Peter Falk, malato di Alzheimer, affidato alla moglie

La tragica fine di un mito

03 Giugno 2009   10:25  

Il Tenente Colombo ha fatto davvero una brutta fine. Peter Falk, attore 81enne, è ormai da anni malato di Alzheimer e si è trovato, suo malgrado, al centro di una lite passata dagli insulti alle carte bollate, tra la sua seconda moglie Shera e la figlia Catherine. Motivo del contendere tra le due è l'affidamento di quest'uomo, diventato incapace di intendere e di volere. Catherine ha aperto il contenzioso con Shera lo scorso dicembre non per una questione di soldi, ma perchè la nuova consorte impedisce i contatti tra padre e figlia.
Shera ha risposto all'attacco portando in tribunale il diario della figlia, per provare che i suoi rapporti con il padre non erano poi così buoni come sostenava. I due erano, insomma, ai ferri corti tanto che Catherine tempo prima aveva fatto causa a Peter per il mancato mantenimento del college. Il giudice ha così affidato la custodia dell'attore alla neo-moglie, seguendo la volontà di Falk, espressa in un testamento prima che le sue condizioni di salute peggiorassero.
Falk, che ora riceve cure mediche tutto il giorno, è stato sorpreso da un gruppetto di paparazzi fuori dalla sua villa a urlare contro i passanti. Stephen Read, suo medico di fiducia, ha affermato di recente che le condizioni di salute del paziente sarebbero peggiorate dopo le operazioni subite ai denti ed all'anca, a causa dell'anestesia.
Peter Falk è dventato famoso per la sua interpretazione del celeberrimo Tenente Colombo, che gli ha fruttato ben quattro Emmy Awards, i nostri Oscar della Tv. Ma la sua carriera non è passata solo per il tubo catodico. Anche sul grande schermo, infatti, l'attore si è tolto qualche bello sfizio. Due volte ha sfiorato l' Oscar, prima con Sindacato assassini e poi con Angeli con la pistola. Una carriera indimenticabile per tutti tranne, ironia della sorte, che per lui.

Lasciatemi dire che la foto che ho messo è tragica e dimostra quanto l'uomo possa essere insensibile. L'umanità, che dovrebbe essere insita nella nostra natura, avrebbe dovuto spingere quei paparazzi a proteggere non la privacy, ma la dignità di quest'uomo. Lo scoop, però, viene sempre prima di tutto.

 


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