Petrolio in Abruzzo: nuovi pozzi a largo della costa teatina

03 Aprile 2009   13:22  

"Il 50% del territorio viene ceduto alle compagnie petrolifere per estrarre petrolio di pessima qualità che dovrà essere sottoposto a processi molto inquinanti di desulfurazione. Il 90% della popolazione si troverà a vivere dentro un distretto petrolifero".

E' l'allarme lanciato dalle associazioni ambientaliste che poco credono alle rassicurazioni del presidente Chiodi.

"Le compagnie petrolifere - scrivono - pagheranno allo Stato il 7% di royalties e alla nostra regione solo l’1%. In altri paesi del mondo si pagano dal 30% all’80% di royalties come ricompensa per i danni ambientali. Vista la pessima qualità del nostro petrolio, il basso costo è l’unica ragione che rende interessante la nostra regione agli occhi dei petrolieri" scrivono le associazioni. "I pozzi di petrolio non porteranno posti di lavoro perché le compagnie petrolifere utilizzano i propri tecnici da fuori regione. Le raffinerie sono altamente automatizzate e a regime serviranno solo poche decine di persone. Al contrario, l’inquinamento provocato dall’attività petrolifera riguarderà tutta la regione con ricadute pesantissime sulla salute della gente e sull’economia".

DANNI ALLA SALUTE

"Il petrolio estratto in Abruzzo è di pessima qualità perché ricco di zolfo. Per essere trasportato via dalla nostra regione attraverso il porto di Ortona deve essere prima sottoposto ad un processo di raffinazione. Il prodotto di scarto più pericoloso è l’idrogeno solforato (H 2 S) dagli effetti letali sulla salute umana anche a piccole dosi. L’Organizzazione Mondiale della Sanita’ raccomanda di non superare 0.005 parti per milione (ppm) mentre in Italia il limite massimo previsto dalla legge è pari a 30 ppm : ben 6000 volte di più. In mare addirittura non ci sono limiti in Italia. Politici e petrolieri diranno che tutto è a norma di legge, ed è vero! Il problema è che tali leggi sono fatte per tutelare i loro interessi e non i nostri".

 

DANNI ALL'AGRICOLTURA

"La trasformazione della regione in distretto minerario creerà un danno all’intero sistema agricolo e all’immagine dei prodotti eno-gastronomici abruzzesi. L’incompatibilita’ tra agricoltura e raffinerie è stata dimostrata scientificamente più di 30 anni fa. Allo stato attuale non esistono tecnologie che possano evitare i danni ambientali. Per questo motivo negli USA e negli altri paesi europei non vengono consentiti impianti di raffinazione di nessun tipo in prossimità di zone abitate. Ad Ortona per far posto alla raffineria hanno già tagliato le viti del Montepulciano DOC. Quanto alle altre viti che rimarranno, chi è che vorrà bere un vino fatto all’ombra delle trivelle e delle raffinerie? Sarà invendibile".

DANNI ALL'ECONOMIA REGIONALE

"Il petrolio comporterà la chiusura di moltissime aziende agricole e vi sarà una perdita di posti di lavoro in tutto il settore agricolo e agro-alimentare, un comparto che in Abruzzo include marchi di fama e di prestigio mondiali. Vi sarà anche un danno incalcolabile nel settore turistico e alberghiero: chi vorrà trascorrere le proprie vacanze tra fiamme alte 30 metri e puzza di uovo marcio (H 2 S)? La regione dei parchi si trasformerà nella regione delle raffinerie e delle discariche.

CONTAMINAZIONE DELL'ACQUA

"L’estrazione del petrolio e la sua raffinazione comportano un notevole dispendio di acqua. Solo l’impianto di desulfurazione utilizzerà UN MILIONE di litri d’acqua potabile al giorno. Acqua che sarà prelevata dall’acquedotto pubblico, già perennemente carente in estate. Queste acque contaminate dallo zolfo e metalli pesanti saranno poi reimmesse nel terreno con un rischio gravissimo di contaminazione delle falde. In Basilicata è già successo.

CONTAMINAZIONE DELL'ARIA CHE RESPIRIAMO

"Secondo lo studio del Mario Negri Sud solo la raffineria di Ortona emetterà ogni anno: 112 t di ossido di zolfo, 322 t di nitrati, 80 t di monossido di carbonio, 1.2 t di polveri fini e 2.2 t di composti volatili organici. Sempre secondo il Mario Negri Sud le stime dell’Eni sottostimavano dfino al 20% tali valori. Non dovevamo essere la regione dei parchi?"

  • DANNI AL MARE

  • "Negli Stati Uniti le perforazioni in mare devono essere eseguite a 160 km dalla costa per paura di possibili incidenti che riverserebbero petrolio sulla costa. Tali vincoli non esistono in Italia e a San Vito la MOG vuole installare un piattaforma a 5 km dalla costa. Tale piattaforma verrà costruita a partire dal 2010 e resterà li per i prossimi 15-20 anni secondo quanto dichiarato dalla MOG stessa. Conoscete qualcuno che vorrà venire in vacanza all’ombra di una piattaforma petrolifera?"

CONTAMINAZIONE DEI TERRENI

"La ricaduta delle sostanze inquinanti immesse nell’aria e nell’acqua danneggiano le potenzialità agricole della regione. In Val d’Agri (Basilicata) 15 anni fa i petrolieri dicevano le stesse cose che dicono a noi e cioè che tutta la loro attività è compatibile con l’agricoltura e la salute umana. Evidentemente mentivano se oggi in Basilicata i terreni vengono abbandonati e lasciati incolti perché producono poco o niente e con pessima qualità. Gli stessi terreni che furono pagati a caro prezzo dai rispettivi proprietari, oggi non valgono nulla perché non c’è mercato. Nessuno li vuole. Il risultato è un danno economico pesantissimo che nessuno ha mai risarcito.

I petrolieri lavorano alla petrolizzazione dell’Abruzzo dal 2001 mentre la classe politica sapeva, stava zitta e metteva le firme necessarie. Gli unici a non essere informati erano i semplici cittadini che non avrebbero mai accettato la trasformazione irreversibile del loro territorio.

 

Nel frattempo la stampa è venuta meno al suo lavoro di indagine nascondendo e sottovalutando gli allarmi lanciati da scienziati e da grandi enti di ricerca scientifica. Per questa ragione molti abruzzesi non sanno ancora niente del rischio spaventoso che la nostra regione sta correndo. I petrolieri e i loro amici amano chiamare la raffineria che vogliono costruire ad Ortona “ Centro-Oli” per confondere i cittadini e non spaventarli. La raffineria di Ortona è un elemento indispensabile del progetto che se oggi non esiste è grazie ad una legge regionale approvata nel marzo 2008. La legge è stata approvata sotto la spinta popolare di migliaia di cittadini arrivati nel capoluogo ad assediare il palazzo della regione. Senza questa pressione popolare i politici non ebbero il coraggio di resistere alle richieste dei petrolieri che ora sono tornati all’attacco".

L’INGANNO

"Durante la campagna elettorale del 2008 tutti i partiti si sono dichiarati contrari al petrolio ed in particolare alla costruzione di raffinerie. La pericolosità del tema petrolio in campagna elettorale fu tale che anche Berlusconi nei suoi discorsi tenuti a Chieti e a Pescara si impegno a non farli fare. Ma a tante belle parole, fatti di segno opposto sono seguiti. Il Ministero della Sviluppo Economico continua a classificare l’Abruzzo regione mineraria e il governo ha impugnato la legge regionale che bloccava la costruzione della raffineria di Ortona. Inoltre nuove autorizzazioni vengono ancora rilasciate alle compagnie petrolifere; la legge regionale recentemente proposta dall’assessore all’agricoltura Febbo dell’attuale maggioranza, di fatto, apre la strada al petrolio e condanna a morte l’agricoltura, l’economia eno-gastronomica e lo sviluppo turistico dell’Abruzzo.La verità sul grave rischio che stiamo correndo è ormai chiara, ma la classe politica non ha la forza, il coraggio e soprattuto la volonta’ di contrastare la compagnie petrolifere. Il rischio è ora più grave che mai! Stampa e istituzioni cercano ancora di tranquillizzare la gente con false promesse, bugie e nascondimenti. La verità è che al 31.12.2007 in Abruzzo sono già stati perforati 722 pozzi di estrazione o di ricerca e che molti altri sono in arrivo. Tutto questo con il supporto delle vecchie giunte e di quella attuale. Ad Ortona l’Eni ha già acquisito i terreni e sta facendo tagliare le vigne per far posto alla futura raffineria. Contano sul fatto che come al solito, quando la gente capirà, sarà troppo tardi".

GLI APPELLI FINO AD ORA IGNORATI

"Un forte appello a desistere da questi scellerati progetti è stato lanciato da 88 dirigenti medici della ASL di Chieti-Ortona, docenti universitari e da scienziati di diversi settori chehanno tenuto conferenze in varie città dell’Abruzzo per illustrare i rischi. Persino la conferenza abruzzese-molisana dei vescovi, consapevole di quello che èaccaduto in Basilicata, è intervenuta col documento “Abitare la Terra” (Luglio 2008) in cui si chiede espressamente di rinunciare al progetto della raffineria. Tutti gli appelli del mondo scientifico, delle autorità religiose, delle numerose associazioni di cittadini, delle cantine, degli agricoltori, degli operatori turistici, dei comuni a cui si sono uniti anche personaggi noti come Dacia Maraini, Giò Di Tonno, Caparezza ed altri, nonsono riusciti finora a far desistere i petrolieri. I politici non vogliono (o non riescono) a fermarli perciò occorre un’azione comune. Abbiamo una classe politica debole, corrotta e connivente. Abbiamo una stampa inadeguata. Abbiamo tutto da perdere e nienteda guadagnare dalla trasformazione della nostra regione in regione petrolifera: danni economici, ambientali, disoccupazione, emigrazione, malattie e malformazioni.

Per accedere ad un elenco di siti di informazione e filmati prodotta da semplici cittadini, in modo indipendente, serio e basata su evidenza scientifica visita: http://regioneabruzzo.blogspot.com/".


 

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