani coniugi torna a casa dopo aver strappato la promessa di essere tenuti al corrente dell'evolversi della situazione. Poco tempo dopo, invece, si vedono recapitare a casa una bella denuncia per ricettazione di opere d'arte: "Mio padre era estremamente geloso delle sue opere, non ne avrebbe mai regalate così tante a degli estranei. Era solito firmare ogni quadro che lasciava il suo atelier, e invece quelli in possesso dei le Guennec sono senza nome, anche se chiaramente dipinti da lui.", ha dichiarato Claude.

Ne è nata una querelle che vede contrapposti la famiglia dell'elettricista, che sostiene di non aver mai preso un pennello in mano in vita sua, e gli eredi di Picasso.Evelyn Rees, avvocato dei le Guennec, affila le unghie: "È stata Jacqueline, l'ultima moglie di Picasso, a dare tutto a Pierre le Guennec mentre il maestro era ancora in vita, con il suo accordo. Erano una coppia che provava piacere a fare regali. Da quando è scoppiato il caso sono entrata in contatto con altre persone che hanno ricevuto regali simili, ma non vogliono venire allo scoperto per paura di venire processati come i miei assistiti.".


Ecco, allora, spuntare nell'ordine: un'operaio in possesso di una littografia, la proprietaria di un ristorante con in mano uno scampo con la scritta Merci, il cardiologo del buon Pablo con 66 acqueforti e il barbiere Eugenio Aria, a cui il pittore donò la bellezza di 60 opere. Geneviéve Laporte, modella allora 17enne e amante di Picasso, conferma la tesi dei le Guennec: "Una volta eravamo nel suo studio di quai des Grand Augustins, a Parigi, e degli operai spagnoli suonarono alla porta chiedendogli dei soldi. Lui staccò subito un assegno, ma si infuriò quando quelli pretesero anche un quadro.". Un ultimo aneddoto. Un giorno Picasso regalò un disegno a una ragazzina e questa, per l'euforia, cominciò ad urlare ai genitori: "guardate, vale milioni!". Lui, per tutta risposta, prese il dipinto e glielo strappò davanti agli occhi.


Insomma, Picasso non era un tirchione...ma spesso gli rodeva!

 

Francesco Balzano


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