Ricostruzione, il cattivo esempio del Molise

Sprechi, clientele e ritardi

09 Aprile 2010   12:35  

"Bertolaso garantisce la ricostruzione de L'Aquila in otto anni, mi auguro che non sia come quella del Molise, dove vi sono ancora duemila persone ospitate nelle case di legno e negli alloggi di fortuna". Giuseppe Astore, senatore molisano ex Idv, ora del gruppo misto, denuncia lo "scandalo" del modello post sisma molisano. Dal 31 ottobre 2002 sono stati spesi oltre un miliardo di euro, ma la ricostruzione e' stata completata solo a San Giuliano di Puglia (Campobasso).
"Negli altri tredici centri del 'cratere' - spiega Astore - c'e' chi ancora non ha una casa. Per non parlare dell'economia, per la quale non e' stato preparato alcun sostegno organico. Solo interventi spot insignificanti per clientele e consensi elettorali. Berlusconi - aggiunge - porta ingiustamente ad esempio la ricostruzione umbra, completata in meno di dieci anni. Dimentica, pero', che nel Molise il suo amico Michele Iorio ha sperperato ingenti risorse per patate turchesche e navi inutilizzate, senza chiudere il capitolo di quello che e' stato un 'terremotino', con tutto il rispetto per le vittime della scuola Iovine".
E sul futuro della ricostruzione molisana incombe anche la mancanza di nuovi finanziamenti. "Si va avanti - osserva Astore - con le risorse stanziate dal governo Prodi. Agli aquilani auguro di non fare la fine dei miei corregionali terremotati, vittime del malgoverno.


LA MANGIATOIA DELLA RICOSTRUZIONE


Gli abruzzesi farebbero bene a farsi un giro a San Giuliano e dintorni per vedere come è finita sette anni dopo”. Queste sono state le parole utilizzate  dal giornalista Enrico Fierro in uno dei suoi articoli sui tragici fatti abruzzesi. Ma cosa è successo in Molise dopo il terremoto del 2002, dove morirono sotto una scuola pubblica 27 bambini?

“A tratti sembra di rivivere il dramma di S. Giuliano con tanta generosità postuma offerta a parziale autoassoluzione delle omissioni di sempre”. Questa è la riflessione del consigliere regionale del Pd Michele Petraroia sul terremoto che ha colpito l’Abruzzo. Lo sciame sismico che, insieme ai veri sciacalli di questa tragedia, ha tolto la vita a 300 persone. Colpevoli soltanto di vivere in una zona ad alto rischio terremoto e inserita, dalla politica, tra le zone a rischio minore. Perché? Per il solito appalto. Per costruire il più presto possibile. Per la tangente. Per arricchirsi alle spalle della gente onesta. La nota del consigliere del Pd molisano è pesante. “Nelle prossime settimane ci sarà modo e occasione per riflettere sulla permanente ipocrisia di uno Stato che non pianifica, non controlla, non mette regole più stringenti e crolla miseramente insieme ai suoi ospedali, alle sue prefetture e alle sue scuole. Per anni si catturano gli umori degli italiani abrogando vincoli e norme, per poi farsi cogliere totalmente impreparati in aree altamente sismiche e abbandonarsi alle solite raccomandazioni che saranno adottati i provvedimenti del caso e sarà voltata pagina”. Proprio in questi giorni è scoppiato, a livello nazionale, ‘il caso Molise’.

Molti giornalisti, sia sulla carta stampata che nei programmi televisivi, hanno ribadito che in Molise c’è stato sperpero e mala gestione del denaro. Ecco, come Fierro descrive il ‘modello Molise’:

“Iorio, (il presidente della Regione Molise, PdL, n.d.r.) sotto inchiesta da parte della Corte dei Conti e della procura di Larino, cavalcò l’onda. Il terremoto aveva distrutto San Giuliano e ferito pochi altri comuni ma lui allargò l’area del danno e soprattutto dei benefici”. Fierro definisce questo sistema come ‘una corsa ai finanziamenti che fece impazzire tutti’. E il giornalista continua anche con l’elencazione degli sperperi, che sono all’esame della Corte dei Conti e della Procura: “200mila euro per il Museo del Profumo a sant’Elena Sannita, 250mila per il ripopolamento della seppia nel mare molisano, 100mila per incentivare la vocazione della patata turchesca di Pesche. […] Fino ad arrivare alla madre di tutte le opere pubbliche e delle spese: 765mila euro per progettare la metropolitana leggera Matrice-Campobasso-Bojano”.

Fierro dice pure com’è finita. Mentre Berlusconi, quasi a rete unificate continua con i suoi annunci, la gente di San Giuliano, dopo sette anni, ancora vive nelle baracche di legno. “Dei 550 milioni stanziati – conclude il giornalista de l’Unità – solo 176 sono stati utilizzati per la ricostruzione. Il resto è spreco”. Ma il presidente della Regione Molise, che è anche commissario al terremoto, all’alluvione ed è anche assessore alla sanità (dove al sistema di ramificazione del potere si deve aggiungere un debito di 600milioni di euro) ha già lanciato l’Operazione verità, che servirà “per smentire le tante menzogne dette in questi anni e soprattutto per tutelare l'immagine di questa terra antica abitata da persone oneste e laboriose”. Non poteva mancare l’attacco all’informazione. Si legge, infatti, nel comunicato del 16 aprile scorso: “Debbo purtroppo constatare con rammarico che gli sciacalli che speculano sulle disgrazie non stanno solo ad Annozero. Questa particolare razza animale alberga, purtroppo, in una parte del nostro sistema dell'informazione, sia regionale che nazionale, e in una ben connotata area politica. Costoro non esitano ad utilizzare fatti dolorosi per rivolgere attacchi denigratori e menzogneri ad avversari politici, nulla curandosi di danneggiare gravemente, non tanto l'immagine di questi ultimi, ma del Molise e dei suoi cittadini. Un atteggiamento intollerabile e vergognoso che questa terra, i suoi abitanti e la classe politica che la rappresenta, e l'ha rappresentata, non meritano".

Secondo Iorio: “è' bene ricordare che questa regione ha vissuto momenti drammatici che hanno generato condizioni emergenziali difficili. Un'emergenza che però ha visto una risposta corale delle Istituzioni e dei cittadini, che ha permesso, in 24 ore dall'evento sismico, di dare riparo a 15 mila sfollati, di far passare molti di questi dalle tende a ricoveri in appartamenti della costa o in prefabbricati in legno di sicuro decoro e di buon confort abitativo”. Ma dopo 7 anni dal sisma, quanti altri anni i cittadini ‘del cratere’ dovranno attendere per abbandonare queste baracche “in legno di sicuro decoro e di buon confort abitativo”? Perché il presidente Iorio, così attento alle comodità dei suoi corregionali, non si trasferisce per un solo mese, a fronte dei 7 lunghi anni, in una di queste baracche confortevoli? Sarebbe una bella dimostrazione di affetto. La nota del Presidente della Regione Molise è stata scritta a seguito delle varie trasmissioni e ai vari articoli di giornalisti nazionali. Un commento, come spiega lo stesso Iorio, “alle tante affermazioni non veritiere e denigratorie fatte da alcune trasmissioni televisive (Ballarò e Exit), da un Giornale locale e da esponenti politici, sia regionali che nazionali, sulla ricostruzione post-sisma in Molise”.

Al presidente della Regione Molise piace molto scrivere. Per questa sua passione non riesce a trovare qualche ora per partecipare ai dibattiti pubblici ai quali viene periodicamente invitato da qualche esponente dell’opposizione. “A sette anni di distanza – ha affermato con forza il ‘Presidentissimo’, così definito da alcuni giornali del posto - dopo aver gestito in modo eccellente l'emergenza, e aver avviato la ricostruzione in tempi rapidi, possiamo dire senza smentita, con dati alla mano, che a San Giuliano di Puglia siamo al 90% degli immobili ricostruiti, mentre nel resto dell'area del cosiddetto "cratere sismico" siamo oltre il 50% delle abitazioni rese di nuovo agibili o riedificate. Un dato eccezionale per San Giuliano di Puglia, un dato sicuramente virtuoso e superiore a tutte le esperienze precedenti per il resto del "cratere sismico". Tutto questo dovendo fare il conto con un flusso di finanziamenti che non è stato certo continuo e ha visto nel tempo vari intoppi”. Ma il senatore molisano dell’Italia dei Valori, Giuseppe Astore non è dello stesso avviso: “Dopo sette anni la ricostruzione è ferma a meno del 40% e, cosa ancora più drammatica, non ci sono le risorse per far continuare i cantieri. Quel modello, messo in piedi dallo stesso governo Berlusconi, ha fallito miseramente, senza dare le risposte promesse alle popolazioni, ad eccezione di S Giuliano. Non vorremmo che la storia si ripetesse anche in Abruzzo, perché stiamo assistendo alle stesse liturgie accompagnati dalle stesse dichiarazioni ripetuti in quella occasione”.

Secondo Iorio il danno causato dal sisma molisano, trasformato in soldoni, è di 1 miliardo e 500 mila euro. “Un dato verificato con puntuali e minuziosi accertamenti compiuti sia a livello nazionale che europeo. Fino ad oggi siamo ancora molto lontani dall'aver avuto questo importo. Purtuttavia siamo a buon punto sulla tabella di marcia della ricostruzione sia leggera che pesante. Dobbiamo ora vigilare tutti per avere le risorse rimanenti e indispensabili per completare tutta la ricostruzione ed assicurare ad ogni molisano, come a ogni cittadino italiano, il diritto costituzionale a veder ricostruita la propria casa distrutta o danneggiata dal terremoto. Proprio su questo punto mi aspetterei un esempio di unità e di responsabilità di tutta la classe politica di questa regione che dovrebbe, ad una sola voce, chiedere che vengano rispettati i diritti di coloro che li hanno eletti. Una responsabilità che oggettivamente cozza con quei personaggi che, pur di avere un minimo di visibilità, non esitano a dileggiare, ad offendere e soprattutto ad infangare l'immagine del Molise". Ma, ecco, come un giornalista del Corriere della Sera, Sergio Rizzo, è intervenuto sulla questione.

“Nel marzo del 2003, dopo il terremoto e l'alluvione che l'aveva seguito, con una ordinanza del premier Silvio Berlusconi, Iorio venne nominato commissario con tutti i poteri. In quel provvedimento c'era però anche una norma, appunto l' articolo 15, che stabiliva «un programma pluriennale di interventi per la ripresa produttiva della Regione Molise».

Il piano aveva una dotazione finanziaria complessiva di 670 milioni, di cui 454 milioni di fondi pubblici. Dentro il calderone, praticamente tutto: soldi europei, denari dello Stato e della Regione. Anche fondi ordinari. E siccome l' articolo 15 parla di «territorio della Regione Molise», ecco che il fiume di denaro ben presto cominciò ad allagare anche le aree fuori dal cosiddetto «cratere»: quelle che il sisma l' avevano visto soltanto in cartolina. Un po' come era già successo per il terremoto dell' Irpinia. […].

I finanziamenti coincidevano in gran parte con il ciclo elettorale delle regionali 2006, che videro il commissario Iorio trionfare ancora una volta. E inevitabili anche le sue repliche, con le quali bollò come «notizie false prive di riscontri» i fatti che via via emergevano.

Ci si mise pure un giornale on line, Primonumero.it, segnalando che molti finanziamenti erano destinati alla Provincia di Isernia, il «bacino elettorale» di Iorio che non era stato nemmeno sfiorato dal sisma. A Isernia sarebbero andati 563 euro per ogni abitante, contro i 530 euro della provincia terremotata di Campobasso.

Soldi stanziati per le iniziative più stravaganti, come i 600 mila euro per un «parco tecnologico dell' acqua», sempre a Isernia, e come i 200 mila euro per il Museo del profumo a Sant' Elena Sannita, nella provincia isernina. Oppure riversati a valanga, ha denunciato Primonumero.it, in alcune microscopiche «roccaforti del centrodestra» come Sant' Angelo del Pesco, un comune di 416 abitanti a 110 chilometri dall' epicentro che avrebbe avuto per la ripresa produttiva fondi pari a più di 4 mila euro pro capite. Il triplo dei 1.276 euro a testa destinati ai 28.561 residenti nel «cratere». […]. Il «cratere», che inizialmente comprendeva 14 paesi, venne allargato dopo qualche mese, con una ordinanza di Iorio, a 83 comuni: tutti quelli della provincia di Campobasso tranne uno, Guardiaregia, compreso anch' esso con una successiva ordinanza, ma il cui sindaco non aveva mai denunciato danni. Anche in questo caso al presidente della Regione non vennero risparmiate le critiche. Lo stesso capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, gli scrisse sottolineando la «dubbia legittimità» dell' ampliamento dell' area del sisma perché al commissario non spettava il compito «in ordine all' individuazione dell' ambito di applicazione del provvedimento». Ma tutto andò avanti ugualmente e i fondi iniziarono ad affluire. Talvolta in modo discutibile”. Sarebbe questo il ‘sistema Molise’?

CASE NON RICOSTRUITE E PUNTELLAMENTI CHE MARCISCONO


CONSIGLIO dagli esperti: «I puntelli non fateli in legno, ma in ferro. È una questione di sicurezza, lì per lì sembra la stessa cosa ma poi i problemi si vedono con il tempo: da noi legno sta marcendo, ormai sono passati quasi sette anni da quel giorno, è pericoloso, con il ferro non ci sono di questi problemi». Casalnuovo Monterotaro, provincia di Foggia. Era il 31 ottobre del 2002 quando qui la terrà tremò forte, fortissimo, se possibile ancora più forte. Nove anni quasi da quando i palazzi si afflosciarono, i calcinacci caddero e per miracolo non morì nessuno. Fu la stessa scossa che ammazzò i 27 bambini di San Giuliano e la loro maestra. La stessa scossa che in Molise, in Italia, portò lutto, dolore. E qui ha lasciato spavento e la consapevolezza che il legno prima o poi marcisce, i puntelli è meglio farli in ferro. Da allora a oggi, sei anni, cinque mesi e dieci giorni dopo, è cambiato qualcosa maè cambiato ancora troppo poco: poco meno del trenta per cento delle case di fascia A, quelle cioè che a Casalnuovo, Celenza, Carlantino, subirono tanti danni da risultare inagibili, si trovano ancora nella stessa situazione. Vuote e pericolanti. A CASALNUOVO Monterotaro i puntelli di legno sono ancora tanti. Una trentina di famiglie non sono ancora potuti entrare nelle loro case perché i fondi promessi e messi a disposizione dal Governo non sono arrivati tutti, e quelli accreditati al Comune sono cosa recente e quindi l' iter è ancora in corso.

«Noi - spiega il sindaco, Pasquale De Vita - abbiamo ricevuto poco più del 50 per cento dei fondi che c' erano stati destinati. Quelli che abbiamo incassato sono stati però subito utilizzati: velocizzare le procedure non è soltanto un segno di civiltà e sensibilità verso le famiglie toccate dal sisma ma anche un grande risparmio per lo Stato». Il sindaco fa due conti: «Lo Stato aiuta i cittadini rimasti senza casa dando loro un contributo che oscilla dai 200 ai 300 euro al mese. Ora, accelerando la consegna delle case danneggiate - continua il primo cittadino - soltanto a Casalnuovo abbiamo risparmiato 110mila euro al mese, visto che due mesi dopo la fine dei lavori i residenti non hanno più diritto al contributo. Per questo mese in più a ricostruire purchè si programmi l' emergenza. Altrimenti avviene quello che è accaduto qui». E cioè la paura perenne,i borghi che si svuotano, la lotta con la burocrazia e la convivenza con i calcinacci. Se infatti la ricostruzione è partita per le prime case, quelle di fascia A, le seconde, quelle dei migranti, sono ancora ruderi: i finanziamenti per loro erano stati inseriti nella seconda fase del cronoprogramma, ma a questo punto chissà se arriveranno mai. «Il risultato è che qui ormai si vive con le macerie». Cinque famiglie non sono riuscite ancora a tornare nella loro casa anche a Carlantino. «Stiamo facendo il possibile» dice il primo cittadino, Vito Guerrera. «Certo è, che è davvero difficile: ra per esempio la struttura commissariale ci ha comunicato che non ci riconoscono spese per 190mila euro perché sono stati utilizzati per interventi che secondo loro la legge non prevedeva. Parliamo della ricostruzione di alcuni capannoni per il ricovero degli animali e della realizzazione di silos per il mangime, fatti nelle settimane dopo il terremoto. Sembra nulla, ma per Carlantino 190mila euro sono tanti». speriamo che ci arrivi l' ultima tranche dei fondi in modo tale da riuscire a completare i lavori anche a quelle famiglie che a distanza di sette anni sono ancora fuori dalle loro case».

Giuliano Foschini su Repubblica


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