Postino unico a Caldari (Ch)

lettera di Antonio Di Bartolomeo

31 Gennaio 2009   15:38  

E’ il decimo giorno di odissea per i caldaresi, ormai. Da giovedì 22 gennaio i cittadini di Caldari, un paese di quasi duemila abitanti vicino a Ortona, e delle ville limitrofe (Lubatti e Rogatti) non ricevono più la posta. Siamo nel terzo millennio, ma non sembra: è bastata un’operazione al ginocchio di Diego, il postino del paese, per fermare tutto. Vaglielo a spiegare al monopolista Poste Italiane: «Siamo a corto di personale – rispondono laconici agli uffici dove i caldaresi si sono riversati per reclamare –. Dovete aspettare che il postino ritorni». Ma un sostituto non potrebbe fare capolino? «Adesso non c’è nessuno a disposizione». Dando per buona la risposta, verrebbe da chiedersi molte cose riguardo la gestione del personale. Pare, infatti, che Poste Italiane sia l’unica azienda al mondo che si affida alla bonarietà divina o, se si preferisce, al caso per l’erogazione di un proprio servizio. Non un servizio qualunque, ma uno essenziale.
Così a qualcuno è venuta l’idea di andare a raccogliere la propria corrispondenza direttamente all’ufficio. Ma bollette, raccomandate, cartoline, lettere e multe giacciono quiete nell’ufficio di Ortona, non a Caldari. A Ortona hanno fatto sapere che la cosa non si può fare e che, comunque, l’arrivo del postino è imminente. Risposte troppo sbrigative per un intera comunità che si sente disorientata. Vittime non sono solo semplici cittadini; c’è tutto un tessuto di piccole imprese da tutelare, dalle cantine vinicole agli agriturismi, dai piccoli negozi ai bar. Oggi, sabato, è arrivata la corrispondenza più urgente, come le raccomandate. Da lunedì, promettono, riprenderà il servizio con una ragazza che ha appena vinto il concorso.
Intanto dal Movimento per la Difesa dei Consumatori fanno sapere: «E’ già pronto un esposto alla procura per interruzione di pubblico servizio. Se la consegna della posta non sarà presto ripristinata scatterà la denuncia. Non è la prima volta che Poste Italiane crea disagi a Caldari».
Infatti c’è un precedente poco rassicurante da richiamare. Nel 2007 l’ufficio periferico di Caldari delle Poste chiuse senza preavviso né spiegazioni. Decine di anziani si misero in fila per ore davanti alla porta dell’ufficio in attesa della pensione, sperando una prossima apertura. La questione fu risolta solo dopo diversi giorni, mentre si faceva largo l’ipotesi, poi smentita dai fatti, della chiusura definitiva dell’ufficio del paese.
Senza esasperare le conclusioni, a noi l’episodio ricorda tanto le vessazioni dei poveri abitanti di Fontamara, il paesino dal nome inventato (in realtà era Piscina) di cui parla Ignazio Silone nell’omonimo romanzo: lì è l’acqua del fiume a essere negata, qui un pila enorme di lettere. Per il resto ci sono solo similitudini: da una parte, il sopruso di chi si sente irresponsabile e, dall’altra, un intero paese preso in giro.


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