Quando a L'Aquila di rotonda ce ne era una sola...

25 Aprile 2013   09:43  

Una volta di rotonda a L'Aquila ce ne era una sola, quella all'incrocio tra via Corrado IV, via della Croce rossa, e via Beato Cesidio.

Ci dormivano dentro un branco di mansueti cani randagi. Durante le campagne elettorali apparivano nei grandi cartelloni che la circondavano i faccioni piacioni e sorridenti dei candidati.  E nel lessico quotidiano della città si diceva appunto '' stà dopo la rotonda'', ''ci vediamo alla rotonda'', e così via.

Poi ci fu il terremoto. E sin dai primi mesi del post-sisma le rotonde si sono moltiplicate. Diciamo che il terremoto è stato fatale anche per i vecchi semafori e le rotonde almeno inizialmente hanno rappresentato l'unica e tangibile prova che L'Aquila stava tornando a volare. Un pò impacciata, girando in tondo, non sapendo mai bene a chi dare la precedenza.

E' accaduto anche altrove, basta farsi un giro nei paesi post-sismici dell'Irpinia per rendersene conto.

Lì poi dentro ogni rotonda ci hanno messo sovente anche improbabili sculture concettuali e post-moderne. Ovvero una barra di ferro curva, o quattro barre di ferro incrociate, o una barra di ferro infilzata in un blocco di cemento, ma anche un blocco di cemento sghembo o triagolare, oblungo o postfallico, con una sbarra di ferro appoggiata sopra o ad un lato.

E i reconditi e alti significati di tali opere d'arte dopo trent'anni non sono stati ancora compresi dai cittadini e automobisti costretti ad contemplarle in tondo tutte le mattine andando al lavoro.

La vecchia rotonda dell'Aquila, la madre di tutte le rotonde, ovviamente per l'occasione, non poteva non essere oggetto di un faraonico e doveroso restyling.

In questi giorni, come documentano le immagini, fervono i lavori di rifacimento e ampliamento di questo importante svincolo. 

E per aspetto estetico e funzionalità si può senz'altro dire che si sta facendo un buon lavoro.

La speranza è che vengano piantati anche tanti alberi, che forse non sono annoverabili tra le opere d'arte concettuali ed avanguardistiche, però sono belli, fanno ombra,  e ben si addicono ad una città che ambisce a diventare smart.

Certo poi intorno alle tante nuove rotonde va ricostruita un'intera città, possibilmente abitata e viva, ma questo è un altro discorso.

Filippo Tronca

 


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