Riforma mercato del lavoro: intoccabile l'articolo 18, ma si cercano garanzie per i 'non garantiti'

09 Gennaio 2012   11:17  

Statali protetti, fino all'ultima possibilità, e lavoratori privati messi sulla strada in un batter d'occhio, con i sindacati che baccagliano ma restano al palo. 

L'imprenditore che decida di abbandonare per strada lo fa, senza tante remore, come è accaduto per il colosso Fiat (che pure negli anni aveva ricevuto finanziamenti statali) lo fa l'Irisbus, lo fa la Golden Lady etc...e il motivo non è quasi mai la difficoltà di andare avanti, ma è, quasi sempre, la ricerca di mercati il cui lavoro sia a basso costo.

Un operaio italiano prende circa 1.100 euro al mese, uno polacco 400 euro ed evidentemente non c'è partita.

Lavori di diversa dignità quelli del privato, quindi, che sotto una presunta protezione dei sindacati, finiscono comunque per strada, nonostante l'art. 18 ovvero l'articolo dello statuto dei lavoratori che stabilisce che se il licenziamento non è dovuto a valide ragioni ma soltanto a motivi discriminatori viene automaticamente dichiarato nullo dal giudice, che impone al datore di lavoro di reintegrare il dipendente al suo posto, con le stesse mansioni e la stessa retribuzione che aveva in precedenza.

Questo articolo si applica a tutti i lavoratori  ma se l’azienda che ha effettuato il licenziamento ingiusto risulta avere meno di 15 addetti (o meno di 5 nel caso di un’impresa agricola), il datore di lavoro non è obbligato a effettuare il reintegro del dipendente, ma può liquidargli solo unindennizzo, pari a 15 mensilità di stipendio.

E l'articolo 18 sembra essere diventato il perno intorno al quale muoversi per mettere in atto la riforma del mercato del lavoro, che il Ministro Fornero ha annunciato.

Il problema del conflitto statali - lavoratori privati è che di fatto, non hanno le stesse garanzie. E se però di garanzie dsi deve parlare, i meno tutelati sono i lavoratori ormai più diffusi, i precari.

Nelle prossime ore inizierà la consulatazione con sindacati e parti produttive. Secondo il ministro però non si tratta tanto di articolo 18, ci sono gli ammortizzatori sociali da riformare, per renderli adatti a proteggere tutti i lavoratori e non solo 'i garantiti'. Ci sono una serie di asimmetrie e di dualismi da sanare, giovani e meno, assunti a tempo indeterminato e precari. E la conseguenza è che va ridotto sensibilmente il numero dei contratti, 46 secondo il censimento effettuato dalla Cgil. La base del lavoro è il contratto unico, o meglio come preferisce chiamarlo il ministro il 'contratto prevalente'.

L'articolo 18 anziché perno, deve quindi diventare, il punto fermo. Nessuno è disposto a toccarlo piuttosto, come speiga Angeletti delle Uil per i licenziamenti, dice Angeletti, "ci devono essere delle motivazioni scritte in maniera chiara per cui il rapporto si può rescindere: l'azienda va male, il reparto va male, quel lavoratore non va mai a lavorare". Ma, avverte Angeletti, "va lasciato in maniera chiara che si deve evitare l'arbitrio" da parte dell'impresa.

E sulla riforma delè intervenuto anche l'ex ministro dell'Economia e attuale vice presidente di Morgan Stanley, Domenico Siniscalco, intervistato da Maria Latella su Sky tg 24. Il mercato, ha spiegato, "oggi è fortemente segmentato": da una parte "ci sono i supergarantiti" e dall'altra "i giovani con una precarietà eccessiva". E con la crisi, "i garantiti restano garantiti e i giovani vengono espulsi". Questo, ha avvertito Siniscalco, "è gravissimo, perché sono proprio i giovani che devono poter accumulare produttività e far crescere l'economia". Ma, nell'affrontare la riforma, va chiarito che la modifica dell'articolo 18 "non è la priorità". Perché liberalizzare il licenziamento, questo in sintesi è l'abolizione dell'articolo 18, "oggi porterebbe all'espulsione dal mercato del lavoro di molti dipendenti attuali dopo aver aumentato anche l'età pensionabile".


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