Alla richiesta del governo di aprire il confronto sulla riforma del sistema universitario  Veltroni risponde nero su bianco di sospendere prima di tutto gli effetti che la legge Gelmini sta infliggendo alla scuola pubblica, eliminando  tagli, accorpamenti e quant' altro per mezzo di una modifica della finanziaria. Nella missiva rivolta ai ministri Tremonti e Gelmini  il leader del Pd nazionale dichiara senza mezzi termini quanto sia importante cambiare rotta, e cessare di stravolgere settori decisivi per la crescita del Paese ad ogni cambio di governo.  Dal canto suo la ministra, pur avendo organizzato un 
incontro con i 
sindacati dell’ Università e della 
Ricerca nella giornata di 
oggi (a soli due giorni dallo 
sciopero nazionale di 
venerdì prossimo), non sembra accennare minimamente ad un’
eventuale revisione del piano tagli deciso la scorsa estate, mostrando pertanto, di non voler ancora affrontare il vero nocciolo della problematica sollevata dalle categorie coinvolte, e ossia l’essenza di quella protesta che studenti, professori, personale Ata, dirigenti e famiglie, stanno portando avanti ormai da mesi affinchè il governo torni a considerare la scuola pubblica come  ambito vitale all’ evoluzione culturale del Paese, e non come semplice voce di bilancio da ridimensionare. 
I
n Abruzzo continuano intanto le proteste e gli incontri volti a ridurre le conseguenze traumatiche del piano tagli sulla scuola, operazioni complesse e dense di ostacoli, appena alleggerite dal ritiro da parte del governo dell’ 
articolo 3 del dl 154, che imponeva il 
commissariamento delle Regioni inadempienti sulla 
riduzione delle dirigenze scolastiche, e sulla 
chiusura dei piccoli plessi.
Pescara. Nella giornata di ieri parlamentari, assessori e dirigenti del 
Pd hanno illustrato agli organi d’informazione il quadro che più o meno si andrà a delineare nel prossimo triennio, relativamente alla scuola pubblica abruzzese, con particolare attenzione al futuro degli istituti dei piccoli centri e delle 
Comunità montane. Uno scenario drammatico, tanto da indurre i presenti, e ossia 
Giovanni Lolli, Giovanni Legnini, Vittoria D’Incecco, Tommaso Ginoble, il presidenti delle Provincie di Pescara e di Teramo, 
Giuseppe De Dominicis e Rosanna Di Liberatore, ad avanzare l’ipotesi di un 
referendum al fine di scongiurare i gravi rischi occupazionali, e i disagi logistici e didattici che la Regione dovrà subire, se il decreto Gelmini non verrà prontamente ridiscusso e modificato.
Le Comunità montane. La preoccupazione dei parlamentari abruzzesi si è focalizzata soprattutto sulla situazione delle località montane, a loro avviso destinata ad aggravarsi sensibilmente sotto i tagli della razionalizzazione scolastica in corso. “Se chiudiamo la scuola di 
Valle Castellana gli scolari per andare a Teramo dovranno svegliarsi alle 
5 del mattino, questo significa che anche i genitori saranno costretti a
 trasferirsi lasciando ancora più vuoto il paese”.  Come testimonia l’intervento di Rosanna Di Liberatore, si tratta di zone già soggette a 
svuotamento e invecchiamento della popolazione, aree che con la chiusura dei plessi sottodimensionati rischiano 
l’isolamento totale dalla vita socioculturale della Regione. 
 
Lo scenario futuro. I numeri relativi ai tagli previsti nel corso del prossimo triennio, e presentati nel 
fascicolo informativo distribuito durante la conferenza sono stati commentati da Legnini: 
222 gli insegnanti in meno nella 
scuola dell’ infanzia, 495 nella 
primaria, 
362 nella 
secondaria di primo grado e 
473 nella secondaria di secondo grado, per una perdita totale di oltre 
1.500 docenti. Senza contare le 
2.240 cattedre, le 
870 supplenze e le 
500 risorse Ata in meno, che lo scenario ipotizzato sulla base del ridimensionamento imposto dal decreto Gelmini presenta.
Presidenze a rischio. Risale a ieri l’ incontro tra il presidente della Provincia di Chieti 
Tommaso Coletti e il sindaco di Francavilla 
Nicolino di Quinzio, organizzato al fine di discutere la spinosa eventualità che la 
dirigenza scolastica dello scientifico 
Volta possa subire la chiusura per via della creazione di 
2 nuovi Poli scolastici ad 
Ortona e a 
Guardiagrele.  A rendere critica la situazione dell’ istituto infatti non è il numero degli iscritti, ma la proposta lanciata dal Consiglio comunale ortonese alla Provincia riguardo la fondazione dei suddetti Poli: con le sedi distaccate di Ortona e Guardiagrele, il Volta di Francavilla raggiunge tranquillamente 
890 unità, qualora venisse a perdere gli iscritti di entrambi i plessi, il numero di studenti della sede centrale crollerebbe al di sotto dei 
450 alunni. La Provincia ad ogni modo, ha espresso la volontà di 
tutelare dal ridimensionamento 
tutte le 
85 presidenze sparse nel territorio. Secondo quanto ha dichiarato Coletti in effetti,  “il numero complessivo degli studenti dei vari ordini di scuola è tale da 
superare mediamente il livello minimo previsto per ciascuna presidenza. Il rapporto attuale, infatti, è di 
680 studenti per 
ogni dirigenza a fronte del 
parametro minimo di 
500. È sufficiente apportare qualche aggiustamento per equilibrare la situazione. La 
Provincia di Chieti farà la proposta di mantenere tutte le presidenze visto che i numeri ci sono, anche se a decidere sarà la 
giunta regionale entro il 
31 dicembre, dopo aver sentito il parere della direzione scolastica regionale”.
La rabbia dei dirigenti. Perplessi anche i presidi della 
Provincia dell’Aquila, molti dei quali giurerebbero di 
non essere stati minimamente interpellati dagli uffici scolastici durante la redazione del piano tagli. Di particolare amarezza la riflessione del presidente del Collegio Presidi della Provincia di Pescara, 
Pasquale Sofi, Dirigente scolastico del prestigioso 
Leonardo Da Vinci: “Un classico esempio di mala gestione all’italiana. Il piano di ridimensionamento è stato prodotto da 25 esponenti dell’ Amministrazione provinciale uscente, senza che alcuno di noi venisse ascoltato o per lo meno avvisato. Siamo stati messi 
di fronte al fatto compiuto, un piano tagli che, invece di riequilibrare la drastica razionalizzazione voluta dal governo, sembra miri in alcuni casi ad accontentare il ministero dell’istruzione. Un esempio concreto è l’abbinamento della scuola media 
Antonelli alla media 
Croce, e dell’istituto 
Aterno al 
Michetti, comportando la 
soppressione di una presidenza: se avessero abbinato la Croce al Michetti quella stessa presidenza si sarebbe salvata. Questa è ragioneria non riforma. ”
Giovanna Di Carlo
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