Ricci: Febbo dimostra onestà intellettuale, ma solo in privato

17 Aprile 2010   11:39  

Dall'ex sindaco di Chieti, Francesco Ricci, riceviamo e pubblichiamo.

 

Si è conclusa in questi giorni una vicenda che ha contrapposto me e l’assessore regionale all’Agricoltura Mauro Febbo il quale in una conferenza stampa, nel 2007, parlando della situazione creatasi dopo il crollo della Biblioteca De Meis, paventava un mio interesse privato al trasferimento della sede presso l’ex ospedale militare, in quanto di proprietà di un parente dell’ex assessore comunale Carmelina Di Cosmo.

La questione venne da lui sollevata in una conferenza stampa che si tenne il 29 giugno del 2007, in cui mi dipingeva come grande manovratore lasciando intendere cose che non era in grado di sostenere con i fatti, per questo decisi di querelarlo.

A riflettori spenti, senza taccuini davanti, di fronte solo a chi lo chiamò per ascoltare la sua versione  dei fatti e forse per evitare un possibile rinvio a giudizio, ribadì le affermazioni, dicendosi però convinto della mia buona fede e sottolineando che mai aveva sospettato un mio privato interessamento, perché quel trasferimento non si concretizzò e a distanza di quattro anni da quelle affermazioni, la sede era ancora al Teathe Center. Un concetto che ribadisce anche nella lettera di scuse a sua firma, che ho ricevuto di recente senza tanti clamori e dopo la fine della campagna elettorale durante la quale, però, malgrado “fosse convinto” della mia onestà come scrive nella lettera, non ha mancato di cavalcare la tigre del sospetto e della scorrettezza solo per screditare ancora la reputazione di chi in cinque anni non ha accumulato scheletri nel suo armadio di sindaco e di cittadino di Chieti.

Infatti, mentre l’iniziativa di scrivermi per risolvere la vicenda prendeva corpo in lui proprio nel bel mezzo della campagna elettorale, insieme al senatore Di Stefano e a Umberto Di Primio non ha esitato affatto a risventolare la bandiera di sospetti e irregolarità sulla realizzazione del Villaggio Mediterraneo, accuse vecchie e peraltro già vagliate e ritenute inesistenti dalla magistratura da loro invocata invano in passato!

Ciononostante ho deciso di non dare seguito a quel procedimento, perché la sua affermazione sulla mia buona fede di fatto sarebbe stata sufficiente a chiudere la questione giuridica, ma di certo non risolve il problema politico. Trovo infatti che questa vicenda offra un’eloquente chiave di lettura circa il modo di fare politica di Mauro Febbo e del centrodestra che oggi è alla guida della città: sollevare polveroni per confondere le idee dell’opinione pubblica, sicuri che il tempo del chiarimento sia lungo a venire. Nei fatti un metodo basato sull’inganno e sull’opportunità, più che sull’onestà intellettuale e la concretezza.

Da ex sindaco di Chieti mi auguro davvero che quello che è capitato a me non succeda anche alla città che ho amministrato con onestà e passione, anche se a dire il vero le premesse sulla composizione della giunta lascerebbero più di una perplessità in merito. Lo spero perché se ciò dovesse accadere, una lettera di scuse per tutte le promesse fatte in campagna elettorale e non mantenute una volta ottenuto il risultato, potrebbe rappresentare ben poca cosa per la comunità illusa da tante aspettative.

Francesco Ricci


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