Protesta medici nel carcere di Sulmona, grave situazione operativa

18 Gennaio 2010   16:57  

Il personale medico e paramedico che opera nel carcere di Sulmona ha indetto lo stato di agitazione "per le difficili condizioni alle quali sono sottoposti per prestare le cure ai detenuti".

Attualmente cinque medici prestano servizio a parcella con il vecchio contratto del Ministero di Grazia e Giustizia, mentre altri due sono contrattualizzati dalla Asl Avezzano Sulmona.

La diversita' di trattamento economico a parita' di prestazione, piu' bassa per i primi e piu' alta per i secondi, sta ingenerando problemi all'interno della struttura di reclusione, cosi' come la riduzione del personale addetto al Sert, nonostante l'elevata presenza di detenuti tossicodipendenti.

A causa del sovraffollamento e carenza di agenti penitenziari, i medici sono costretti a lavorare senza il supporto di questi ultimi, esponendosi a rischi che oltrepassano la previsione di contratto.

"Il dlgs 230 del 1999 per il trasferimento delle competenze dal Ministero di Giustizia al Servizio sanitario nazionale - spiega Fabio Federico, responsabile medico del carcere di Sulmona - e' rimasto di fatto inapplicato, anche perche' tutto e' in mano alle Asl regionali, con gravi pregiudizi per la difformita' nei protocolli sanitari diversi regione per regione.

Ogni Asl e' autonoma, quindi e' facilmente prevedibile che le regioni piu' sane sotto il profilo del bilancio della Sanita' sono quelle che piu' possono investire in termini di tutela per la salute dei detenuti. Questo e' profondamente ingiusto per i reclusi, che invece - conclude Federico - devono vedersi assicurati i trattamenti di cui hanno bisogno".

I tentativi autolesionistici nel carcere "maledetto", cosi' e' definito quello di Sulmona visto in numero di suicidi, 10 in 16 anni, tra cui una direttrice di carcere e un sindaco, non sembra diminuire.

Ieri l'ennesimo tentativo da parte di un detenuto della sezione internati, che ha cercato di strangolarsi con i lacci delle scarpe ed e' stato salvato dai poliziotti penitenziari.

Visti gli analoghi episodi degli ultimi giorni, il timore e' che si sia instaurato un percorso di emulazione da parte dei reclusi per tenere alta l'attenzione dei media.

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