Rapporto Cresa: il dramma della disoccupazione dei giovani e delle donne abruzzesi
L'economia abruzzese, secondo il rapporto Cresa illustrato oggi in conferenza stampa, dopo il tonfo seguito ala crisi del 2008, registra nel 2010 una timidissima ripresa, pari ad una crescita del Pil dello 0,7%.
Settore trainante quello delle esportazioni che registrano un più 20%, per un volume di affari di oltre 6 milioni di euro, più della media nazionale. Le aziende abruzzesi esportano in buona parte nei paesi europei, ma cresce l'importanza del mercato cinese, coreano giapponese e sudamericano. Buone in particolare le esportazioni di mezzi di trasporto, legno carta, abbigliamento, pelli, farmaci prodotti chimici.
Dati positivi fa registrare poi il settore turistico: le presenze aumentano del 9,7%.
Ma c'è poco da essere ottimisti.
La crescita dell'Abruzzo resta comunque inferiore alla media nazionale, che è dell'1,3%. Soffrono settori strategici come quello dell'edilizia - 3,4%, del commercio e dei servizi. La domanda interna e i consumi degli abruzzesi è stagnante. E c'è poi la vera grande emergenza, quella della disoccupazione che continua ad aumentare e nel 2010 arriva all'8,8%.
Tra il 2008 e e il 2010 il numero di occupati e diminuiti di oltre 24mila unità, e l'emorragia non si arresta. A pagare duramente la crisi, in un Abruzzo che continua ad invecchiare ( i giovani e le donne.
La disoccupazione giovanile dal 2009 a l 2010 è aumentata di 10 punti percentuale, attestandosi al 29,5%: ovvero un giovane su tre è disoccupato e cresce il lavoro precario e saltuario. Infine la vergogna della disoccupazione femminile.
Alcuni darti eloquenti relativi all'Italia e all'Abruzzo: il tasso di occupazione degli uomini è del 67%, quello delle donne il 44%. In momenti di crisi le donne sono le prime a perdere il posto, alla nascita del primo figlio il 16% delle donne in Italia deve lasciare il lavoro. Dove esiste un welfare e una politica per le famiglie come in Olanda, la percentuale è solo del 2%.
