Pd, Orfini: "Primarie per il Parlamento. Listone civico? Un errore"

L'intervista. I giovani e la battaglia del rinnovamento

18 Giugno 2012   09:43  

Bersaniano doc (come viene definito su qualche sito), Matteo Orfini, 35 anni, è membro della segreteria nazionale del Pd con un forte legame con l'Abruzzo che lo ha portato più volte nella nostra regione per manifestazioni politiche e per l'organizzazione, seguita da vicino, della Festa nazionale della Cultura che si è svolta all'Aquila. Orfini, che è anche responsabile delle Relazioni istituzionali della Fondazione Italianieuropei che fa riferimento a Massimo D'Alema, ha accettato di rispondere ad alcune domande di Abruzzo24ore.tv.

Dalle amministrative del mese scorso alle politiche del prossimo anno, passando per le primarie, il rinnovamento interno al partito e il "caso Lusi", il dirigente democratico, che L'Espresso definisce "uno dei più influenti della nuova generazione dem" indica la strada dei trentenni per provare a farsi strada dentro e fuori dal Pd.

Orfini, i risultati delle elezioni amministrative mettono in luce un aspetto: il centrosinistra vince perchè gli elettori del centrodestra non si recano alle urne. Nell'altra metà del campo è iniziato un processo di totale ridisegno. Cosa accadrà di qui a un anno?

Credo che le ragioni siano più profonde del semplice crollo politico della destra. L'Italia è colpita da una crisi economica drammatica che fa pagare un prezzo altissimo a una parte sempre più grande dei suoi cittadini. La politica fa fatica a dare risposte concrete ed è questa inefficacia ad alimentare l'astensionismo e l'antipolitica. Nei prossimi mesi si rafforzerà chi saprà offrire risposte convincenti e non demagogiche alla domanda di protezione e di futuro che sale dal paese.

E' ancora da rincorrere l'alleanza con un Terzo polo deflagrato e ancora animato dalla politica del doppio forno, o è più opportuno rinsaldare l'alleanza sancita dalla "foto di Vasto"?

Bisogna partire dall'Italia più che dalle alleanze. Cosa serve per uscire dalla crisi? Questa è la domanda che dobbiamo porci. Dalla risposta che sceglieremo di dare dipenderanno gli accordi elettorali. Siamo l'unico partito che è uscito bene dalle amministrative, pur con tutti i suoi limiti e problemi. Sono gli altri che devono porsi il problema di cercare un accordo con noi.

In Abruzzo L'Aquila ha confermato la fiducia a Massimo Cialente. Ma non è un mistero che lo stesso Pd ha provato a metterlo da parte. E' il solito "tafazzismo" della sinistra o c'era dell'altro?

In questi anni di lavoro sui temi della cultura sono stato spesso a L'Aquila per cercare, nel mio piccolo, di dare un contributo a tener viva l'attenzione sulla più grande ferita ancora aperta del paese. Cialente ha dimostrato in questi anni una forza straordinaria caricandosi sulle spalle responsabilità spesso non sue. I cittadini lo hanno compreso e giustamente gli hanno confermato affetto e fiducia.

Lei è tra i leader nel Pd del gruppo di giovani dirigenti ed amministratori chiamato “Rifare l'Italia” che di recente ha fatto due tappe in Abruzzo, prima a L'Aquila poi a Teramo. Qual è la strada per il rinnovamento?

Il rinnovamento passa prima di tutto per la costruzione di un nuovo pensiero. Non è solo questione di facce e di anagrafe. Se una nuova classe dirigente vuole imporsi, deve vincere la battaglia delle idee. A me non basta dire "siamo giovani", vorrei piuttosto convincere gli italiani che abbiamo idee e progetti utili a cambiare davvero il paese.

Divisi si perde. Dentro e fuori dal partito. Non può esserci dialogo con Matteo Renzi?

Certo che si, siamo nello stesso partito e dialoghiamo di continuo. Ma Renzi oggi rappresenta un'idea di partito diversa dalla mia. Sostenere che "il liberismo è di sinistra" era sbagliato venti anni fa, ribadirlo oggi quando la crisi mondiale dimostra inequivocabilmente i guasti che esso ha prodotto vuol dire essere imprigionati nel passato. Altro che rinnovamento!

Che ne pensa dell'idea di una lista civica nazionale? 

Che sarebbe un errore. Il Pd deve aprirsi a chi ha voglia di impegnarsi, non affidare in outsourcing l'innovazione. La crisi sta creando una "nuova umanità", come ha giustamente osservato Alfredo Reichlin. E' lì che dobbiamo cercare la nuova classe dirigente del paese, non nel salotto di qualche intellettuale o illustre editorialista.

Primarie per i candidati al Parlamento?

Le primarie non sono la soluzione a tutti i problemi e a volte possono persino diventare strumenti di chiusura invece che di apertura. Se alle primarie si sfidassero un giovane precario e un esperto consigliere regionale, vincerebbe quasi sicuramente il consigliere. Ciò nonostante, se non riuscissimo a cambiare la legge elettorale, le primarie sarebbero l'unica soluzione per superare la vergogna delle liste bloccate.

La vicenda Lusi è una ferita aperta da mesi. Almeno in Abruzzo si è sempre avuta l'impressione che ci fosse qualcosa che non andasse, nella gestione del potere da parte del senatore. Oggi tutti si indignano, ma possibile che a Roma nessuno si sia mai accorto di nulla? E perchè nessuno ha mai dato credito ai sospetti avanzati da alcuni dirigenti come Michele Fina?

Credo che su questi temi Roma debba fare una riflessione profonda. Spesso un'eccessiva attenzione al caminetto delle correnti impedisce di vedere i problemi. In Abruzzo qualcuno si è battuto contro il sistema Lusi e a quelle battaglie ha pagato un prezzo altissimo. Credo che oggi quell'impegno vada riconosciuto. Anzi, avrebbe dovuto trovare maggior ascolto nei momenti più duri di quello scontro. Quando per chiudere una querelle pubblica che il Pd all'Aquila non poteva più permettersi, Michele Fina decise di fare un passo indietro dalla disputa per il rinnovo della segreteria provinciale, ritenemmo che fosse giunto il tempo di un impegno di rilevanza nazionale; gli chiesi di venire nel dipartimento cultura e gli affidai la delicata delega al paesaggio. Questo anche perché ero consapevole del valore di un'esperienza maturata nel guidare il Pd in un luogo difficile ed in condizioni estreme, per i terremoti fisici e politici. Oggi, visto quello che sta emergendo, credo che qualcuno dovrebbe chiedere scusa e dire grazie ai tanti che in questi anni in quel territorio hanno dimostrato che il Partito democratico è una cosa seria.

di Marco Signori


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