Papa Giovanni Paolo II, l'Abruzzo nel cuore e nella preghiera

22 Dicembre 2011   08:00  

Era un mistico ed un grande comunicatore e la miriade di sfaccettature della sua personalità trovavano agio sulle terre abruzzesi. Giovanni Paolo II all'anagrafe Carol Wojtyla, divenne Papa nel 1978 e da subito mostrò la sua comunicatività. Dalla finestra del soglio pontificio al mondo intero disse: “Se sbaglio mi corrigerete”. Se sbaglio? Dunque un Papa è uomo tra gli uomini e se un uomo sbaglia, altri uomini possono correggerlo. La sua profonda dimensione umana nasceva lontano, da una formazione apparentemente non collegata con la Chiesa, ma di certo con la spiritualità. Carol in gioventù fu attore e lì nella ricerca dell'espressione scopre la sua fragilità e quella dei suo compagni, così come la potenza del contatto umano.

Di quell'esperienza Carol porterà i segni tutta la vita, anche nel suo essere straordinario comunicatore. Sapeva parlare agli umili, ai poveri, ai giovani, sapeva amare ed è stato riamato. Soprattutto, Carol Wojtyla sapeva sorridere. Sono indimenticabili i suoi volti sorridenti davanti ai giovani, ai bambini, alle espressioni dell'arte. Un uomo dolce, ma autorevole, che ha saputo girare il mondo facendo sentire tutti fratelli. Wojtyla in tarda età soffrì molto per le sue pene fisiche e anche lì il suo dolore fu silenzioso ma profondo e tanti, tantissimi, anziani, disabili, malati trovarono nella sue pene le proprie pene offrendo a Dio, come lui più di tutti faceva, senza alterigia, senza superiorità, senza senso di obbligo.

Nel suo agire Dio non era un fine dovuto, era invece una tensione morale, un desiderio di congiungersi al Padre che si configurava in amore puro. “Ama il prossimo tuo come te stesso” dice l'undicesimo comandamento non scritto e Papa Giovanni Paolo II applicò a pieno questo insegnamento. L'amore per Dio il contatto con lui avveniva soprattutto quando era insieme ai giovani e nelle sue passeggiate in montagna. “A contatto con la natura si giunge a Dio e Dio è uomo, dalla natura si giunge al contatto con l'uomo” era questo il pensiero di Carol Wojtyla che in montagna andava spesso e non sempre in maniera ufficiale.

Carol Wojtila spesso si recava sulle Alpi in tante visite ufficiali, come ce ne furono, di ufficiali, in Abruzzo. L'Abruzzo, però, era soprattutto cuore, libertà, contatto puro con la divinità, grazie le sue montagne incontaminate, dove il turismo è mai stato un elemento non disturbante. Camminando sulle vette del Gran Sasso si ricordano alcune immagini del Papa con il volto rivolto verso l'alto. Lì il pieno e puro contatto con il Padre. Carol però non era solo mistico, la montagna la amava perché era uno sportivo, dal fisico, sempre, atletico. Sciare a camminare erano le sue passioni.

Fermiamoci un attimo: perché per noi Carol Wojtyla è il personaggio dell'anno? Per un motivo. Proprio nel 2011 la chiesetta del Papa a San Pietro della Jenca è stata elevata a Santuario, in quel giorno abbiamo visto arrivare in Abruzzo, tantissime persone tutte profondamente commosse. Per ognuno il Papa è stato parte della propria famiglia, ci hanno raccontato le loro storie e il legame anche con l'Abruzzo, perché amato da Wojtila. Lì abbiamo capito che la nostra terra non era solo un luogo turistico legato al Papa ma è lo spirito di Papa Giovanni Paolo II a vivere nei nostri cieli, nelle nostre zolle di terra, e da quest'anno grazie al Suo santuario, tutto è più vero. Per questo, nel 2011 è Papa Giovanni Paolo II il nostro personaggio dell'anno.

Ma torniamo al Papa in Abruzzo, con lui sempre don Stanislao Dziwisz, suo fedele segretario sin da quando Wojtila era arcivescovo di Cracovia. In montagna il Papa era un vero montanaro: mai si è fatto preparare pasti caldi o catering ambulanti. Preferiva qualche panino ben imbottito con salame, prosciutto o formaggio, acqua e un sorso di vino o birra. Tra gli anni '80 e '90 sono davvero tantissime le “fughe” dal Vaticano verso l'Abruzzo. Si racconta anche che il Papa avesse frequentato le vette abruzzesi prima della salita al soglio pontificio. I momenti più amati dal Papa erano proprio quelli in cui poteva arrivare in Abruzzo in modo “furtivo” ovvero non ufficiale.

Ce ne furono tantissimi, e tra questi c'è proprio quello in cui il Papa scopre la piccola chiesetta di San Pietro della Jenca, a raccontarlo è proprio l'affezionato e inseparabile Cardinale Stanislao Dziwisz “...una mattina Giovanni Paolo II, recandosi a sciare sul Gran Sasso, sulle piste di Campo Imperatore, rimase bloccato, insieme alla sua scorta, da una grande bufera di neve, che lo costrinse a tornare indietro. Fu allora, mentre percorreva la Strada Provinciale del Vasto, che Papa Wojtyla scorse da lontano la chiesetta di pietra e quelle piccole case sparse e bianche di neve, come tante pecorelle intorno al loro pastore, rimasto fermo ed immobile nei secoli. Incuriostito da quell’immagine, Wojtyla volle avvicinarsi e visitare quel piccolo borgo abbandonato, che sembrava essere custode di una pace divina. Da allora, quel paesino divenne il luogo dove il Papa poteva godere di quella tranquillità e di quell’armonia che lo avvicinavano a Dio. Fu lì che per centinaia di volte si intrattenne in gran segreto fino al 1995, quando tutto il mondo seppe della Sua presenza a San Pietro della Ienca, dove Giovanni Paolo II si ritirò in seguito al malore che lo colse improvviso quella famosa Domenica quando, costretto a interrompere la Santa Messa, si ritirò nelle Sue stanze...” La prima visita ufficiale in Abruzzo invece fu nel 1980.

Il Papa fa visita in quell'occasione ala cantiere Co.Ge.Far che costruiva la galleria del Gran Sasso. Un'emozione vibrante per i tanti operi che lo ascoltano. Ecco alcune parole del Papa sotto il Gran Sasso: “Sono lieto di incontrarmi con voi in questo luogo ai piedi del Gran Sasso d’Italia, nel cuore di quell’appennino che costituisce - secondo la nota immagine - la spina dorsale dell’intera penisola italiana... Mi è ben noto chi siete voi, figli d’Abruzzo e del Molise! Dico la vostra tempra, la vostra probità, la saldezza che perdura in mezzo a voi dell’istituto familiare, e l’attaccamento all’avito costume che inconfondibilmente profila la vostra vita religiosa e civile. …..Grazie al lavoro umano, che appunto qui per non pochi anni si è svolto ed ha “trionfato” sulle più ardue difficoltà di origine geologica e tecnica, ormai la vecchia “divisione” può considerarsi superata; e non soltanto nel senso di poter avere presto collegamenti stradali via via più facili e spediti, ma in quello assai importante e, dal punto di vista etnico e etico, ben più significativo di un ulteriore processo nella conoscenza, negli scambi, nelle mutue relazioni di collaborazione tra le popolazioni di questa e delle adiacenti regioni.

Un altro momento storico della presenza in Abruzzo fu il 9 agosto del 1986 quando il Papa si recò a Rocca di Mezzo e ai Piani di Pezza, un’ampia e bellissima zona dell’Altipiano delle Rocche. Lì ad accogliere l'amatissimo Pontefice 13.000 scout, dai 16 ai 20 anni, un marea blu di divise, tutti insieme per la “Route nazionale Rovers-Scolte”, organizzato dall’Agesci, l’Associazione Guide e Scout Cattolici. Il Papa davanti a a così tanti giovani sarà un'immagine che nel suo Pontificato si ripeterà tantissime volte in tutto il mondo. Prima di lui nessuno aveva saputo riunire in modo gioioso i più giovani. A loro Wojtyla trasmetteva due valori fondamentali: l'amore per il prossimo e il coraggio per il futuro. Quello del 1980 fu un giorno dove il cerimoniale venne ridotto all'osso, il Santo Padre trasformò la sua visita in una scampagnata tra amici. Il Papa spesso arrivava in Abruzzo per momenti di raccoglimento, per riposarsi per godere delle meraviglie del suo Dio.

Nel rapporto di Giovanni Paolo II con la natura c'è un filo rosso: la natura un mezzo per avvicinarsi a Dio, per ascoltare in silenzio la sua parola e arrivare all'essenza dell'uomo e del divino. L'aquilano Giovambattista Santucci, gentiluomo del Papa, ha raccontato che un giorno, nel corso di una udienza in Vaticano, il cardinale Angelo Sodano lo presentò al Pontefice. Il Papa, che solitamente salutava in maniera rapida ma quando sentì la parola L'Aquila si soffermò dicendo: "Beato lei che può vedere tutti i giorni il Gran Sasso". Il Gran Sasso, quella vetta amata che ora tra le sue pieghe porta il nome del Papa. Il 18 maggio 2005, nello stesso giorno della nascita di Carol Wojtyla, avviene l'intitolazione a Giovanni Paolo II di una cima ubicata sulla Cresta delle Malecoste, nei pressi del Pizzo Cefalone.

Tale cima sorge ben in vista della Chiesa di San Pietro della Jenca, oggi santuario di Giovanni Paolo II. “…Guardando le cime dei monti si ha l’impressione che la terra si proietti verso l’alto quasi a voler toccare il cielo. In tale slancio l’uomo sente, in qualche modo, interpretata la sua ansia di trascendente ed infinito ed ancora l’uomo contemporaneo che sembra rivolgersi talvolta unicamente alle cose della terra, in una visione materialistica della vita, deve di nuovo saper guardare verso l’alto, verso le vette della Grazia e della Gloria, per le quali è stato creato ed a cui è stato chiamato dalla bontà e dalla grandezza di Dio…”.
Da un discorso del Pontefice Giovanni Paolo II “il Grande” citato dal Card. Josè Saraiva Martins nella omelia del 18 maggio 2005 sul Gran Sasso d’Italia.

Tante, innumerevoli volte il Papa raggiunse i monti dell'Abruzzo, negli anni '80 e poi negli anni '90. Spesso il Papa arrivava senza clamore, senza dare notizia e per qualcuno che lo incontrava per caso da lontano, indimenticabile è la sua figura fiera. Così il Corriere della Sera del 14 aprile 1993 parla del Papa sul Gran Sasso “Nel dicembre dello scorso anno poi, Giovanni Paolo II e' tornato per la seconda volta a Campo Felice, sciando per ore su una pista riservata. E ieri, lasciato smaltire l'affollamento dei giorni pasquali, il papa è tornato a solcare le piste abruzzesi, questa volta abbandonando le sue proverbiali discese per una più rilassante passeggiata di fondo a quota 1.800 metri. E, come sempre, nessuno si è accorto di nulla. Giacca a vento e maglione bianco, vi è giunto verso le 10 in automobile, evitando l'affollamento della funivia, e vi è restato fino al tardo pomeriggio, quando il corteo di cinque auto ha rimboccato l' autostrada per Roma.” G. G.

Nel giugno del 1993 li Papa è di nuovo in Abruzzo, con una suggestiva cerimonia eucaristica sul Gran Sasso mentre le cime si svelavano pian piano e compariva il cielo blu. Era il giorno dell’abbraccio degli Alpini, di Campo Imperatore e la passeggiata fra la folla a toccare mano dopo mano. “Il silenzio della montagna e il candore delle nevi”, affermò in quell’occasione, “ci parlano di Dio e ci additano la via della contemplazione, non solo come strada maestra per fare esperienza del Mistero, ma anche quale condizione per umanizzare la nostra vita e i reciproci rapporti”.

Wojtyla arriva sul Gran Sasso anche quando, dopo una caduta durante l' udienza ai dirigenti della Fao, aveva avuto una una lussazione con microfrattura alla spalla destra. A tre mesi dall'evento (accaduto l'11 novembre 1994) Wojtyla giunge sul Gran Sasso per corroborare lo spirito e ritemprare il fisico. Qualcuno ha provato a contare tutte le volte che sarebbe venuto sulle montagne abruzzesi, ed il numero è impressionante.

Secondo Il Messaggero Wojtyla sarebbe venuto in Abruzzo addirittura 112 volte. Spesso riusciva a “sottrarsi” agli impegni il martedì e scappava in montagna, con un piccolo gruppo di uomini fidati (spesso sette), con tre auto di cui un fuoristrada. La settima volta del Papa in Abruzzo fu il 24 luglio del 2003: la vecchiaia e la malattia prendevano lentamente il sopravvento. Non era più il tempo delle cerimonie pubbliche ma delle passeggiate rigeneratrici, della contemplazione e della preghiera fra “i suoi monti”.

Il 1º febbraio 2005 il Papa fu ricoverato all'Ospedale Gemelli di Roma fino al 10 febbraio; successivamente fu costretto a saltare gran parte degli impegni previsti per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute. Il 27 marzo, giorno di Pasqua, apparve alla finestra su piazza San Pietro per poco tempo. Il Papa benedisse la folla di mano sua. Tentò di parlare, ma non vi riuscì. Il 30 marzo, mercoledì, il Papa ancora apparve alla finestra su piazza San Pietro per poco tempo. Tentò inutilmente di parlare. Fu l'ultima volta che si mostrò in pubblico prima di morire. Morì il 2 aprile 2005 alle ore 21:37 dopo due giorni dal peggioramento del suo stato di salute a causa di un'infezione dell'apparato urinario. Il 18 maggio 2011 è invece il giorno del tributo dell'Abruzzo a Papa Giovanni Paolo II, la sua amata chiesetta diviene primo Santuario in Europa dedicato al Papa. Centinaia di persone hanno preso parte alla sacra celebrazione alle pendici del Gran Sasso, in quel luogo di pace e silenzio che Wojtyla amava perché lo faceva sentire vicino al suo amato Padre Tanti i fedeli accorsi da più parti d'Italia, tutti molto commossi, tra loro anche Rita Megliorn, l'infermiera che assistette Papa Wojtyla negli ultimi giorni su questa terra.

Noi lo abbiamo seguito così http://www.abruzzo24ore.tv/news/San-Pietro-della-Ienca-e-il-primo-Santuario-d-Europa-dedicato-a-Beato-Papa-Giovanni-Paolo-II/34980.htm

Prima di quel giorno il 1 maggio 2011 Papa Giovanni Paolo II è diventato Beato, e a noi piace ricordarlo attraverso un bimbo incontrato a San Pietro della Jenca che nel sorriso e nei colori ci ha davvero ricordato il Papa, quel bimbo si chiama Carol.

di Barbara Bologna


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