Perdonanza il discorso del Cardinale Petrocchi per l'accensione del Tripode

24 Agosto 2020   08:17  

Il fuoco è un fenomeno avvincente: ma le fiamme possono guizzare e protendersi in molte lingue perché c’è un combustibile che le alimenta. Il fuoco si accende e arde perché c’è un supporto che brucia e si consuma.

Esaltare il fuoco della Perdonanza significa dare valore all’ “anima celestiniana” che lo genera, soprattutto nella dimensione dell’amore che sa portare cristianamente il peso delle difficoltà quotidiane.

L’evento, che oggi prende inizio, non si esaurisce in un semplice gesto rituale: ma intende attivare una conversione motivata e concreta.

Quest’anno possiamo prendere l’impegno a vivere, con carità evangelica, i numerosi disagi e gli inconvenienti legati alla pandemia da Covid19.

Ciò comporta accettare con prontezza le privazioni imposte dallcircostanze, facendosi carico, con pazienza, delle rinunce e dei fastidi provocati dalla lotta contro questo temibile contagio. Talvolta può costare fatica obbedire alle norme e restrizioni decretate per contenere l’epidemia, ma la fedeltà convinta e obbediente tutela il bene comune: cioè il bene individuale e pubblico.

La disciplina civica, se risponde a regole giuste, è una virtù: umana e cristiana.

Preghiamo per le vittime del contagio e per le loro famiglie, così pure per i malati a causa di questa infezione. 

Insieme agli atteggiamenti di adesione alle disposizioni legittime mirate a promuovere gli interessi generali, occorre moltiplicare l’attenzione verso le persone che attraversano gravi difficoltà, sapendo che la carità cancella una moltitudine di peccati.

In particolare va rivolta una partecipe prossimità al mondo del lavoro, fortemente messo in crisi dalla recente pandemia. Pensiamo gli operai, agli artigiani, ai commercianti, agli impiegati, ai professionisti, agli imprenditori che hanno subìto seri danni economici nello svolgimento delle loro attività. Essi hanno bisogno non solo della nostra simpatia ma di una solidarietà fattiva e coraggiosa.

Apriamo il cuore pure a quanti bussano alle nostro porte, provenienti da paesi lacerati da guerre e devastati dalla povertà, nella convinzione che la questione fondamentale da affrontare non è “se” aiutarli, ma “come” aiutarli, in modo adeguato e lungimirante.

Nella generosa sollecitudine Aquilana comprendiamo anche gli esclusi, a qualunque categoria appartengano, e  gli indigenti, che alla precarietà economica spesso uniscono problemi di emarginazione sociale.

Con affetto fraterno e dedizione fattiva, li stringiamo tutti a noi, con l’abbraccio forte ed universale della Perdonanza!

Giuseppe Card. Petrocchi

Arcivescovo Metropolita di L’Aquila


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