Rapporto Antigone: carceri minorili più dignitose. E con misure alternative effetti positivi

24 Marzo 2011   10:59  

Il panorama degli istituti di pena per minori e' "molto disomogeneo" senza pero' mai "arrivare a situazioni di degrado comparabili" a quello dei penitenziari per gli adulti. Cosi' il rapporto 'Ragazzi dentro', elaborato dall'associazione 'Antigone', nel quale si evidenzia che, soprattutto per i minori, il carcere sia una "extrema ratio".

In alcuni casi, vi sono problemi di ricettivita' perche' gli istituti sono sottoposto a lavori di manutenzione (L'Aquila e Lecce chiusi per ristrutturazioni, ad esempio) e una questione delicata resta quella dei trasferimenti, perche' il principio della territorialita' della pena, che sancisce il diritto del detenuto a scontare la condanna vicino al suo luogo di residenza, assume una particolare importanza quando si parla di minori.

A Pontremoli esiste un istituto esclusivamente femminile, dove vivono attualmente soprattutto ragazze rom arrestate nelle grandi aree metropolitane del Settentrione. Il fenomeno della violenza, purtroppo, "non e' estraneo" al mondo della detenzione minorile: tra i casi piu' eclatanti, quello avvenuto a Lecce, che ha portato alla celebrazione di un processo contro 9 agenti in servizio nell'istituto della citta' pugliese per abusi su minori. In corso attualmente anche un procedimento a carico di un agente penitenziario dell'istituto di Torino, accusato di lesioni gravissime ai danni di un ragazzo marocchino.

Frequenti sono le aggressioni tra ragazzi nell'istituto di Airola (Benevento) - dove tra il 2005 e il 2008 si e' registrato un tentativo di suicidio - cosi' come al 'Beccaria' di Milano, soprattutto a carico di minori italiani.

Un altro profilo problematico e' quello della tutela del diritto alla salute: tanto in Sicilia quanto in Sardegna non e' ancora avvenuto il passaggio del testimone dal ministero della Giustizia alla sanita' regionale e "in un contesto di cronica carenza delle risorse, gli stanziamenti del ministero vengono meno e le attivita' di prevenzione e cura negli istituti procedono con grande difficolta' e in un contesto di assoluta incertezza".

Il collocamento in comunita' e l'istituto della messa in prova stanno dando buoni frutti per quanto riguarda il sistema della detenzione minorile. Nel 2010, secondo quanto emerge dal rapporto 'Ragazzi dentro' curato dall'associazione 'Antigone', sono stati 2.054 (1.358 italiani e 696 stranieri) i minori che sono stati collocati in comunita', sia ministeriali che private.

Dai dati raccolti dal 2001 allo scorso anno, emerge una "tendenza decisamente positiva che verosimilmente ha in questi anni contribuito a contenere gli ingressi in carcere", sebbene abbia "coinvolto in misura assai maggiore gli italiani rispetto agli stranieri - si legge nel dossier - e negli ultimi anni la differenza e' andata addirittura accentuandosi".

Gli stranieri, dunque, sembrano non essere in grado di accedere alle 'misure alternative' al carcere: un discorso analogo va fatto per la messa in prova: la legge prevede che se il 'beneficio' ha buon esito nel percorso del minore, alla sua conclusione il reato verra' dichiarato estinto dal giudice. La messa in prova e' in "forte espansione", tanto che si e' passati dai 788 provvedimenti del 1992 ai 2.631 del 2009, con un incremento di quasi 4 volte. L'accesso a tale misura e' piu' difficile per gli stranieri: tra i soggetti 'messi alla prova' nel 2009, gli stranieri erano solo il 16,8%.


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