Riciclaggio denaro sporco, gip Di Fine: "L'attività dei Granatiero non poteva passare inosservata"

Commentando il maxi sequestro di oggi, disposto dal gip Maria Michela Di Fine, il procuratore Trifuoggi ha sottolienato che "Pescara e' una citta' a misura d'uomo, per cui certe operazioni, come quella portata avanti dalla famiglia Granatiero, non passano inosservate e determinano la reazione delle istituzioni".

Il procuratore, affiancato dal sostituto Gennaro Varone, ha poi ricostruito la scalata di questa famiglia.

Arrivata in citta' nel 2002 la famiglia Granatiero ha cominciato a "costituire societa' e acquistare locali, inizialmente tre. Sono seguiti altri investimenti e la creazione di altre societa' con la presenza in via esclusiva dei componenti della famiglia.

Tutto cio' non poteva passare inosservato e nel 2008 c'e' stato un incontro tra Procura, Polizia e Guardia di Finanza, con il via alle indagini che non sono state semplici e sono state finalizzate a capire la provenienza dei soldi utilizzati per gli investimenti", che ammontano a 20 milioni di euro (il primo investimento e' stato pari a 2,9 milioni di euro) - ha spiegato sempre Trifuoggi.

Parlando dei rapporti tra la famiglia Granatiero e i Romito, Trifuoggi ha sottolineato che i "Romito sono accostati alla famiglia Libergolis, i cui esponenti sono stati sottoposti a un procedimento penale dalla Dda di Bari per associazione di tipo mafioso. I Libergolis sono stati stati condannati, e l'associazione a loro riconducibile disarticolata, i Romito no in quanto avrebbero collaborato alle indagini".

Trifuoggi ha annunciato poi che "le indagini continueranno". Presenti alla conferenza anche il questore Paolo Passamonti, il dirigente della squadra mobile Pierfrancesco Muriana, il comandante della Guardia di Finanza Maurizio Favia e il colonnello Mauro Odorisio, del Nucleo di Polizia Tributaria, i quali hanno sottolineato "la collaborazione" che si e' instaurata in questa attivita' e "le difficolta' incontrate nelle indagini patrimoniali".