Reddito minimo anti-povertà. Dal governo 400€ a famiglia

02 Febbraio 2016   04:53  

Il reddito di inclusione attiva al quale il Governo sta lavorando dovrebbe valere 320 euro al mese per un nucleo familiare di quattro persone, ovvero 80 euro a testa.

La misura di contrasto alla povertà contenuta nel ddl delega appena approvato sarà - ha assicurato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti - «strutturale» ma sarà erogata in prima battuta alle famiglie in «povertà assoluta», con figli minori - da individuare in base all'Isee - in presenza di particolari condizioni di disagio. Dovrebbe essere previsto un tetto a 400 euro nel caso di famiglia con minori con cinque componenti o più. In pratica, in caso di una famiglia con cinque figli il sussidio sarà comunque pari a 400 euro.

Al momento sulla base delle risorse stanziate (600 milioni per il 2016, un miliardo dal 2017), i destinatari dovrebbero essere nel complesso 280.000 nuclei familiari per un totale di un milione di persone (compresi 550.000 minori). Con l'obiettivo di estendere il sussidio però a tutte le famiglie con minori in povertà assoluta pari a circa 500.000 famiglie con oltre un milione di minori per un costo che dovrebbe raggiungere i due miliardi di euro l'anno.

I criteri per erogare il sussidio in prima battuta dovrebbero essere tra gli altri il numero di figli minori, la disabilità, l'essere madre single, l'Isee pari a zero e l'assenza di occupati nella famiglia. Il «reddito di inclusione attiva - spiega Poletti - avrà una durata permanente. Il nostro Paese deve avere strutturalmente uno strumento che intervenga rispetto a chi è in situazioni di povertà».

Poletti chiarisce che «l'intervento si articola in un sostegno al reddito vincolato e condizionato ad un accordo tra il cittadino e la comunità locale che ha l'onere di prenderlo in carico». Un accordo con il quale il cittadino «si impegna ad entrare in un determinato percorso, mandando i figli a scuola, accettando i lavori che gli vengono proposti e la eventuale formazione professionale».

Il ddl del Governo punta a ridisegnare l'intero sistema delle prestazioni sociali «sottoposte alla prova dei mezzi» ovvero legate al reddito del richiedente. L'intervento varrà solo per le richieste che arriveranno dopo l'approvazione dei decreti attuativi della delega e non per le prestazioni in essere. Tra queste le principali aree di intervento (per numerosità delle prestazioni) sono le pensioni di reversibilità e gli assegni sociali con il tentativo di garantire maggiore omogeneità.

Nel complesso le nuove pensioni di reversibilità con decorrenza 2015, secondo il monitoraggio sui flussi di pensionamento pubblicato nei giorni scorsi dall'Inps, sono state 183.000 (650 euro medi di importo mensile) in linea con le 189.000 del 2014. I nuovi assegni sociali con decorrenza 2015 sono stati 46.251 (395 euro medi al mese) a fronte dei 49.133 del 2014. L'intervento con l'obiettivo di una maggiore equità comunque punterà solo alla razionalizzazione degli interventi con una sforbiciata che potrebbe riguardare solo le pensioni di reversibilità più alte erogate a superstiti che hanno redditi consistenti.


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