Pd, un referendum per salvare le scuole abruzzesi

Le perplessità dei dirigenti scolastici sui tagli

11 Novembre 2008   16:53  
Alla richiesta del governo di aprire il confronto sulla riforma del sistema universitario Veltroni risponde nero su bianco di sospendere prima di tutto gli effetti che la legge Gelmini sta infliggendo alla scuola pubblica, eliminando tagli, accorpamenti e quant' altro per mezzo di una modifica della finanziaria. Nella missiva rivolta ai ministri Tremonti e Gelmini il leader del Pd nazionale dichiara senza mezzi termini quanto sia importante cambiare rotta, e cessare di stravolgere settori decisivi per la crescita del Paese ad ogni cambio di governo. Dal canto suo la ministra, pur avendo organizzato un incontro con i sindacati dell’ Università e della Ricerca nella giornata di oggi (a soli due giorni dallo sciopero nazionale di venerdì prossimo), non sembra accennare minimamente ad un’eventuale revisione del piano tagli deciso la scorsa estate, mostrando pertanto, di non voler ancora affrontare il vero nocciolo della problematica sollevata dalle categorie coinvolte, e ossia l’essenza di quella protesta che studenti, professori, personale Ata, dirigenti e famiglie, stanno portando avanti ormai da mesi affinchè il governo torni a considerare la scuola pubblica come ambito vitale all’ evoluzione culturale del Paese, e non come semplice voce di bilancio da ridimensionare.

In Abruzzo continuano intanto le proteste e gli incontri volti a ridurre le conseguenze traumatiche del piano tagli sulla scuola, operazioni complesse e dense di ostacoli, appena alleggerite dal ritiro da parte del governo dell’ articolo 3 del dl 154, che imponeva il commissariamento delle Regioni inadempienti sulla riduzione delle dirigenze scolastiche, e sulla chiusura dei piccoli plessi.

Pescara. Nella giornata di ieri parlamentari, assessori e dirigenti del Pd hanno illustrato agli organi d’informazione il quadro che più o meno si andrà a delineare nel prossimo triennio, relativamente alla scuola pubblica abruzzese, con particolare attenzione al futuro degli istituti dei piccoli centri e delle Comunità montane. Uno scenario drammatico, tanto da indurre i presenti, e ossia Giovanni Lolli, Giovanni Legnini, Vittoria D’Incecco, Tommaso Ginoble, il presidenti delle Provincie di Pescara e di Teramo, Giuseppe De Dominicis e Rosanna Di Liberatore, ad avanzare l’ipotesi di un referendum al fine di scongiurare i gravi rischi occupazionali, e i disagi logistici e didattici che la Regione dovrà subire, se il decreto Gelmini non verrà prontamente ridiscusso e modificato.

Le Comunità montane. La preoccupazione dei parlamentari abruzzesi si è focalizzata soprattutto sulla situazione delle località montane, a loro avviso destinata ad aggravarsi sensibilmente sotto i tagli della razionalizzazione scolastica in corso. “Se chiudiamo la scuola di Valle Castellana gli scolari per andare a Teramo dovranno svegliarsi alle 5 del mattino, questo significa che anche i genitori saranno costretti a trasferirsi lasciando ancora più vuoto il paese”. Come testimonia l’intervento di Rosanna Di Liberatore, si tratta di zone già soggette a svuotamento e invecchiamento della popolazione, aree che con la chiusura dei plessi sottodimensionati rischiano l’isolamento totale dalla vita socioculturale della Regione.

 

Lo scenario futuro. I numeri relativi ai tagli previsti nel corso del prossimo triennio, e presentati nel fascicolo informativo distribuito durante la conferenza sono stati commentati da Legnini: 222 gli insegnanti in meno nella scuola dell’ infanzia, 495 nella primaria, 362 nella secondaria di primo grado e 473 nella secondaria di secondo grado, per una perdita totale di oltre 1.500 docenti. Senza contare le 2.240 cattedre, le 870 supplenze e le 500 risorse Ata in meno, che lo scenario ipotizzato sulla base del ridimensionamento imposto dal decreto Gelmini presenta.

Presidenze a rischio. Risale a ieri l’ incontro tra il presidente della Provincia di Chieti Tommaso Coletti e il sindaco di Francavilla Nicolino di Quinzio, organizzato al fine di discutere la spinosa eventualità che la dirigenza scolastica dello scientifico Volta possa subire la chiusura per via della creazione di 2 nuovi Poli scolastici ad Ortona e a Guardiagrele. A rendere critica la situazione dell’ istituto infatti non è il numero degli iscritti, ma la proposta lanciata dal Consiglio comunale ortonese alla Provincia riguardo la fondazione dei suddetti Poli: con le sedi distaccate di Ortona e Guardiagrele, il Volta di Francavilla raggiunge tranquillamente 890 unità, qualora venisse a perdere gli iscritti di entrambi i plessi, il numero di studenti della sede centrale crollerebbe al di sotto dei 450 alunni. La Provincia ad ogni modo, ha espresso la volontà di tutelare dal ridimensionamento tutte le 85 presidenze sparse nel territorio. Secondo quanto ha dichiarato Coletti in effetti, “il numero complessivo degli studenti dei vari ordini di scuola è tale da superare mediamente il livello minimo previsto per ciascuna presidenza. Il rapporto attuale, infatti, è di 680 studenti per ogni dirigenza a fronte del parametro minimo di 500. È sufficiente apportare qualche aggiustamento per equilibrare la situazione. La Provincia di Chieti farà la proposta di mantenere tutte le presidenze visto che i numeri ci sono, anche se a decidere sarà la giunta regionale entro il 31 dicembre, dopo aver sentito il parere della direzione scolastica regionale”.

La rabbia dei dirigenti. Perplessi anche i presidi della Provincia dell’Aquila, molti dei quali giurerebbero di non essere stati minimamente interpellati dagli uffici scolastici durante la redazione del piano tagli. Di particolare amarezza la riflessione del presidente del Collegio Presidi della Provincia di Pescara, Pasquale Sofi, Dirigente scolastico del prestigioso Leonardo Da Vinci: “Un classico esempio di mala gestione all’italiana. Il piano di ridimensionamento è stato prodotto da 25 esponenti dell’ Amministrazione provinciale uscente, senza che alcuno di noi venisse ascoltato o per lo meno avvisato. Siamo stati messi di fronte al fatto compiuto, un piano tagli che, invece di riequilibrare la drastica razionalizzazione voluta dal governo, sembra miri in alcuni casi ad accontentare il ministero dell’istruzione. Un esempio concreto è l’abbinamento della scuola media Antonelli alla media Croce, e dell’istituto Aterno al Michetti, comportando la soppressione di una presidenza: se avessero abbinato la Croce al Michetti quella stessa presidenza si sarebbe salvata. Questa è ragioneria non riforma. ”


Giovanna Di Carlo


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