Riforma Lega Pro, i possibili scenari. Senza, campionati privi d' interesse

Chieti, L'Aquila e Teramo in attesa

02 Luglio 2012   17:00  

Riforma sì. Riforma no. Mentre dal Palazzo poco o nulla trapela, tutte le compagini interessate sfogliano la margherita. In ballo ci sono gironi e, ovviamente, composizione delle rose. Aspetto non da poco, per chi dovrebbe sapere come investire i propri quattrini e perché investirli. Un conto sarebbe attrezzarsi per reggere l’ urto di una C unica, un conto sarebbe rimanere in Seconda Divisione.

Tra i due scenari, riforma o non riforma, proviamo ad immaginare qualche conseguenza.

Qualcuno ipotizza che con questi numeri, tra le cinque mancate iscrizioni e le prossime esclusioni che si ipotizzano (per criteri finanziari e strutturali), sarà di certo riforma. A spingere perché ciò non avvenga, una fronda di compagini di Prima Divisione, liete di poter disputare un tranquillissimo campionato di transizione. Senza rischi di retrocessione e magari ipotizzando il pieno di contributi e minutaggio in vista della riforma del prossimo anno. Con la riforma la vecchia serie C riacquisterebbe almeno un minimo di passione ed interesse. Certo il livello si abbasserà ulteriormente, con l’ ingresso di tante piccole realtà, ma le basi per tornare ad un calcio di livello ci sarebbero tutte. Con grandi piazze, giocatori importanti e, soprattutto, la consapevolezza che facendo bene si potrebbe salire nell’ Olimpo del calcio che conta.

Se riforma non dovesse essere, invece, come qualcuno va mettendo in guardia (la minoranza, in verità) praticamente svilite e private di ogni minimo senso la lotta salvezza in Prima Divisione e la corsa promozione in Seconda.

Con la riforma già annunciata per l’ anno prossimo, la retrocessione dalla Prima Divisione non avrebbe alcuna conseguenza; per cui arrivare sesti, settimi, decimi o diciottesimi avrebbe lo stesso identico valore. Alla stessa stregua arrivare primi, terzi o sesti in Seconda Divisione non avrebbe un perché, visto che comunque si avrebbe diritto ad un posto nella futura C unica.  

Gli unici agoni all’ interno dei vari campionati resterebbero la lotta per la promozione in B e la bagarre in coda alla Seconda Divisione per evitare il dilettantismo.  Soprattutto quest’ ultimo aspetto sarebbe quello più interessante. Perché se proviamo ad ipotizzare uno scenario composto da 68 squadre, con due gironi da 18 in Prima e due da 16 in Seconda, tra le retrocessioni ordinarie per far spazio alle promosse dalla D e quelle imposte per raggiungere il 60 del format futuro, dalla Seconda Divisione dovrebbero scendere otto – nove squadre per girone. Vale a dire metà girone. Praticamente una sorta di referendum: o dentro, o fuori.

Ma già da adesso non si fa affatto fatica ad individuare le papabili al ritorno tra i dilettanti. Con parecchie squadre già in difficoltà chiamate a provare l’ impresa contando su tanti giovani e pochi soldi, peraltro già impegnati nei salti mortali che stanno facendo in questi giorni per rimettere i conti a posto e rimanere dentro, ora che la riforma si è fatta più vicina. Con il ritorno tra i Pro di piazze come Venezia, Salerno e Teramo che sicuramente non passeranno l’ anno da comparse e, si ipotizza, con le solite classifiche ridisegnate dalle penalizzazioni.   

Se invece si varasse da subito la riforma, ipotizzando sempre gli stessi numeri (68 squadre totali divise in 3 gironi), per ogni girone ci sarebbero cinque o sei retrocessioni e una o due promozioni. Numeri che, con il meccanismo di play off e play out renderebbero vivo il campionato fino all’ ultima giornata e coinvolgerebbero di certo più squadre e città.

Insomma, di fronte a campionati che di interessante avrebbero ben poco, se non la promozione in B per la Prima Divisione e la definizione di quella zona grigia a cavallo tra la sesta e l’ ottava per la Seconda, si spera che Lega operi già da quest’ anno con un pizzico di buon senso e accetti il compromesso di campionati più numerosi. Forse con gironi da 22 - 23 squadre e con un calendario purtroppo fitto di turni infrasettimanali, ma di certo con un tasso di interesse accettabile ed un grado di coinvolgimento maggiore.

Alessandro Fallocco


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