Primo ciak per "Diaz", il film sul G8 di Genova che nessuno vuole

Una pellicola difficile

28 Giugno 2011   15:13  

Sono cominciate ieri a Bucarest le riprese di "Diaz", il nuovo film di Daniele Vicari che avrà per protagonista Elio Germano. Sebbene la collocazione geografica del set sia molto lontana dal nostro Paese, c'è da scommettere che la pellicola farà discutere. I fatti narrati riguarderanno il G8 di Genova, uno degli eventi più drammatici della nostra storia recente. Sebbene siano passati dieci anni da allora, il produttore Domenico Procacci ha voluto comunque realizzare questo progetto, pur essendo rimasto solo, lui che collabora da anni con Rai e Mediaset: "Non è un'opera pregiudizialmente contro la polizia, ma da parte delle forze dell'ordine ci è stato negato qualsiasi aiuto", ha dichiarato.

Daniele Vicari torna al cinema per parlare ancora una volta, dopo "Velocità massima" e "Il passato è una terra straniera", di temi scottanti con questo "Diaz", film che lo terrà impegnato sul set per dieci settimane. Sette di queste verranno trascorse nella capitale rumena, su scenari interamente ricostruiti, mentre le tre successive avranno come sfondo proprio Genova. Nel cast, oltre a Germano, compaiono Claudio Santamaria, Jennifer Ulrich, Monica Barladeanu, Pippo Delbono, Rolando Ravello, Alessandro Roja, Paolo Calabresi e Ralph Amoussou. Attori internazionali, insomma, per raccontare cosa accadde in quella scuola ormai tristemente famosa dall'improvviso assalto delle forze dell'ordine ai feroci pestaggi. Al centro della storia, poi, anche gli altrettanto gravi eventi avvenuti nella caserma Bolzaneto.

Nonostante il processo sia ancora in corso, il film promette di seguire una sua linea logica, pur basandosi, in linea di massima, sugli atti ufficiali. Prima di iniziare le riprese, inoltre, per un lungo periodo di tempo sono state fatte interviste e colloqui a manifestanti, poliziotti, magistrati, giornalisti e parenti delle vittime.

Attorno al film, comunque, continua ad esserci un'atmosfera pesantissima, come testimoniato da Daniele Vicari in un'intervista a 'L'Espresso': "Diaz è un film che in Italia nessuno vuole: nessun distributore, nessuna televisione, nessun finanziatore, nemmeno le banche e, ironia della sorte, ora anche il Comitato di verità e giustizia (l'associazione nata nel luglio 2002 per tutelare le vittime della repressione nei giorni del G8, ndr) non è sicuro di volerlo. La cosa mi intristisce, ma credo faccia parte del prezzo che nel nostro Paese si paga sempre per la propria indipendenza di giudizio".

Nonostante tutte queste difficoltà, però, nessuno ha intenzione di arrendersi: "Il 14 novembre del 2008, all'indomani della sentenza di primo grado sui fatti del G8, chiamai Daniele Vicari, e ci scambiammo opinioni e pensieri, con un minimo comune denominatore: quella storia non doveva finire così. Avevo detto che il film non sarebbe stato fatto pregiudizialmente contro la polizia, e nemmeno di nascosto. Ho chiesto un incontro con Antonio Manganelli, il capo della Polizia, gli ho lasciato copia della sceneggiatura: Diaz non sarà un processo alla polizia, ma racconterà quei fatti e quelli di Bolzaneto attraverso gli atti del processo, dove in appello è arrivata la condanna per la polizia", ha detto Procacci.

Un incontro che, però, non c'è mai stato: "La polizia non ci ha dato né armi né auto, come invece avviene abitualmente. Il problema è che "per le pellicole difficili in Italia si cerca di accontentare tutti: vittime, polizia, istituzioni. Ma spetta a regista, sceneggiatori e produttori decidere il metodo: noi abbiamo parlato con tutti, black bloc, magistrati, carabinieri o abbiamo letto, come nel caso di Agnoletto, quanto avessero scritto in merito".

A mio giudizio, la libertà artistica non dovrebbe incontrare tutti questi ostacoli anche se, ahimè, questo è un male endemico del nostro Paese difficile da debellare. Se, una volta visto il film, qualcuno si sentirà offeso avrà tutti i mezzi per far valere le proprie ragioni nelle sedi opportune. Ma "Diaz", così come tutti i film 'scomodi', deve avere il diritto di essere proiettato e visto dagli spettatori interessati.

E' l'art.21, bellezza.

Francesco G. Balzano


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